Capitolo 17 (Revisionato✔️)

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Ad Ania non era mai particolarmente piaciuto viaggiare in aereo. Se ne era stata sempre apparentemente tranquilla sul proprio sedile a cercare di ingannare il tempo, ma soprattutto, ciò che cercava di ingannare era l'idea di essere sospesa in aria e potenzialmente in pericolo di vita.

A volte smetteva di guardare la terra sotto di sé, si guardava intorno e immaginava di viaggiare su un pullman, illudendosi che i brevi vuoti d'aria fossero in realtà i dossi della strada. Ed anche quel giorno fece così: prese un respiro profondo, finse di essere su un'autostrada e tirò fuori i libri, cercando di recuperare un po' di tempo perso sottolineando qualche pagina qua e là.

Nel momento esatto in cui l'aereo toccò terra, un altro tipo di agitazione le fece attorcigliare lo stomaco: l'idea di rivedere Ermal.

Ancora una volta, si sentì come se non lo avesse mai incontrato prima e sentì le gambe quasi tremare mentre trascinava con sé la piccola valigia verso l'uscita dell'aeroporto, dove era sicura che lo avrebbe incontrato.

Non fu così, Ania non vide nessuna traccia di Ermal ad aspettarla, allora prese in mano il telefono, ma si ricordò di non avere il suo numero e a quel punto si guardò distrattamente intorno cercando di riflettere sul da farsi.

- Sei Ania? - chiese un ragazzo raggiungendola.

- Sì, perché? - aggrottò la fronte.

- Andiamo, ti porto da Ermal! - ignorò la domanda, mentre afferrava la valigia e la trasportava fino alla macchina.

- Non mi aveva detto che sarebbe venuta a prendermi un'altra persona. - disse Ania mentre cercava di mantenere il passo svelto del ragazzo.

- Davvero pensavi che sarebbe venuto a prenderti lui? - il tizio rise.

- È così assurdo? - chiese la ragazza.

- Lui non va a prendere le ragazze in aeroporto. - mise in chiaro infilando la valigia nel portabagagli. - A meno che non siano davvero importanti! - aggiunse dopo averlo richiuso.

Ania si stupì della frase finale e si chiese come facesse a sapere tutte quelle cose.

- Tu chi sei? - domandò sedendosi accanto a lui in macchina.

- Lavoro per lui. - rispose semplicemente mettendo in moto.

- Ah, quindi lo fai spesso, vai a prendere le sue ragazze in aeroporto. - cercò di indagare.

- Sì, molto spesso. - affermò per poi alzare il volume della radio, con la sola intenzione di mettere fine alle domande di Ania.

La ragazza allora smise di parlare e iniziò a chiedersi che cosa fosse andata a fare lì. A quanto pareva era solo una delle tante ragazze che invitava a raggiungerlo quando si sentiva troppo solo, realizzò di non essere poi così speciale per lui.

Si sentì delusa, Ermal non sembrava la gran bella persona che lei aveva sempre creduto che fosse, pensò che c'era da aspettarselo, in fondo era solo un uomo e gli uomini coi soldi fanno quello che gli pare, fregandosene dei sentimenti altrui.

Decise che gliene avrebbe parlato, anzi no, se ne sarebbe andata il giorno dopo e lo avrebbe salutato dicendogli che non aveva intenzione di far parte della sua collezione.

- Arrivati! - annunciò il tizio dopo una ventina di minuti.

Poi scese dalla macchina, tirò fuori il bagaglio di Ania e, senza nemmeno salutarla, si diresse nuovamente verso il lato guida.

- Tutto qui? E adesso che faccio? - chiese la ragazza allargando le braccia.

- Entra nell'hotel e chiedi di lui! - fece spallucce.

Senza un Graffio e Senza PaureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora