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Jin Pov.

L'abbraccio ancora una volta spinto dall'incredulità di averla qui tutta per me.

Vorrei uscire da questa casa ed urlare, semplicemente gridare l'euforia di questo momento, anzi, vorrei prenderla e farle capire quanto mi ha reso felice; so però che è ancora molto scossa, glielo leggo negli occhi, non voglio sovraccaricarla di emozioni, ho paura che possa cambiare idea da un momento all'altro.

In realtà non riesco a spiegarmi neanche perché sia ancora qui, è così tanta la paura di deluderla..

"Devi cambiarti?" le chiedo. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso, è così bella, anche dentro alla mia maglietta che è effettivamente molto più larga dei suoi soliti vestiti ma l'effetto sul suo piccolo corpo è qualcosa di adorabile e allo stesso tempo irresistibile.

"Ho solo la roba di ieri sera." serra quelle dolci labbra presa dall'insicurezza.

"Preferisci non uscire e che io ordini qualcosa?"

Annuisce alla mia proposta dopo averci pensato qualche secondo.

Chiamo un locale qua vicino e ordino, forse un po' troppo duramente, di portarmi la roba il prima possibile.

Chiudo la chiamata e riporto la mia attenzione su di lei, in piedi davanti a me con quel giovane viso, così delicato che mi fa solo venire in mente la vulnerabilità di una farfalla, o comunque di una creatura indifesa fin troppo per il mondo a cui appartiene e per questo ha bisogno di me.

Non ce la faccio più a resistere.

Le afferro i fianchi la porto sulle mie ginocchia dopo essermi seduto sul divano alle mia spalle.

I timidi baci che ci scambiavamo all'inizio diventano gradualmente più ricchi di passione e desiderio, come riesce a farmi raggiungere il limite ogni volta?

Occupiamo il resto del divano con i nostri corpi, uno sull'altro, intrecciati insieme.

I battiti aumentano e diminuisce la mia percezione di ciò che ci circonda.

La voglio tutta per me, questo è quello che so.

Percorro con la mano la sua coscia, che piacevolmente scopro piena di piccoli brividi e per questo mi faccio scappare un leggero sorriso.

Il tessuto delle sue mutandine è molto sottile e appena lo raggiungo con le dita un dolcissimo suono esce dalla sua gola. Voglio risentirlo, così insisto sul suo punto sensibile, stuzzicandola con la mia mano.

"Quanto sei bella Rose." è l'unica cosa che so dire e le sue guance, che inevitabilmente prendono un colore sempre più tendente al rosso, sono la risposta migliore che mi avesse potuto dare.

Nel momento in cui sento il campanello ronzare fastidiosamente capisco quanto stupido io sia stato ad imporre al ristorante il minor tempo possibile per portarmi da mangiare.

Appena sente il suono sconosciuto del mio campanello tira su la testa un po' sorpresa e un po' spaventata, provo prima a rassicurarla, lasciandogli ancora un bacio sulla bocca e dopo inizio lentamente ad alzarmi.

Vado verso la porta e la apro il minimo indispensabile per far uscire la mia testa, così che vedere Rose all'interno sia impossibile. Gli occhi di nessuno meritano di provare il piacere che provano i miei guardandola.

Prendo il portafoglio dalla tasca dei miei jeans e lascio i soldi necessari nella mano del ragazzo, afferro il cibo rinchiuso in un sacchetto e chiudo la porta senza aggiungere una parola. Non sono riuscito a trattenere il mio sguardo intimidatorio, ne sono cosciente.

Appoggio tutto sul tavolo e aspetto Rose che mi raggiunga.

Sento di aver lasciato incompleto ciò che avevamo iniziato. Ho voglia di lei e del suo corpo, e non lo dice solo la mia eccitazione fisica, ma anche la mia testa fissa ormai sul suo corpo.

È la prima volta che mangiamo insieme e sono felice di trovarmi qui, in questa casa, tanto piccola quanto grandi sono i ricordi che cela al suo interno.

"Ti piace?" le chiedo. Ho provato ad andare sul sicuro col pollo fritto. Non ho la minima idea di cosa mangino in Italia o da dove diamine lei arrivi.

"Sì, è buonissimo." i suoi occhi si spalancano per la contententezza e riesco a capire che sta dicendo la verità.

Non riesco a dare un freno al mio cuore.

I miei pensieri vengono interrotti dalla vibrazione di un telefono.

Controllo il mio ma è spento.

Si alza dalla sua sedia per cercare il cellulare e quando lo trova fa una piccola smorfia guardando lo schermo.

"Chi é?" spero che non sia niente di importante, niente che possa rovinare questo momento.

"Nessuno." nega l'evidenza.

"Dimmi chi ti sta chiamando." le ordino.

"Ma non è nessuno, davvero." mente imperterrita, crendendosi capace di potermi convincere, ma da come sbircia nervosa lo schermo luminoso, s'inganna da sola.

"Ora vengo a controllare." l'avverto e mi alzo senza riflettere. Ad ogni mio passo in avanti lei mi risponde con uno per allontanarsi. Cerca di nascondere il telefono dietro la schiena ma riesco ad afferrarle il polso e sottrarle il prezioso oggetto senza neanche troppo impegno.

Mi allontano così che non possa avere più la possibilità di recuperarlo e leggo la prima cosa che mi appare nel momento in cui lo accendo.

-Chiamata persa da Jimin-

Jimin? Che cazzo la chiama Jimin?

"Ti ha chiamata Jimin?" non voglio arrabbiarmi ma la confusione è tale che non posso reggere il fastidio che mi ha provocato solo leggere il suo nome.

"Sì, ma non so perché, veramente." è insicura. Ma per quale motivo? Mi sta già nascondendo qualcosa?

Sta mentendo ancora, è chiaro.

"Bugiarda."

Aggrotta le sopracciglia per mostrare disappunto.

"Non so perché mi ha chiamata, cosa dovrei dirti?" che nervoso, voglio solo sapere cosa vuole Jimin dalla mia Rose.

"Non dire cazzate." lancio il telefono sul divano e lei sobbalza; deve capire che sono veramente irritato.

"Puoi calmarti?"

"Tu dimmi perché cazzo Jimin ti stava chiamando e io mi calmeró subito." capisco di aver urlato un po' troppo forte ma deve rispondere, non ha scelta, non deve nascondermi niente.

"Ok ok, però stai calmo." cede e inizia a supplicare, è chiaramente nervosa e spaventata ma non voglio avere nessuna pietà, non mi lascerò impietosire anche se già i suoi occhi luccicano pronti a riempirsi di deboli lacrime.

Butterfly || K.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora