Capitolo 5 (Revisionato✔️)

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Se c'era una cosa che Ania faticava a sopportare, era l'insistenza di Marta, avrebbe fatto di tutto pur di farla stare zitta, perfino le cose che più odiava fare. La bionda, infatti, aveva passato l'ultima settimana a ripetere che sarebbe stato meglio recarsi al luogo del concerto molto prima, per accaparrarsi un posto che fosse almeno in seconda fila, ma Ania non aveva alcuna voglia di passare un'intera giornata a tenere un posto sotto un palco.

La tenacia di Marta, però, sapeva essere molto fastidiosa e faceva leva sulla passione che anche l'amica aveva per quel cantante. Per questo motivo, dopo qualche giorno, la mora si era persuasa che l'altra avesse ragione, perché mai comprare un biglietto parterre se poi, piccolina com'era, non avrebbe visto un bel niente?

E così si erano recate, nel primo pomeriggio, al luogo in cui si sarebbe tenuto il concerto, riuscendo a posizionarsi in prima fila, a pochi metri dal palco.

Il tempo era trascorso molto lentamente nonostante le chiacchiere con le altre fan, ma quando il sole calò completamente, Ania si rese conto della grande quantità di gente che nel frattempo aveva riempito lo spazio circostante e capì che ormai mancavano solo pochi minuti all'inizio del concerto.

Fissò a lungo l'immagine del cantante sulla grancassa, la stessa stampata sulla copertina dell'album accidentalmente caduto sul pavimento a causa di Luca che si era spinto decisamente oltre quel bacio indesiderato. Alzarsi di scatto e raccoglierlo era stato un gesto meccanico, sembrava quasi che qualcosa la stesse avvisando del fatto che Luca non era sincero.

Ma ormai era acqua passata e smise di pensarci quando, improvvisamente, l'immagine su quella grancassa si scurì e le luci calarono.

- Ci siamo! - esclamò Marta eccitata.

Ania si sentì emozionata, sorrise e si voltò a guardare il pubblico in fibrillazione per l'imminente inizio del concerto.

Poi si udì un suono e una voce, la sua:

Che cos'è la musica?
Un lampo che illumina la tua mente
O quel che dopo ne rimane, seppure poco,
Dandoti speranza?

Che cos'è la speranza?
È la luce in fondo al buio
O la capacità di immaginare quella luce
Anche quando sai che non c'è?

Che cos'è "essere"?
Essere stati, essere diventati
O semplicemente, sì, esistere?

Ma che cos'è l'esistenza?
È solo tempo senza fine
Oppure è la nostra finitezza a renderla eterna?

E che cos'è l'eternità?
L'eterno andare avanti senza mai tornare
O regalare una parte di sé a qualcosa per cui
Davvero valga la pena di morire?

E che cos'è "morire"?
Niente paura,
È solo un cambio di indirizzo cosmico,
Mi hanno detto così!

E l'amore? Che cos'è l'amore?
Io non lo so esattamente
Ma quando conti le cose belle della tua vita,
L'amore lo conti sempre
Due volte.

L'intro della prima canzone risuonò nell'ambiente e, un attimo dopo, lui apparve di corsa sul palco pronunciando un energico "Ciao!". Il suo arrivo fu un'esplosione di adrenalina, probabilmente quella che si era tenuto in corpo dietro le quinte fino a poco prima.

Lo sguardo di Ania si illuminò davanti a tanta bellezza e non per il luccichio della sua giacca appariscente, ma per lo splendore di quegli occhi felici e pieni di vita che, da soli, non necessitavano nemmeno dell'illuminazione di scena.

Quegli occhi sembravano passare in rassegna ogni singola persona che avesse avuto la fortuna di trovarsi tra le prime file e davano l'impressione che, con un solo sguardo, riuscisse a ringraziare ognuno di loro per essere lì per lui, per rendere possibile tutto ciò.

Ermal aveva uno sguardo pulito, uno di quegli sguardi che non nascondono niente perché troppo cristallini per riuscirci. Ma Ania, che di natura era diffidente e che da poco aveva constatato che, in effetti, aveva ragione di esserlo, non si faceva tanto abbindolare da uno sguardo che sembrava sincero e pulito. Perciò, nonostante lo osservasse come si potrebbe osservare un angelo, teneva sempre in considerazione il fatto che, molto spesso, l'apparenza inganna.

Tuttavia, quando lo sguardo di Ermal raggiunse anche quello di Ania, le fu difficile continuare a pensare o fare qualsiasi altra cosa che non fosse sorridergli. Subito dopo, gli occhi di lui si spostarono altrove, ma qualcosa, inspiegabilmente, lo fece voltare ancora verso lei. Furono solo un paio di secondi, i loro sguardi rimasero incatenati per un tempo molto breve, ma il lieve accenno di sorriso che lui le rivolse, le fece involontariamente trattenere il respiro.

Ania si sentì catapultata sul pianeta Terra solo quando lui smise di guardarla e allora si diede mentalmente della stupida per essersi convinta di una cosa così assurda. Figuriamoci, con tutta la gente che c'era, per quale motivo avrebbe dovuto guardare proprio lei?

Ermal stava solo cantando e, nel farlo, si era soffermato su di lei solo per un paio di secondi, niente di incredibilmente anormale, era inutile sentirsi così storditi per nulla. Da quel momento in poi, infatti, non accadde più.

Ania e Marta si goderono il concerto cantando, piangendo, abbracciandosi e, all'occorrenza, saltando. Fu uno dei più bei concerti a cui avessero mai assistito, la voce del cantante era molto più bella dal vivo, aveva una tecnica e una precisione che gli consentivano di non stonare mai e di non soffrire su nessuna delle note che si accingeva a eseguire.

Una dote veramente notevole, quasi quanto l'ostinazione di Marta che, a fine concerto, si era impuntata di volerlo raggiungere a tutti i costi dietro le quinte, per riuscire a spillargli un selfie.

Così, Ania non poté fare altro che seguirla, insieme a un numeroso gruppo di ragazze, verso alcune transenne che dividevano il backstage da tutto il resto. Da lì poterono vedere il cantante che, intento a parlare con qualcuno del suo staff, non si era nemmeno reso conto che le sue fan lo stessero chiamando a gran voce.

Quando un uomo della sicurezza fu costretto a rimproverare una ragazza che aveva cercato di spostare una transenna, Ermal si voltò di scatto in quella direzione e si incamminò, sorridente, verso il gruppetto che lo accolse urlando e sventolando i propri CD alla ricerca di un autografo.

- Che casino che fate! - esclamò divertito.

- Ermal, una foto! - urlò Marta un attimo dopo.

Ermal si voltò verso lei, poi vide Ania e, inaspettatamente, le sorrise.

- Ancora tu? - le chiese.

- Cosa? - la ragazza aggrottò la fronte, forse l'aveva scambiata per qualcun'altra.

- Quella del documento, alla fine non me l'hai mostrato! - rispose ridendo.

Ania aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a proferire parola, troppo scioccata dal fatto che si fosse ricordato di lei. Infilò allora le mani nel proprio zaino e tirò fuori la carta d'identità, porgendogliela.

Ermal la prese, se la rigirò tra le mani, poi la sfogliò e, dopo una rapida occhiata, gliela restituì.

- Sei apposto, puoi avere una foto con me! - esclamò.

- Io non voglio una foto con te! - ribatté lei, chi si credeva di essere per dare per scontato che tutti volessero una foto con lui?

- E che sei venuta a fare? - domandò allora il cantante.

Ma Ania non ebbe nemmeno il tempo di rispondere perché una delle ragazze lo distrasse, così la loro breve conversazione si concluse.

Ania non riusciva a credere a quello che era appena successo, in quale universo un cantante si ricorda di una ragazza assolutamente anonima, con la quale ha solo scambiato due chiacchiere durante un qualunque firmacopie? Eppure non era stata una frase a caso la sua, c'era stata realmente una battuta su un documento d'identità e, mentre si avviava con Marta verso l'uscita, si chiese se l'avesse riconosciuta anche durante il concerto, se non fosse stato un caso quello sguardo tra loro.

No, era stupido anche solo pensarlo, molto probabilmente si era ricordato di lei solo perché era stata una delle ultime all'ancora recente instore o perché aveva avuto un malore per il quale lui si era in qualche modo preoccupato.

Senza un Graffio e Senza PaureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora