Soltanto Oliver?

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Filippo ha lo sguardo perso nel vuoto da quelle che sembrano ore, ma in realtà questa stanza asettica d'ospedale e questa attesa lo stanno soltanto aiutando a pensare, a torturarsi ancora un altro po', come se non fosse stato abbastanza quello che ha fatto negli ultimi mesi. Come se la gioia del periodo di Sanremo si fosse completamente azzerata quando ha visto Einar in quella stazione, accanto ad una donna che portava in grembo suo figlio.

L'effetto della sbornia comincia a scivolare via insieme alla lavanda gastrica, i pensieri che per qualche ora lo avevano abbandonato tornano a fargli compagnia, più prepotenti che mai e lui si lascia sopraffare come al solito, come fa tutte le volte che non si nasconde dietro lo scudo protettivo dell'alcol.

Il flusso dei suoi pensieri viene bruscamente interrotto quando la porta si apre all'improvviso e vede Lori piombare in stanza, i capelli neri sparati da tutte le parti, gli occhi grandi e verdi spalancati intrisi di terrore, il respiro affannato di chi ha corso per chilometri. "Filo" si lascia sfuggire, quasi sollevato nel vederlo qui, lucido e vivo. Soprattutto vivo.

Filippo si gira lentamente a guardarlo e non dice niente, non sa che cosa dire, l'apatia lo ha avvolto come una coperta calda in pieno inverno e rinunciarci sembra più difficile del previsto.

"Filippo" ripete Lorenzo, stavolta più deciso e più arrabbiato. "Ti sembra normale che ti lascio da solo una sera perché ho un appuntamento, e Rombo mi chiama alle tre del mattino perché non è riuscito a controllarti e ti sei ubriacato così tanto da finire in ospedale?"

"Lori, per favore."

"Per favore un cazzo! Ha temuto che finissi in coma etilico, pezzo di merda!" esclama Lorenzo, arrabbiato e ferito e preoccupato e tante altre cose che al momento Filippo non è proprio in grado di provare. Se provasse tutti questi sentimenti per qualcuno, per Einar, finirebbe per restarci schiacciato. "Io non posso andare avanti così. Non posso morire di paura ogni volta che ti lascio solo e mi squilla il telefono. Sono passati quasi sei mesi, FIlippo e io non- non ce la faccio più."

"Lori, l'uomo che amo ha avuto un figlio da un'altra donna. Evita queste manie di protagonismo perché quello che non ce la fa più non sei tu."

"Credi che non lo sappia? Sono mesi che non dormo più nemmeno io la notte perché Einar avrebbe avuto un figlio da un'altra donna. Sai com'è, Filippo? Sei il mio migliore amico. Sei mio fratello, cazzo, e se tu stai male io sto peggio perché non posso fare niente. Suonerà fottutamente melenso ma mi manca il Filippo felice e sorridente, quello che si viveva il suo sogno e non aveva bisogno di nient'altro, suona pure male perché l'amore è importante ma io non riesco più a ricordarmene il motivo se ti fa soffrire così tanto. Quindi sì, Filippo, non ce la faccio più perché più passa il tempo e più sento che sto per perderti. Che tu ti stai perdendo. Ho il diritto di stare male per questo?"

"Tu hai il diritto di fare quello che ti pare" sbuffa Filippo, senza emozione. Come se stesse rispondendo tanto per dire qualcosa, per dargli un contentino.

"Anche portarti da uno strizzacervelli prendendoti di peso, se necessario" aggiunge Lorenzo, deluso. "Vaffanculo, Filippo. Pensavo che fossi più forte di così."

Qualcosa sembra scattare nella testa di Filippo quando vede Lorenzo, il suo migliore amico di sempre, voltarsi e camminare verso quella porta. "Lori" lo richiama, la voce improvvisamente debole.

Lorenzo sospira, voltandosi di nuovo e sospirando nel vedere gli occhi del suo amico pieni di lacrime. "Cosa vuoi?"

"Aiuto. Voglio- voglio che mi aiuti, Lori, perché io sto impazzendo senza lui."

Tra le nuvole e fumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora