Vienna, 27 marzo
"Fili, Fili! Com'è Vietna? Vieggia? Viemma?"
Filippo si lascia andare ad una fragorosa risata, alzando gli occhi al cielo. "Vienna, è Vienna, pulce! È bellissima, giuro che un giorno vi porto pure qui" gli promette dolcemente, lasciandosi coinvolgere dall'entusiasmo del suo bambino che ogni sera aspetta impaziente la sua telefonata per fargli domande sugli eventi, sulle canzoni che sta cantando, sulle città che sta visitando. "Tu, piuttosto? Come stai? Come va la scuola? Stai facendo il bravo o stai facendo diventare matto papà?"
Oliver accenna un piccolo sorriso, guardando il suo papà che sta assistendo alla telefonata seduto sul lettino vicino a lui. "Sto facendo il bravo, giuro. Solo che oggi ho litigato con la maestra."
"Cosa, perché?" gli chiede Filippo, improvvisamente preoccupato.
"Perché - perché lei mi urla sempre, mi dice che non sono bravo a colorare perché esco fuori dai bordi, ma non è colpa mia! Io sono ancora piccolo, è lei che non lo capisce" si difende prontamente Oliver, arrabbiato. "E poi io ci provo, mi impegno tanto, lei invece mi sgrida sempre."
"Certo amore, lo so. Hai ragione" mormora Filippo, pensieroso. "Se questa cosa ti fa stare male, allora hai fatto bene a risponderle. L'importante è averlo fatto con educazione e con il dovuto rispetto, e - uhm, si è fatto abbastanza tardi, piccolo. Domani devi andare a scuola."
"Uff, e va bene" risponde Oliver contrariato, scivolando sotto la coperta. "Ci sentiamo domani sera. Buonanotte Fili. Ti passo papà"
"Sì, grazie. Buonanotte, piccolo."
Oliver passa il cellulare al suo papà, e prima che Filippo possa dire qualsiasi cosa lo anticipa. "Rimbocco le coperte ad Ollie e arrivo" gli dice velocemente, poggiando il cellulare sul comodino. Così sistema Oliver a letto, gli da un bacio sulla fronte e dopo avergli augurato la buonanotte e aver spento le luci, esce dalla sua cameretta. "Okay... ci sono."
"Oh, finalmente."
"..."
"Ein? Ehi?"
"Mm..."
"Pronto, amore?"
Einar si lascia andare ad un sorriso, mentre entra in camera da letto. "Scusa, mi fingevo morto per evitarmi la ramanzina che starà sicuramente arrivando."
"Ramanzina?"
"Sì, ho capito che me l'avresti fatta nel momento in cui hai deciso di mettere fine alla solita telefonata con Ollie di ogni sera che dura tipo venti minuti per parlare con me. Non lo fai mai, oramai devo sentirti solo quando mio figlio dorme altrimenti preferisci lui a me."
"Ehi, non è vero! Io non faccio queste distinzioni" si difende Filippo, offeso. "Perché non mi hai chiamato oggi per dirmi di Oliver?"
Einar sospira, lasciandosi cadere di schiena sul letto. "Ecco, lo sapevo. Non è successo niente di grave, Fil. Ha litigato con la maestra per quello che ti ha detto, tutto qua. Domani ci vado a parlare io."
"Ecco, bravo. Glielo ricordi a questa troia che Ollie non ha ancora compiuto cinque anni? E che io ne ho ventotto e coloro ancora fuori dai bordi?"
Einar si morde le labbra per trattenere un sorriso, mentre sente Filippo così arrabbiato perché Oliver è stato sgridato da un'insegnante a scuola. Vorrebbe dirgli che sembra essere quel tipo di genitore fastidioso che difende i propri figli sempre e comunque, a prescindere da ogni circostanza, ma si costringe a stare zitto perché anche se Filippo a volte sembra padre di Oliver più di lui non l'hanno mai messa in questi termini e preferisce evitare, perché non lo sa come potrebbe reagire. Non ora che sono così lontani e non hanno altro che un telefono da dove possono sentire soltanto la loro voce.
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Tra le nuvole e fumo
FanfictionQuando Filippo Fanti (in arte Irama) entra a far parte di Amici non solo porta nella scuola se stesso e le sue canzoni ma anche la sua anima, i suoi scheletri nell'armadio, l'isola che gli è cresciuta dentro insieme a lui, i suoi ricordi, la sua ani...