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6 mesi. 6 mesi da quando ho abbandonato casa mia, la mia famiglia, la mia vita in Italia.

1 mese. 1 mese da quando tutte le certezze che avevo sono diventate cenere.

2 settimane. 2 settimane di corse per fare avanti e indietro come in un'angosciante giostra dalla scuola all'ospedale.

Rimango seduta sulla solita sedia azzurra accarezzando con il pollice il dorso della mano di Jimin, sdraiato sul suo letto bianco e immacolato, mentre aspettiamo il dottore che venga a fargli un controllo, che ci sembra ormai il centesimo.

"Non farmi brutti scherzi.." gli dico quasi ironicamente senza guardarlo.

Non ricevo nessuna risposta.

"Ehi.."

"Ehi."

"Che hai?" gli chiedo preoccupata.

"No, niente." non mi guarda come è solito fare. Concentra la sua attenzione sul muro davanti al suo letto, muro che senza dubbio si sarà stancato di guardare ogni giorno e ogni notte.

"A che pensi?" non ha mai fatto così, il suo comportamento mi trasmette così tanta tristezza.

"Sai a cosa penso.." chiude gli occhi, si gira verso di me e li riapre.

"Non lo so.."

"Penso che fuori di qui non sarei il peso che sono adesso per te." lo fisso per dieci secondi prima di alzarmi e camminare nel piccolo spazio. Spero non sia serio.

"Sono stanco di stare qui.."

"Non sei un peso." dico chiara e secca.

"Non è giusto che tu ti senta in dovere di venire qui ogni pomeriggio.. non hai nessun obbligo."

"Tu dovresti solo preoccuparti di uscire da qui come se non fosse successo nulla. Ti dovrebbe solo importare della tua salute. Se io vengo qui è perché non riesco a smettere di pensare che tu sia in questo orribile posto." il nodo in gola comincia a soffocarmi.

"Lo so.. sono uno stupido. È che.. vorrei essere io ad aiutarti nei tuoi problemi, non essere il problema."

"Come diavolo ti viene in mente che tu sia un problema?" dico troppo duramente.

Abbassa il capo e fa un profondo sospiro.

"Vedrai che tra poco uscirai di qui.. sta finendo tutto.."

Non ho il tempo di chiedergli scusa per il tono forte con cui l'ho ripreso perché vengo interrotta dal dottore che irrompe nella stanza per poi dirmi che questa sera dovrò tornare a casa prima. Il tono di supplica mi fa capire come ormai quasi tutti qui dentro sappiano di quella povera ragazzina che resta ogni sera fino a tardi in quella piccola camera e di quanto difficile sia buttarla fuori prima che l'ora delle visite finisca.

Esco dalla grande porta d'ingresso e come sempre chiamo Namjoon per farmi venire a prendere.

"Rose."

"Ti aspetto qui." dico.

"Così presto?"

"Sì.. è un problema?"

"No anzi.. hai voglia di venire al locale stasera?"

Tornare in quel posto significherebbe rischiare di riincontrare Jin.

"Nam, c'entra.. Jin?" quando parlo di lui il mio cuore continua a soffrire così tanto.

"No. Lui non ci sarà.. non è più nei paraggi."

"Oh.."

"Dai.. ti farà solo bene distrarti un po'."

"Ok.." cedo alla sua proposta e inconsapevolmente mi sono appena affidata alle sue parole e alla sua garanzia che questa sera non avrò la minima occasione di vedere Jin.

Butterfly || K.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora