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Scendiamo le scale e lui va così tanto veloce che a stento riesco a stargli dietro. Non ho il coraggio di dirgli di rallentare, anche perché magari siamo entrambi in ritardo, e chi sono io per fargli perdere anche solo i primi minuti della riunione?

Tuttavia vorrei sapere molto di più su di lui, ma non voglio passare per una psicopatica troppo invadente, per questo starò zitta.

Mi porta fino a un'enorme sala, affollatissima con in fondo una specie di palco in legno con sopra uomini e donne molto eleganti, sia nei vestiti che negli atteggiamenti, ed immagino che siano gli insegnanti dell'istituto.

Mi piace l'aspetto storico di queste strutture. Mi sembra di essere in un film.

Non riesco a trovare un posto libero dove sedermi quindi decido di stare in piedi dietro a tutta la folla, riuscendo a vedere a malapena quello che sta succedendo davanti.

Il ragazzo entra nel mare di persone senza aggiungere una parola. Bene. Perso definitivamente. Eccomi, nuovamente sola.

Mi metto sulle punte dei piedi ma è inutile, sono davvero troppo bassa per riuscire a vedere oltre la folla.

Sospiro, prendo il cellulare dalla tasca della giacca, lo accendo e trovo la risposta di mia madre.

"Ciao Tesoro, manchi tanto anche a noi, è triste la casa senza di te. Quando inizieranno le lezioni?"

Inizio a digitare il messaggio per risponderle, ma una mano si poggia sulla mia spalla.

Mi giro, è il ragazzo di prima che come un salvatore mi é venuto in soccorso.. un'altra volta.

"E-ehi." riesco a dire spaventa.

"Vieni con me." dice sorridendo leggermente.

Non mi da il tempo di rispondere che mi prende subito il polso e mi guida in mezzo alle persone.

Cosa sta succedendo? Perché era sparito e adesso è venuto a prendermi?

Arriviamo fino alle prime file, dove due posti liberi ci aspettano. Mi fa accomodare e anche lui fa lo stesso, subito affianco a me.

Vorrei dire qualcosa ma la confusione nella mia mente è troppo grande.

"Grazie." dico.

Non risponde. Mi incanto a guardare le sue labbra carnose che si morde, forse per il nervosismo.

Forse non mi ha sentita, dopotutto c'è molto casino qui e la mia voce è sempre troppo bassa.

"Park Jimin, piacere." si volta di scatto verso di me.

"Rose.."

"Hai detto che sei nuova."

"Già."

Lo vedo sorridere un po' e questo mi manda ancora di più in confusione.

"Da dove vieni?" perché sono tutti così tanto interessati a sapere da dove vengano le persone?

"Non sono coreana."

Per la seconda volta oggi vedo il suo volto diventare perplesso.

"Sono Italiana."

"Oh.."

"Tu invece?"

"Busan."

Gli rivolgo un sorriso cordiale e lui fa la stessa cosa. Il nome di questa città circola nella mia mente da anni per non so quale motivo.

Apro la bocca per rispondergli ma non mi da il tempo di farlo.

Inaspettatamente si gira dall'altra parte e inizia a parlare con altri due ragazzi seduti vicino a lui. Saranno suoi amici immagino.

Sembra a tratti un ragazzo molto dolce, ma il suo comportamento mi confonde allo stesso tempo.

Distolgo lo sguardo da lui e inizio a guardare i due ragazzi con cui sta parlando.

Del primo noto subito due profonde fossette che segnano le sue guancie quando ride. Dal suo sguardo riesco a capire che si tratta di una persona intelligente e ricca di esperienza. Un ragazzo profondo e alla mano. Ma col tempo ho imparato a non farmi ingannare dalle apparenze perché niente sembra quello che è, e quello che è non è mai certo.

Mi sto sentendo una stalker, però fino a prova contraria Jimin lo è, non io. Gli avevo semplicemente chiesto un' indicazione e lui mi ha inconsapevolmente portata vicino a dei ragazzi sconosciuti, sicuramente molto più grandi di me.

Sposto lo sguardo sul secondo, e si incrocia immediatamente col suo.

Un brivido mi percorrere tutta la schiena e mi giro all'istante.

Mi batte forte il cuore e spero che non si sia accorto di me.

"Ehi Jimin, ti sei trovato una nuova ragazza?" riesco a capire che è proprio lui a parlare.

Deglutisco nervosa. La sua voce è derisoria.

"No, è una nuova alunna e non sapeva dove andare, quindi l'ho aiutata." risponde il biondo molto educatamente.

"Oh.. non sapevo fossi diventato anche un pedofilo." ride il ragazzo seguito dall'altro.

"Smettila Jin." lo rimprovera seccato.

Mi sento molto in soggezione, non riesco a spiccicare mezza sillaba.

"Si chiama Rose ed è una di quelli da fuori."

"Certo che sai proprio chi frequentare.." continua arrogantemente. Mi rifiuti di guardarli anche se stanno parlando di me.

"Perché scusa, cosa c'è di male in questo?" mi difende Jimin.

"Oltre ad essere una bambina è anche straniera, non capirà neanche quello che sto dicendo." ridacchia.

Perché deve essere così duro? Non mi conosce neanche. Vorrei tanto rispondergli con la migliore pronuncia coreana che lui abbia mai sentito, per sotterrarlo, ma in questo momento la mia bocca è bloccata sia dalla rabbia sia dall'inquietudine che ho nei suoi confronti.

"Invece ti assicuro che è molto brava." ribatte Jimin vedendomi in difficoltà. Mi rassicura avere lui dalla mia parte.

Non risponde. Mi sollevo un po'.

Mi giro finalmente per guardare chi ho davanti.

Con la coda dell'occhio vedo i capelli neri del ragazzo presuntuoso, non voglio fargli pensare che mi interessi sapere chi lui sia così mi rivolgo verso l'altro.

"Bene, io sono Kim Namjoon, piacere." dice sorridendomi. Ricambio la sua gentilezza.

"Io invece sono tuo padre, e ti riporterò a casa in qualsiasi paese si trovi." dice il secondo ragazzo ridendo di gusto.

A questa sua insensibile battuta gli altri due rispondono con una risata chiaramente forzata.

Inizia a pulsarmi la testa dall'ira che sto provando per questo sconosciuto, che non conosce chiaramente nulla della mia vita, ma in neanche cinque minuti è riuscito a trovare il mio tallone d'Achille. Vorrei urlargli addosso tutta la rabbia e la tristezza che mi sta provocando ma invece decido di alzarmi e andarmene di corsa. Supero la folla ed esco dalla stanza. Corro per le scale verso camera mia, e intanto sento le lacrime iniziare ad accumularsi sugli angoli dei miei occhi, e poco dopo rotolare lungo le mie guance bollenti dalla rabbia.

Apro la porta e mi butto sul letto.

Trovarsi catapultati in pochissimo tempo in un ambiente e in un contesto completamente diversi dalla solita vita è sempre difficile, ma trovare persone così insensibili rende il tutto insostenibile.

Perché mi è successo questo? Perché ha fatto di tutto per farmi stare male? Chi è questo ragazzo? So a stento il suo nome, e lui lo stesso con me.

Resto cinque minuti sul letto, poi decido di alzarmi, truccarmi nuovamente, e tornare giù, perché non sarà un coglione a rovinare il mio primo giorno nel posto dei miei sogni.

Butterfly || K.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora