Capitolo 13

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Elsa's pov

"Chi ci tiene ritorna"-"No, chi ci tiene resta, chi no se ne va e non ritorna più-"

Cris Rinaldi continuava a fissarmi arrabbiato, le sue nocche erano bianche e le sue mani erano strette in un pugno, come se dovesse fare a botte con qualcuno. Se avesse provato a farmi la predica me ne sarei immediatamente andata via. L'altra sera aveva avuto un comportamento infantile, aveva picchiato Lorenzo senza un valido motivo e voleva anche convincermi delle sue 'buone intenzioni', come se fossi cieca e non avessi visto tutta quella scena di fronte a me.

Mio fratello aveva frainteso tutto, ancora una volta. Dover badare a una persona non significa necessariamente controllare tutti i suoi spostamenti, ma lui questo non lo aveva capito e ingaggiava anche dei bodyguard i suoi compagni di squadra. Così non ce la potrei mai fare, mi sento come un uccellino intrappolato in gabbia anche non vede l'ora di uscire e tornare in libertà.

"Non dici nulla?"sbottò CR7 spezzando quell'odioso silenzio creatosi in quel momento. Non aveva alcun diritto di incazzarsi, non doveva farmi alcuna predica, non era il mio ragazzo e non aveva alcun diritto di arrabbiarsi.

"Non azzardarti ad arrabbiarti con me, non hai alcun diritto di farmi la predica e nemmeno di controllarmi. Se proprio vuoi dire qualcosa di intelligente, chiedi scusa a Lorenzo per il pugno che gli hai dato!"urlai alzando il tono di voce, il suo sguardo si era fatto leggermente più impassibile, questa cosa mi fece andare su tutte le furie.

"Non chiederò mai scusa a un nemico. E tu, invece, non sei altro che una piccola zoccola."detto ciò, gli assestai uno schiaffo in pieno volto e con la stessa violenza che lui aveva usato per far del male a Rizzi. Appena abbassò lo sguardo, scappai. Non rientrai in albergo, altrimenti sarei dovuta sorbirmi le mille domande di Leonardo e dei ragazzi. Oppure Rinaldi poteva anche inventarsi una scusa. 

Iniziai a camminare presso il lungo mare di Napoli, non sapendo esattamente dove andare e delle persone pericolose che potevo incontrare. Volevo solo stare un pò tra me e me, senza essere circondata  da altre persone. Non ero mai stata una ragazza che amasse vivere in solitudine, mi piaceva essere circondata da tantissime persone e la loro mancanza mi faceva sentire vuota. Ma le poche volte che volevo restare da sola, la presenza della gente mi faceva sentire a disagio e desideravo solo scomparire. Più vedevo le persone felici e più mi deprimevo. 

Camminando camminando con la testa bassa, andando a sbattere contro un muro. Quando alzai lo sguardo non mi soffermai nemmeno di vedere bene lo sguardo della persona-alla fine non era un muro-ed esordii un:"scusami, sono molto sbadata."

"Elsaa!"alzai lo sguardo e vidi Alessia Insigne di fronte a me, accompagnata da due amici e un'amica. Questo era il momento meno opportuno per intraprendere una conversazione, ero incazzata nera con Rinaldi e dovevo in qualche modo sbollire la rabbia. Ma Alessia era una persona davvero simpatica, e non potevo sfogare i miei problemi su di lei o liquidarla andandomene via.

"Ciao Alessia."salutai la sorella di Insigne e ricambiai il suo abbraccio, certo che a Torino non ero abituata a vedere amiche appena conosciute che si scambiavano un abbraccio, invece qua a Napoli le persone erano calorose-ovviamente alcune-.

"Loro sono Marco e Ciro, mentre lei è mia cugina Tracey, viene dall'America."la ragazza mi presentò il suo gruppo di amici e strinsi la mano ad ognuno dei ragazzi. Avevano l'aria simpatica, di sicuro più di Ronaldo che si era rivelato una perfetta delusione.

Due Battiti Cardiaci In Un CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora