Quarantanove: L'Incantesimo di Evanescenza.

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nella foto: Kelly Berglund nel ruolo di Ruby Matthews, Fata della Comunicazione Animale (frequenta il terzo anno).

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«Sono rimasta lì tutta la mattina, ma non ha risposto nessuno» dico, rivolta ai miei amici.

Sono le quattro del pomeriggio e, dopo aver dormito per cinque ore, ho finalmente deciso di uscire dal letto e di godermi la giornata di sole. Sono andata dai ragazzi – dove Aiko e le mie sorelle hanno passato il pomeriggio dopo le lezioni – e ho raccontato loro le novità: a partire dalla fuga di Lexie fino ad arrivare alla connessione con Salem.

Sembravano tutti molto incuriositi e per un attimo ho pensato di dire la verità riguardo a Lodovica, ma credo sia compito suo parlare della sua infanzia e del modo orribile in cui è stata concepita. È la sua vita privata ed io non c'entro nulla.

Ho fatto molto male a dubitare di lei e della sua innocenza, e forse mi sono ritrovata a pensar cose brutte sul suo conto perché ero un po' gelosa del rapporto che si sta creando fra lei e Tom. So che dovremmo essere tutti buoni amici, ma questo legame che c'è fra di loro mi incuriosisce.

È un po' come il legame che si sta instaurando fra me e Scott. So che Tom è geloso, anche se non me ne ha ancora parlato, ma credo che un po' sia normale, considerato che siamo giovani e che stiamo insieme da poco. Dubitiamo un po' dell'altro e so che è sbagliato, ma credo sia giusto perché alla fine non ci amiamo da tanto tempo.

«Forse c'è un problema dalla loro parte» butta lì Alex.

Scuoto il capo. «Benson mi ha assicurato che se la richiesta di connessione parte non c'è alcun problema. Se non hanno risposto è perché non si sono accorti della connessione, non perché non possono»

Aiko soffia sulla frangia. «E se non utilizzassero quel computer che abbiamo chiamato ma un altro?»

«Benson ne ha rilevato solo uno e si è agganciato a quel segnale. Se ne avessero altri probabilmente li avremmo trovati»

È un po' strana questa cosa, ma sono sicura che prima o poi succederà qualcosa. Sono ancora molto stanca e ho bisogno di tempo per recuperare le ore di sonno, ma fino a stanotte farò di tutto per pensare ad una soluzione.

«Mi è venuta un'idea» esclama Molly, «sapete che le lettere arrivano tramite portali e i pacchi, invece, tramite smaterializzazione, no? Ecco, e se noi inviassimo un pacco all'indirizzo del computer che Benson ha trovato? I Portali sono chiusi, perciò... pensavo che magari con un pacco funzionerebbe»

È un ragionamento confuso e contorto, ma credo si possa fare. Sarà come spedire una e-mail, peccato che loro non sanno cosa sia. Usano i computer avanzati solo nei laboratori, mentre a Milano io lo usavo tutti i giorni per i compiti di scuola e per Netflix.

«Potremmo parlarne con Benson» dico io.

«Gli parleremo noi» esclama Meg, «hai la faccia di una che non dorme da almeno ventiquattro ore. Quindi, ti prego, torna in Accademia e dormi fino all'ora di cena»

«Oh no!» ribatto, «devo essere presente quando risponderanno!»

I miei amici si guardano, con aria sconfitta.

«Sei una gran testona!» commenta Alex.

Gli rifilo una linguaccia. «E va bene, come volete» dico alzandomi, «ci vediamo a cena con le novità»

* * *

Sono le sette quando arrivo al GSS. Ho dormito per mezz'ora, poi ho realizzato puzzavo da morire e mi sono fatta una doccia. L'appartamento era vuoto, poiché tutte le mie compagne sono fuori. Alcune stanno studiando in biblioteca, altre invece sono insieme ai loro amici, un po' come le mie sorelle e Aiko.

Benson mi viene incontro e mi sorride. Ha un cerotto sulla fronte che quasi si confonde con il colore chiaro della sua carnagione, ma sembra stare bene dopotutto. Mi saluta calorosamente e capisco subito dal tono della sua voce che è successo qualcosa.

«Mi dica tutto. Non sto più nella pelle» esclamo, ridacchiando.

«I tuoi amici mi hanno parlato della vostra idea» mormora, «credo sia fattibile, ma devo verificare un bel po' di cose prima di provarci. Ho contattato i migliori tecnici del GSS e stiamo lavorando da quasi due ore»

Annuisco, piano. Sono contenta che si siano messi subito all'opera. Adesso non si tratta più di una questione personale o della famiglia Collins – della quale a nessuno importava – ora si parla del destino di Salem, del regno che molti hanno chiamato casa e che hanno dovuto abbandonare, evitando di rischiare la propria vita.

Benson mi accompagna verso un laboratorio molto più grande, dove c'è un computer solo ed è gigantesco. Ci sono una decina di uomini che lavorano attentamente, guardando il display e la tastiera. Nel centro della stanza c'è un tavolo, al quale sono riuniti i miei amici e gli adulti. Li raggiungo e tutti mi salutano.

«Abbiamo novità?» chiede Benson.

«Sì» risponde Angelique, «i parametri sono stabili per ora. Credo che potremmo riprovare a connetterci con il computer di Salem»

Gli occhi mi si illuminano. È una notizia grandiosa.

«Interessante» commenta Benson, afferrando lo sgabello e sedendosi.

Angelique gli passa un foglio come quelli che usano gli architetti per disegnare. Ci sono delle strane formule che non comprendo ma a giudicare dall'espressione di Benson deduco che lui invece le conosca perfettamente. Al termine della lettura sorride trionfante.

«Ottimo lavoro» esclama, sorridendo.

Angelique ricambia il gesto. «Grazie»

«Nelle prossime ore ci occuperemo di studiare l'indirizzo d'arrivo di Salem e poi struttureremo il progetto nei minimi dettagli. Nel frattempo, se avete qualche idea potete buttarla giù su un foglio e vedremo quale sarà la più efficace»

Molly si schiarisce la voce. «Veramente io ne avrei una»

Benson le sorride e la incita a parlare.

«Il professor Kay ci ha parlato dell'incantesimo dell'Evanescenza» mormora, «se riuscissimo ad inviare qualcosa su Salem e poi a farlo tornare indietro, per vedere se esiste realmente potremmo avere molte risposte. Per esempio» aggiunge, «potremmo inviare una fotocamera, in modo tale che riprenda quello che succede a Salem, quello che è diventato...»

Non so se sanno cos'è una fotocamera. L'unica volta che ho visto una macchina fotografica era molto antica e sicuramente non ai livelli di quelle a cui eravamo abituate noi sulla Terra.

«Cosa sarebbe una fotocamera esattamente?»

«È come una macchina fotografica, ma registra anche dei video oltre a delle fotografie. Come una telecamera di servizio, quelle che ci sono in giro per il GSS o per la scuola»

Tutti si guardano come se stessimo parlando arabo.

«Va bene» replica, «vi accompagneremo sulla Terra per acquistarne un paio. Dovremmo fare più prove per controllare che funzioni»

Annuisco. «Potreste andare tu e Meg. Da quando siamo arrivate qua non siete mai tornate a casa. Io sì, invece»

Le mie sorelle si scambiano un'occhiata e, dopo avermi sorriso, Meg dice: «E' una grande idea»

Sorrido di nuovo. 

Supernatural Creatures 2 - La Dominatrice dell'AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora