Capitolo 08

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Elsa's pov

E voglio correre e farmi male, su quel prato verde che mi fa sognare...

Il telefono continuò a squillare insistemente, un solo nome continuava a ripetersi nella mia testa: Rita Miller. Rita era molto insistente, voleva aggiornarmi sulle nuove novità e sapere come va il mio soggiorno a Napoli. Volevo molto bene a Rita-più di quanto le volessi bene quando mi regalò il suo caryllon delle apine, Leonardo me lo aveva distrutto-, ma ora dovevo cercare di tranquillizzare mio fratello.

Leonardo era ansioso e preoccupato, convinto che non sarebbe riuscito a vincere la partita contro la loro squadra avversaria, mentre io sono emozionata per la loro partita. Al contrario suo ero sempre stata un tipo tranquillo, non avevo mai avuto attacchi di panico o ansia  né per la scuola, né per una brutta notizia e né per le punizioni di mia madre. Beh, non avevo mai studiato, quindi mi toccava il solito 3, mia madre ormai si arrese con me e non perdevo tempo ad ascoltare le chiacchiere delle mie amiche, se riguardavano il calcio me ne sarei interessata.

Leonardo invece era sempre stato il mio opposto, capace di contagiare l'ansia e la sua preoccupazione con un solo sguardo. Continuava a mangiarsi le mani e aveva trasmesso un altro attacco d'ansia al suo compagno di squadra Alex Sandero. Capivo che era una partita importante, ma adesso stava esagerando e di questo passo avrebbe influenzato negativamente la squadra. Era sempre stato ansioso nelle partite,  procurandosi degli attacchi d'ansia assurdi, credevo che a breve potesse avere anche un attacco di cuore per gli attacchi di panico.

"E se non vinciamo la partita? E se facciamo schifo? E se non segniamo nemmeno un gol? E se..."

"E se non chiudi quella cazzo di bocca, prima che ti faccia fuori con le mie stesse mani?"sbottò Paulo Ferrantes. Aveva ragione, i suoi compagni stavano dando i numeri e si stavano preoccupando per niente.

D'altronde eravamo la Juventus, come potremmo non vincere anche questa partita? Guardai mio fratello e l'africano qui presente, senza pensarci due volte presi la mia bottiglina d'acqua e bagnai entrambi i volti. Avevano bisogno di una rinfrescata.

"Perchè l'hai fatto?"chiede Alex; mentre Paulo provò a trattenere le risate per questo spettacolino, quando uscì dalla sua bocca un grugnito simile a quello del maiale. Odiavo la sua risata da maiale!

"Avevate bisogno di una rinfrescata. Ed ora basta ansia e preparatevi."
sbottai a mia volta, mentre mio fratello continuò a mangiarsi le unghie per la preoccupazione che cresceva in lui.

**********

Quando entravo nello stadio provavo delle sensazioni indescrivibili, delle emozioni che solo il calcio riusciva a trasmettermi. Quella positiva era che potevo vedere e incitare la mia squadra del cuore; i tuoi occhi si rallegrano alla vista del campo e ai gol della squadra, provi ogni volta un senso di trionfo e ti sento soddisfatto, la vittoria è nelle tue mani e i tifosi sono sempre lì pronti ad acclamarti, e nonostante tu stia perdendo la partita sono sempre pronto a farti sentire il loro caloroso affetto con striscioni e maglie della squadra. Vedere i tuoi compagni di squadra che ti abbracciano, che sono sempre pronti a sostenerti, un allenatore severo e strarompicoglioni ma sempre orgoglioso della squadra, avere la vittoria nelle tasche... il calcio faceva provare delle sensazione stupende.
Il calcio era il mio mondo, ed io ne farò parte.

Purtroppo la cosa negativa era che queste emozioni le provavo solo allo stadio di Torino. Quando entrai nello stadio San Paolo di Napoli, mi sentivo completamente un estranea, non c'era nessun giornalista che io conoscessi, mi sentivo come se non appartenessi a questo posto. Per un attimo desideravo solo scomparire o che la partita finisse presto. Non mi sento di appartenere a questo posto, mi sento un'estranea... . Adoravo il calcio, questo era vero, ma solo a Torino riuscivo ad essere felice quando entro in uno stadio, quando mi trovo fuori casa mi sento un'estranea.

Due Battiti Cardiaci In Un CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora