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Indosso dei jeans strappati sulle ginocchia e una felpa grigia e larga. Mi manca il suo profumo che impregnava ogni vestito nell'armadio.

Un sole pallido mi accoglie fuori dall'istituto, cammino lentamente insieme alla mia ombra chiara che copre il terreno grigio sotto i miei piedi. Il silenzio mattutino viene interrotto dal suono dei miei passi e dalle ruote dell'auto nera che si avvicina.

Mi fermo ed infilo le mani nella tasca della felpa. La morsa alla pancia mi mangia dall'interno.

La vista inizia ad appannarsi a causa dell'umidità intorno ai miei occhi.. l'impatto che mi fa vederlo uscire dalla sua auto è indescrivibile. Una sberla e una carezza allo stesso tempo.

Indossa quegli occhiali che era solito indossare la mattina prima di andare a lezione, un morbido maglione che gli conferisce un aspetto così tanto elegante che mi sembra di sfigurare davanti a lui. Non posso fare a meno di pensare quanto sia affascinante, ma so che dietro quest'aspetto curato e attraente si nasconde lo stesso ragazzo che ha quasi ucciso Jimin e che ha calpestato il mio cuore dopo averlo riempito di bugie. Non c'è una spiegazione valida per cui un ossimoro vivente come lui esista.

I suoi occhi si allargano leggermente non appena si accorge di me. Nulla della sua apparenza suggerisce notti in bianco, lunghi pianti o serate immerse nell'alcool e nel fumo. La sua pelle chiara è ancora perfettamente curata, le sue labbra sono carnose come mi ricordavo e il suo sguardo penetra nel mio prendendolo in ostaggio.

Chiude piano la portiera e riporta l'attenzione su di me, riflette su cosa fare e decide di avvicinarsi. C'è così tanta serenità nell'aria, stona con il caos che sento nel mio petto.

Deglutisce, serra la bocca e si morde il labbro inferiore.

È in imbarazzo?

Ha insistito così tanto per vedermi e ora sta completamente zitto, con quel volto illeggibile e serio.

Non devo piangere.

"Andiamo?" farfuglia mentre indica con il pollice la sua auto.

Lo supero e mi affretto verso la portiera, riprendo fiato mentre lui è ancora lontano e cerco di non perdere il controllo di me stessa senza aver neanche iniziato. Deve finire tutto questo.

Accende il motore e fa scivolare il volante consapevolmente tra le mani.

Guardo davanti a me e vorrei sapere dove mi sta portando.

"Allora, come va?" guarda fisso sulla strada ed evita di muovere molto la testa.

"Bene." rispondo.

"Mi fa piacere." è surreale questa situazione, pensavo di litigare con lui o comunque avere una discussione seria.. non so come farlo sbloccare.

"Dove stiamo andando?" gli parlo ma guardo dalla parte opposta.

"A casa."

"Dobbiamo per forza?"

"No."

"Allora no."

"Dove preferisci andare?"

"All'ospedale.."

sbuffa una risata.

"Mi spieghi perché non smetti un solo secondo di pensare a Jimin?" fa sbattere le mani contro il volante.

"Forse perché gli hai quasi rovinato la vita e mi preoccupo per lui?"

"Bhe, lui ha rovinato la mia, siamo pari adesso." il suono della sua voce è come una canzone perfetta che non ascoltavo da tempo ma che continuo ad amare.

Butterfly || K.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora