2 extra (Riferimento a Capitolo 5) (Revisionato✔️)

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La fiamma dell'accendino illumina per un attimo la stanza mentre mi accendo un'altra sigaretta, forse l'ultima della giornata, è notte fonda e mi piacerebbe riuscire a prendere sonno. Accendo l'abat-jour, prendo il posacenere e lo poggio sulla mia pancia nuda, in questa stanza si muore di caldo.

È passato un mese dall'ultimo instore e domani sera ci sarà il primo concerto del tour. Sono un po' in ansia, anche se sono certo che andrà tutto bene, per fortuna ho al mio fianco delle persone molto competenti e questo contribuirà a rendere indimenticabile questa esperienza. Non ci dormo da giorni in realtà, da una parte perché sono elettrizzato, dall'altra perché spesso abbiamo lavorato fino a notte fonda per definire i dettagli di questo progetto.

Toccheremo diverse città, in alcune non sono mai stato, in altre ci ho fatto qualche instore e in uno di quegli instore ci ho incontrato una ragazza che non riesco a togliermi dalla testa. Non lo so, forse sono i suoi occhi ad avermi colpito, castani, intensi, eppure sono solo un paio d'occhi, ne avrò visti centinaia quel giorno, ma mi ricordo solo i suoi e non mi capita spesso di ricordarmi perfettamente il volto e il nome di una ragazza conosciuta in un'occasione del genere.

Do un altro tiro alla sigaretta, mi rendo conto che ci sto pensando troppo e non capisco nemmeno perché quel nome continui a vagarmi per la mente, sarò solo stanco, forse un po' stressato e quando sono stressato tendo ad amplificare le cose.

Ok, basta così, devo dormire.

Spengo la sigaretta nel posacenere, lo poggio sul comodino e spengo la luce. Scivolo sotto le coperte, ma ho una voglia assurda di prendere in mano la mia chitarra... No, devo dormire, è tardissimo e domani sarà una giornata importante, le mie occhiaie ne risentirebbero più del solito.

*****

Mi guardo allo specchio controllando che i capelli abbiano almeno una parvenza di normalità, poi mi infilo la giacca piena di lustrini e lancio un'occhiata al pacchetto di sigarette sul tavolo, mancano pochi minuti all'inizio del concerto e preferisco evitare di fumare, anche se sono tentato.

Al contrario, mi metto a passeggiare su e giù per la stanza facendo dei vocalizzi e vengo interrotto poco dopo con una frase che mi mette subito ansia: "È ora, quando sei pronto iniziamo.".

Allora esco dal camerino, faccio i soliti scongiuri coi ragazzi, poi do una sbirciatina al pubblico... Cazzo, sono tantissimi!

Improvvisamente mi manca la salivazione, bevo un sorso d'acqua mentre parte l'intro e osservo i ragazzi andare in scena coi loro strumenti, sentendo l'adrenalina salirmi sempre di più, accompagnata da una voglia pazzesca di correre su quel palco e divorarmelo.

Faccio dei vocalizzi per controllare un'ultima volta che la mia voce sia pronta e quando è il momento, salgo finalmente sul palco. Saluto il mio pubblico che mi accoglie con un boato, poi inizio a cantare e quello è il momento che preferisco di più, loro che cantano con me, che mi urlano addosso le mie stesse canzoni. Io amo loro e loro amano me, è puro e sincero amore reciproco, non credo di aver mai provato niente di più speciale.

Il mio pubblico di donne è gioioso, sorridente, cantano tutte le parole senza sbagliare mai ed io vorrei ringraziarle una ad una per essere qui stasera, senza di loro non funzionerebbe.

Abbasso lo sguardo sulle prime file, passo in rassegna i loro sorrisi che mi scaldano il cuore, poi qualcosa attira inspiegabilmente la mia attenzione. Sposto lo sguardo in quella direzione continuando a cantare, ma forse è stata solo un'illusione, quindi faccio per voltarmi, ma i miei occhi mi riportano immediatamente lì.

Due meravigliosi fari castani mi stanno fissando. Ania, in prima fila, smette immediatamente di cantare quando i nostri sguardi si incontrano ed io le sorrido senza neanche rendermene conto. Sono contento che sia qui, un po' ci speravo, ma non mi aspettavo di distinguerla tra la gente.

Distolgo lo sguardo e ho una piccola ragione in più per essere felice e divertirmi su questo palco.

Il concerto va alla grande, do tutto me stesso come ogni volta, mi diverto, mi emoziono, salto, rido e vorrei che non finisse mai, vorrei cantare qualsiasi cosa mi passi per la testa anche dopo aver completato la scaletta.

Ma, nonostante io provi a prolungare la serata di qualche minuto, arriviamo comunque a una fine che mi porta a salutare a malincuore i miei spettatori e accorgermi della stanchezza solo una volta essere arrivato dietro le quinte.

Io e la band ci diamo il cinque, qualcuno stappa una bottiglia per festeggiare la fine del primo concerto del tour e ci accordiamo per andare a mangiare qualcosa tutti insieme.

A un tratto mi sento chiamare da un gruppo di ragazze, mi volto di scatto ma una persona del mio staff mi distrae, quindi ci parlo per qualche minuto, poi si allontana e, nello stesso momento, sento un rumore provenire dal gruppo che mi stava chiamando: un uomo della security sta rimproverando una ragazza che ha cercato di spostare la transenna per raggiungermi. Così vado verso di lui e gli chiedo se è tutto ok, ma vengo accolto dalle ragazze che iniziano a chiedermi di avvicinarmi.

- Che casino che fate! - dico ridendo.

Visto che ci sono, firmo qualche copia del CD e faccio qualche selfie. Quando posso, mi piace condividere ancora del tempo con loro dopo un concerto.

- Ermal, una foto! - urla una tizia a un certo punto. Che cos'è, un ordine?!

Mi giro verso di lei, tentato di risponderle a tono, ma vengo distratto dalla presenza di Ania, esattamente al suo fianco.

- Ancora tu? - le domando rivolgendole istintivamente la parola.

- Cosa? - sbarra gli occhi, come se non fossero già abbastanza grandi da restare impressi nella mia mente.

- Quella del documento, alla fine non me l'hai mostrato! - le faccio notare che mi ricordo di lei, godendomi la sua espressione stupita.

Ania non risponde, mi guarda con aria di sfida, poi infila le mani nel suo zaino e mi porge la carta d'identità. Allora le tengo il gioco, la prendo, le do un'occhiata e rido tra me e me, la foto non le rende giustizia! Leggo distrattamente i suoi dati, ma non abbastanza distrattamente da non fare caso al suo indirizzo che, stranamente, si imprime nella mia memoria.

- Sei apposto, puoi avere una foto con me! - dico restituendogliela.

- Io non voglio una foto con te! - scuote la testa stringendo gli occhi.

Caspita, ha un bel caratterino!

- E che sei venuta a fare? - anch'io ho un bel caratterino.

- Ermal, pensi che farai un altro concerto qui? - un'altra ragazza mi distrae, che strano, mi ero quasi dimenticato che ci fossero anche altre persone, è come se, per un attimo, mi fossi estraniato dal mondo.

Lascio cadere la conversazione con Ania e rivolgo le mie attenzioni alle altre, non vorrei che si pensasse che ho una preferenza, anche se, in effetti, ce l'ho.

Così, dopo qualche chiacchiera e qualche risata, decido di andarmene, sono stanco e ho la sensazione che i ragazzi mi faranno andare a dormire molto tardi stasera, quindi saluto tutte agitando le mani e mi dirigo verso l'interno.

Una volta raggiunto il camerino, trovo il mio cellulare abbandonato sul divano. Lo sblocco, leggo distrattamente i messaggi e, prima di rispondere, segno sulle note l'indirizzo di Ania che continua a ronzarmi in testa dal momento esatto in cui l'ho letto.

Senza un Graffio e Senza PaureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora