I girasoli in casa

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"Sceglimi
siamo il quadro che non ho mai visto nei musei
Sceglimi
che le piazze e i monumenti avranno da invidiarci
sceglimi
tra le cose che lasciano il segno, ci sei"




Quando Lori sale di nuovo su in casa, aprendo la porta si ritrova Ale seduto sul divano, le mani congiunte e lo sguardo basso. Alza subito gli occhi quando lo vede entrare e Lori sussulta incrociandoli: sono lucidi, provati, intrisi di una paura che Lori non gli ha mai visto prima d'ora. È quasi tentato di chiamare Filippo e chiedergli di tornare indietro perché non lo sa se è pronto a questo, se è pronto ad affrontare tutto ciò da solo ma poi realizza che è di Ale che si tratta. Ale che sì, è diventato qualcosa in più per lui negli ultimi anni, ma che alla base rimane sempre lui: il suo migliore amico, una parte importante di sé. Scappare da Ale equivarrebbe a scappare da se stesso. Come potrebbe farlo?

Si appoggia alla porta, chiude gli occhi per un istante mentre si lascia andare ad un sospiro. "Non avrei dovuto urlarti contro in quel modo."

"Infatti, e non dovresti odiarmi così tanto" mormora Ale, annuendo, e questo atteggiamento manda Lori fuori di testa. Perché lui è qui ad ammettere le sue colpe, e Ale ha tutta l'aria di volergli puntare ancora il dito contro.

Così drizza la schiena, facendo qualche passo verso di lui e guardandolo con rabbia. "E tu non avresti dovuto dirmelo così, davanti a Filo. Mi hai messo in trappola, Ale, cazzo."

"Ma in trappola cosa? Siamo tutti e tre amici, siamo - "

"Non siamo un cazzo, Alessandro!" sbotta Lori, avvicinandosi con rabbia. "Non siamo un cazzo, non lo siamo più da quando siamo finiti a letto insieme. Sono stato io ad illudermi che potessimo diventare - che potessimo diventare tutto, e invece? Invece siamo diventati niente. Ci sono finito sotto dalla prima volta che siamo stati insieme e si vedeva, tentavo di nasconderlo ma era chiaro come il sole quello che provavo e ne hai avuto la conferma quella maledetta notte in cui ti ho detto che mi eri mancato come l'aria."

Ale deglutisce, nascondendo il viso tra le mani qualche istante, battendo i piedi a terra con aria nevrotica fino a che non scoppia e scatta in piedi, guardandolo ancora con quei suoi maledetti occhi lucidi. "Ti diverte, Lori? Ti diverte rinfacciarmi quanto ti ho fatto stare male?"

"E a te diverte, invece, fingere di non avermene mai fatto? Venire qui e dirmi davanti a Filippo che ti sposi?"

"Io sono venuto qui sperando che ti fosse passata, Lori. L'ho sperato ogni giorno per mesi, per anni, perché io - io non riesco a respirare se so che tu stai soffrendo. E sì, okay? Ho fatto finta di niente. Ho fatto finta di niente per anni perché tu insieme a Filippo sei la persona più importante della mia vita e sapevo che se mi fossi fermato a realizzare tutto, a realizzare il dolore che ti stavo causando, ti avrei - ti avrei perso. È quello che sto facendo adesso, d'altronde, no? Sono qui a metabolizzare quello che ti ho fatto e a morire dentro perché so che ti sto per perdere" gli vomita addosso, le lacrime che gli scivolano sulle guance e le gambe che ad un certo punto smettono di reggerlo in piedi, costringendolo a piegarsi sulle ginocchia e a stringere tra le dita qualche ciocca di capelli, disperato, come forse Lori non lo ha mai visto prima d'ora. "E io non ce la faccio. Io divento pazzo se ti perdo. Ma sta succedendo, no? Io ti sto - ti sto perdendo. E vorrei costringermi ad amarti in quel modo soltanto per impedirlo, ma non ci riesco. Non lo so fare."

E Lori non se lo ricorda più come si fa ad essere arrabbiato con Ale. Perché è sempre di Ale che si tratta, il bravo ragazzo, la voce fuori dal coro del loro trio, quello strano che la sera insisteva per tornare a casa presto e che lui e Filippo prendevano in giro perché era fin troppo responsabile. Non puoi innamorarti di un bravo ragazzo e poi avercela con lui, soprattutto quando ti parla in questo modo.

Tra le nuvole e fumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora