Due Battiti Cardiaci In Un Cuore

Capitolo 27

Rita's pov

"I feel a Black Rose in the middle of a field of Red Roses. I'll always be so, broken and lifeless. There Will never be hope."
-Rita Miller

La professoressa di storia riprese a fare l'appello nel traghetto, mentre il capitano continuava ad imprecare imperterrito: la professoressa di letteratura e il suo collega di francese non si erano ancora decisi a salire, facendogli perdere tempo prezioso. Forse quei cari professori avevano scordato per un attimo che dovessimo andare in gita, e non era una semplice gita in un paese di Italia o vicino Torino, ma era Helsinki, una città marittima della Finlandia.

Questa gita aveva entusiasmato tantissimo Ilary, Annie, Laura e Manuela, anche a me allettava l'idea di partire all'estero, ma non sprizzavo  felicità da tutti i pori. Da un paio di giorni avevo l'umore sotto terra, non ero più capace di ridere e di sorridere, anche i professori e le mie migliori amiche se n'erano accorte. Ripensavo al litigio con Elsa, di nuovo.

Dovevo farmene una ragione: a quella ragazza che credevo mia amica ormai non importava più della nostra amicizia, quindi dovevo metterci una pietra sopra e cancellare il suo numero, anche se ero consapevole che quando tornerà le cose inizieranno a complicarsi.

Manuela non era a conoscenza della situazione, in fondo era meglio così, ma di sicuro non le avrei impedito di esserle amica, d'altronde lei ed Elsa erano migliori amiche da ben sette anni. Ieri però mi aveva contatta per l'ennesima volta sui social dopo tanti giorni, alla fine aveva deciso di rifarsi viva ma era troppo tardi; non poteva balzare dal nulla, quindi doveva uscire fuori dalla mia vita. Anche se, 17 anni di amicizia non potevo gettarli nel cesso e la maggior parte comprendevano ricordi felici di noi.

"Allora, ci siamo tutti?"chiese per l'ennesima volta la professoressa Zoe Valentine, i ragazzi annuirono subito, con la speranza che si partisse in fretta per questa gita. Feci per annuire anche io ma poi voltai lo sguardo verso il posto vuoto e notai che accanto a me doveva esserci Manuela, lei ancora non era arrivata.

"Nooo, anche non siamo pronti a partire: manca Manuela!"esclamai a voce alta per farmi sentire dall'inglesina, ma poi realizzai che il suo udito ben funzionante l'aveva abbandonata cinque anni fa. Quindi a quest'ora avrà già comunicato al capitano di essere pronti.

Fortunatamente la chioma mora della mia seconda migliore amica fu notata dalla professoressa, la quale interruppe subito la conversazione con il capitano. Ce l'aveva fatta, per un pelo. Tutte e tre eravamo l'esatto opposto: io ero una grandissima ritardataria, ma quando si trattava di occasioni importanti come questa gita, ero capace di anticiparmi anche di 20 minuti.

Elsa era sempre una grande ritardataria, nemmeno una gru sarebbe riuscita a gettarla giù dal letto, nemmeno per le feste o altre occasioni importanti avrebbe mai fatto il sacrificio di alzarsi presto. E poi c'era Manuela che cercava di arrivare puntuale, ma sua madre Cinzia metteva il becco nelle sue cose, diventando la causa dei suoi continui ritardi: doveva controllare il suo zaino, farle un interrogatorio da FBI della sua giornata scolastica prima di dirigersi a scuola e costringerla ad indossare tutti i vestiti di sua nonna, era ancora dell'idea che sua figlia fosse una ragazza pura e quindi non doveva indossare tutti quegli 'squallori' di vestiti che oggi andavo di moda. Era peggio di Emilia, la mamma di Elsa, ma almeno lei non era protettiva su tutto.

"Signorina Panico, ben svegliata. How can you get there so late? Siediti accanto a Miller e consegnaci la valigia."esordì la professoressa di geostoria, mentre la mia migliore amica le consegnò la sua valigia e il piccolo zainetto da quale non si separava mai. Strano. Forse si era decisa a non portare più alcolici alle gite, per aver ceduto la sua borsa non aveva nulla da nascondere. Almeno speravo.