Come due fedi

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"Steso a terra ho chiesto a Dio
se c'eri anche tu"



Einar non lo sa precisamente quando ha cominciato a provare questa inspiegabile attrazione sessuale per il suo compagno di stanza, nonché colui che da un mese e mezzo considera uno dei suoi più cari amici, ma è successo. E sente davvero di dover ringraziare quella serata in cui ha visto Lorenzo baciarlo perché probabilmente ci avrebbe impiegato il triplo del tempo a decidersi di cominciare a fare i conti con quello che sentiva, che provava, su come il suo corpo scattava quando per puro caso sfiorava quello di Filippo. E il fatto che abbiano cominciato a dormire insieme da quella famosa sera non gli è affatto d'aiuto, perché è la notte che lascia entrare i suoi pensieri, quelli più segreti e quelli che più lo fanno arrossire, sudare eccitare. Ed è la notte il momento in cui Filippo gli sta più vicino.

Quando si siede sul suo letto, a gambe incrociate, col quadernino sulle cosce e la solita penna mangiucchiata tra le labbra e se ne sta a scrivere accanto a lui, certe volte gli chiede aiuto, certe volte gli dice di stare tranquillo e di mettersi a dormire e lui continua a scrivere o perlomeno a provarci, a risistemare vecchi testi che ha scritto in passato fino a che non si addormenta accanto a lui, il respiro che si imbatte sul suo collo. E questa non è altro che una di quelle notti in cui Einar si sveglia, con un'erezione ingombrante tra le cosce e la consapevolezza che Filippo e soltanto Filippo potrà farlo stare bene. E se le altre notti ce l'ha fatta a fare un respiro profondo, ad alzarsi per andare a fare una doccia fretta o semplicemente provare a riaddormentarsi, stavolta no, stavolta non ce la fa. Sente di non farcela soprattutto quando Filippo si sveglia e lo avverte, lo vede, lo sente.

"Einar, tu..."

"Fil, ti prego" glielo dice così, con un filo di voce, chiamandolo per nome perché di lui che ha bisogno e di nessun altro.

Filippo non dice nulla, non gli chiede niente stavolta, neanche se è pronto. Scivola sul suo corpo e lo bacia come quella sera, con la stessa dolcezza e con la stessa passione assieme, ma questa volta è diverso perché nei suoi baci e nelle sue mani c'è qualcosa in più, c'è più decisione, più fermezza di andare finalmente oltre e appartenersi una volta e per tutte. Ed Einar non capisce più niente, si abbandona ai suoi baci e alle sue mani e si concede completamente a lui, vuole dargli tutto, vuole lasciare che si prenda tutto perché di Filippo si fida come non si è mai fidato di qualcuno in tutta la sua vita. E non lo sa perché, in fin dei conti si conoscono da appena un mese e mezzo, sarà istinto. Saranno i suoi occhi. Chiude gli occhi, fa un respiro profondo godendosi i suoi baci e... quando li riapre succede qualcosa di strano. Filippo non è più sospeso su di lui, non lo sta più baciando e sta dormendo beatamente accanto a lui. Non sa che cosa pensare, va quasi nel panico perché non ce la fa più, ha bisogno di lui e delle sue mani e non sa se avere paura di essersi immaginato tutto o semplicemente di ricordarlo così male. Ha bevuto, ieri sera? Non sono neanche usciti quindi no, non era ubriaco. E sarà che è ancora in dormiveglia ma questa confusione non lo ha ancora abbandonato.

"Ira? Fil, Filippo svegliati" gli dice, scuotendolo per le spalle più volte e poverino, si sente pure in colpa perché lo sa che l'amico dorme veramente poco e chissà come mai ora sta dormendo così bene.

"Oh, ma che cazzo" sbotta Filippo, contrariato, cercando di allontanare Einar che sta continuando a scuoterlo. "Einar ma sei impazzito?"

"Filippo stai dormendo?"

"No guarda, sperimentavo un nuovo modo di passare la notte sveglio ad occhi chiusi" risponde FIlippo, infastidito.

Einar sospira, il panico lo abbandona lentamente mentre realizza che quello di poco fa fosse solo un sogno. Ha sognato di baciare Filippo, ha sognato di farci quasi sesso, ha sognato le sue mani addosso e questa situazione non può più andare avanti.

Tra le nuvole e fumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora