Sono rimasto a letto, ancora nudo e decisamente infastidito dalla discussione appena avuta con Ania. Sposto il ricciolo che mi è caduto davanti agli occhi e guardo la linea luminosa che fuoriesce da sotto la porta del bagno, mentre ascolto il rumore del getto d'acqua della doccia.
Perché deve essere così difficile? Non possiamo semplicemente stare bene e goderci il momento? Per uno come me, quello che le sto dando è già molto, molto più di quanto avrei voluto.
D'accordo, è vero, ho ricevuto spesso delle visite durante i miei spostamenti, ma non vedo come la cosa possa riguardarla o farla sentire "il pezzo di un puzzle". Sono anche dell'idea che avrebbe potuto espormi il problema in maniera diversa, invece che accusarmi di essere praticamente uno stronzo che fa della gente quello che vuole.
Forse ho scelto la persona sbagliata per incasinarmi, ho l'impressione che non sarà l'ultima volta che ci scontreremo. Ma forse questa è proprio una delle cose che mi piace di lei, il fatto che non creda in maniera scontata a tutto ciò che dico perché ha un cervello suo e vuole decidere da sola se le risposte che riceve siano sufficienti o meno.
Però è insicura, crede che per me sia solo un passatempo, il problema è che continua a vedere il cantante e non l'uomo. Non è così, cazzo, non sono solo il cantante, come posso farglielo capire?
Allungo la mano verso il pacchetto di sigarette, faccio per estrarne una, ma improvvisamente mi ricordo che a lei dà fastidio il fumo, così lo lancio con rabbia sul comodino e finisce per terra.
A questo punto mi alzo di scatto, mi dirigo velocemente verso il bagno, apro la porta e la intravedo attraverso il vetro appannato. Lei si accorge della mia presenza, fa scorrere il vetro, io la raggiungo dentro e la faccio indietreggiare fino al muro.
I suoi capelli sono bagnati, tutto il suo corpo lo è e mi sta guardando con espressione interrogativa. Prendo le sue mani e le porto dietro la mia schiena in modo che mi abbracci, voglio il contatto, ho bisogno di sentirla; siamo corpo contro corpo, le prendo il viso.
- Non sto giocando, Ania. - mormoro. - Credimi quando ti dico che con te è diverso, tu mi trasmetti delle sensazioni che... Cavolo, mi destabilizzano, ma ne ho bisogno!
Socchiudo gli occhi realizzando ancora una volta tutto ciò che ho appena detto.
Lei mi guarda coi suoi occhioni luminosi, non è più arrabbiata.
- Ho paura di farmi male. - dice a bassa voce e la sua paura la sento tutta.
- Lo so... - accarezzo la sua guancia. - ...E spero di non fartene, ma non posso promettertelo né pretendere che ti fidi di me. Ti chiedo solo di non vederla come "una cosa" perché ti garantisco che non è così.
Cerco di essere il più sincero possibile, anche perché, se solo mi azzardassi a dire stronzate, i suoi occhi indagatori mi fregherebbero all'istante.
- Ermal, perché io? - mi domanda a un tratto.
- Perché tu?
Perché la prima volta che l'ho vista, mi ha guardato in quel modo ed io non mi sono mai ripreso.
- Perché mi piaci tu. - rispondo. - Perché ti sento simile a me e i tuoi occhi, questi occhi che parlano, li ho sempre in mente. Sei così bella Ania, le tue labbra, il tuo sguardo, il fatto che tu non te ne renda nemmeno conto...
Mi fermo quando le sue dita passano tra i miei capelli, mi piace quando lo fa e mi piace lo sguardo dolce che ha appena assunto.
Vorrei che mi credesse, che guardandomi dentro come sa fare solo lei, capisse che sono sincero, che non le sto regalando belle parole per il gusto di farlo.
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Senza un Graffio e Senza Paure
ФанфікиERMAL META FANFICTION ⚠️STORIA IN REVISIONE⚠️ Tengo molto a questa storia perché è la prima in assoluto che ho scritto. Mi rendo conto che alcuni fatti sono talvolta assurdi, ma tramite le mie storie potrete assistere alla piccola crescita di una s...