Sembra folle essere normali

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"Filo ti giuro che se non la smetti di lanciare quella merda di palla contro il soffitto te la buco come fanno le vecchiette coi bambini che giocano nel loro territorio" borbotta Lori tutto d'un fiato, guardando il suo migliore amico sul letto affianco che continua a giocare con lo sguardo rivolto verso l'alto. Quando ci si mette Filippo sa essere davvero un rompiscatole. "Ma non devi andare in ospedale a prendere tuo figlio?"

"Che coglione che sei" risponde Filippo, alla chiara presa in giro del suo migliore amico. "Ollie viene dimesso stamattina, sì. Tra un po' vado a prenderlo con Einar. Piuttosto che parlare di me, posso chiederti che cosa ci fai ancora qui? Non sei obbligato a rimanere a Brescia soltanto perché io ho deciso di restarci."

Lori sbuffa un sorriso, divertito. "Ti pare? Filo, com'è che si dice in giro? Che non esiste l'uno senza l'altro" gli ricorda, riferendosi a tutti i fanvideo che hanno fatto su di loro, sulla loro amicizia. "Scherzi a parte, è vero. E poi hai fatto così tanto per me in questi anni, quante volte ti sei passato queste pause in posti che non ti piacevano soltanto perché ci volevo stare io? Mi troverò bene qui a Brescia, promesso."

E alla fine Lori non ha tutti i torti: anche se da fuori sembra un grandissimo sacrificio quello che sta facendo per lui, per come sono fatti sarebbe strano se non lo facesse. Lori e Filippo hanno sempre vissuto in simbiosi, non è mai stato un vero sacrificarsi ma condividere le esperienze dell'altro e farle proprie e anche se Filippo si sente un po' in colpa a tenerlo intrappolato qui a Brescia, e non chissà in quale grande città del mondo, sa che Lori troverà comunque qualcosa da fare. "Non me ne starò qui con le mani in mano, te lo giuro" gli dice Filippo, riprendendo a giocare con la palla. "Non ho intenzione di essere l'amico della famiglia Ortiz, Lori. Chiederò ad Einar di uscire."

"Dici sul serio?" gli domanda Lori, incredulo. "Ti sei deciso?"

"Siamo stati bene in questi giorni" risponde Filippo, misurando bene ogni parola. "Nel senso, per quanto si possa stare bene in un ospedale. Ollie non poteva essere dimesso fino a che non gli sarebbe scesa del tutto la febbre, tutto sommato stava bene, e noi tre sembravamo davvero uniti, lo sai? Credo che potremmo stare davvero bene insieme. Potrebbe essere la volta buona."

"Io lo spero per te, Filo" risponde Lori, indeciso. "Lo spero davvero perché non so come potresti affrontare un'altra delusione. Soprattutto perché stavolta farebbe male sicuramente il doppio. Solo che sei sicuro che chiedergli di uscire sia la soluzione? Nel senso, conoscendo Einar potrebbe andare in ansia e dirti di no."

"Pensi davvero che mi dica di no?" gli domanda Filippo, accigliato.

"Penso che dovresti aspettare qualche altro giorno?" mormora Lori, ponendola come una domanda.

"Okay, scommettiamo" propone Filippo, mettendosi seduto e guardandolo con aria furba. "Se dice di no, vengo con te a mangiare quella merda di tailandese. Se dice di sì, invece, fai da babysitter a Ollie."

"Oh, no-"

"Oh, sì" ribatte prontamente, con un sorriso. "Che c'è, Lori? Dovresti essere più sicuro di te. Ti fidi veramente così poco del tuo giudizio?"

"Affare fatto, stronzo" cede Lori, con un sospiro arrendevole. Per quanto l'idea di passare una serata intera con quel bambino non lo alletti, quella di rinunciare al suo orgoglio neanche vuole prenderla in considerazione.

"Lori?" lo richiama Filippo, dopo qualche secondo di silenzio. "So che ora come ora Einar non è la tua persona preferita al mondo. E che abbiamo litigato come due pazzi quando ti ho detto di averlo rivisto qui a Brescia perché sapevi esattamente come sarebbe finita. Lo so che vuoi proteggermi Lori, ti giuro che lo capisco, ma al di là di tutto secondo te sto facendo la cosa giusta?"

Tra le nuvole e fumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora