Domani

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"Ma tu sei proprio sicuro che esce a quest'ora?" domanda Lori, sollevando il mento e guardando una marea di mamme che stanno aspettando da almeno dieci minuti, come loro del resto, fuori dalla scuola. "E soprattutto, sei sicuro che Joele ha capito quello che volevi fare?"

Filippo alza gli occhi al cielo, spazientito. "Sì, Lori. Ho detto a Joele di dire ad Einar che sarebbe andato a prendere lui Ollie a scuola, dato che oggi è sabato e lavora solo di mattina. Invece ci andiamo noi e non avremo alcun tipo di problema perché l'ho già fatto altre volte e l'insegnante mi conosce. E sì, esce a quest'ora, perché come già ti ho detto ci sono già venuto altre volte. Adesso la pianti di mettermi ansia?"

"Sì, scusami" borbotta Lori, gettando la sigaretta ormai finita a terra e calpestandola con la punta della scarpa. Poi prende una caramella dalla tasca dei suoi jeans e se la mette in bocca, perché sta per incontrare Oliver e non vuole che senta troppo il fumo. "Solo - mi fa piacere rivederlo. Tutto qua."

Filippo si lascia andare ad un sorriso contento, dandogli una gomitata. "Incredibile, ti sei proprio affezionato."

"Puoi non dirlo troppo ad alta voce, grazie?" sbotta Lori, lanciando un'occhiata di nuovo a quella calca di mamme davanti al cancello e sperando con tutto se stesso che nessuno di loro riconosca Filippo da lontano, nonostante sia tutto incappucciato.

"Sembri Oliver quando fai così, peccato che lui ha quattro anni" lo riprende Filippo, divertito, prima di afferrarlo per il braccio. Intanto la campanella suona e così prende il suo amico per il braccio, invitandolo a darsi una mossa. "Dai, su, forza che devo rivedere il mio bambino o giuro che ti lascio qui."

"Sei pesante, Filippo. Sei pesante" sbuffa Lorenzo, seguendolo verso il cancello della scuola.

Se ne stanno un po' defilati, ovviamente, Filippo con il suo solito cappuccio sollevato dalla testa per non farsi riconoscere da nessuno se non dalla solita maestra Margherita, che dovrebbe essere abituata a vederlo per tutte le volte che è andato quest'anno a prendere Ollie. Lorenzo lo segue e sembra quasi impaziente, contento, e di questo Filippo n'è davvero felice perché Lori è stato davvero uno schifo in questi due mesi. Proprio per questo appena sono atterrati a Brescia, mentre era in taxi e senza farsi vedere da Lori, ha scritto ad Ale che l'ultimo evento è stato annullato e che sono rientrati in Italia qualche giorno prima del previsto. A Lori non ha detto niente, non vuole illuderlo che Ale faccia qualcosa, ma ci spera. Ci spera perché inizia a credere seriamente che i sentimenti di Lori non siano poi così poco ricambiati.

Filippo intravede la maestra Margherita dalla soglia dell'aula, in mezzo a tutto questo caos e queste mamme non riesce a vedere Oliver, ma la donna anziana gli sorride con affetto prima di allontanarsi probabilmente per recuperarlo. Ed è a quel punto che Filippo lo vede. Seduto su una piccola sedia rossa minuscola, con le gambe a penzoloni e lo zainetto sulle gambe. Il grembiulino bianco che lo fa sembrare ancora più piccolo di quello che è. Gli occhioni azzurri che gli sono mancati come l'aria e quei ricci che Filippo non vede l'ora di scompigliargli con le sue stesse mani.

Oliver solleva la testa di scatto quando Margherita indica verso di lui e Filippo può vedere l'esatto momento in cui le sue labbra si incurvano in un sorriso gigante, prima di scivolare giù dalla sedia e corrergli incontro con una velocità disarmante. "Fili, Fili!" esclama incredulo e Filippo ride chinandosi verso di lui per prenderlo in braccio e farlo girare.

"Pulce, dio, finalmente!" esclama Filippo, e gli sembra quasi di tornare a respirare ora che ce l'ha di nuovo tra le braccia. "Piccolo, aspetta, usciamo fuori che qui c'è tanta gente."

Fa segno alla maestra Margherita che vanno via, mentre Lori gli prende lo zainetto dalle braccia e si sporge per dare un bacio tra i suoi ricci. Escono fuori tutti e tre insieme e Filippo non fa in tempo ad arrivare alla macchina, si ferma nel cortile ormai deserto della scuola per rimettere Oliver a terra e piegarsi sulle ginocchia davanti a lui per guardarlo meglio, per sorridergli, per stringerlo tra le braccia prendendosi tutto il tempo di cui ha bisogno. "Fatti guardare" gli dice, afferrandolo per le spalle. "Oddio, quanto sei bello, ma sei bellissimo! Sai che mi sembri più alto di un centimetro?"

Tra le nuvole e fumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora