Capitolo 13 (Revisionato✔️)

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Fu silenzioso il tragitto che li portava verso l'hotel, un silenzio talmente carico di aspettativa che non riuscirono a fare a meno di lanciarsi qualche occhiata di tanto in tanto.

Ermal guidò con sicurezza, come se conoscesse a memoria le strade di quella città e ciò lo rese ancora più sexy agli occhi di Ania che era stata attratta fin dalla prima sera dal suo modo di appoggiare la mano sul cambio e cambiare marcia con decisione. Il profumo di lui, tra l'altro, aleggiava nell'aria come il più potente degli afrodisiaci e pensò che sarebbe stato bello poter infilare le dita tra i suoi ricci e sentirne finalmente la consistenza.

Arrivati finalmente a destinazione, Ermal recuperò la propria chiave alla reception, la cui receptionist squadrò Ania dalla testa ai piedi. La ragazza si sentì un po' a disagio, ma non disse niente e rimase in disparte ad aspettarlo.

I due entrarono in ascensore in religioso silenzio e Ania iniziò a sentirsi tesa, come se d'improvviso non fosse sicura di essere all'altezza di quella serata. Se ne stava dritta e rigida, con lo sguardo fisso sulle proprie scarpe, mentre le dita giocherellavano con una ciocca di capelli.

- Tutto ok? - le chiese Ermal che, al contrario, sembrava totalmente a proprio agio.

- Sì. - rispose Ania semplicemente.

Un attimo dopo, le porte dell'ascensore si aprirono, i due raggiunsero la camera ed Ermal la invitò ad entrare.

Era una grande camera da letto, molto accogliente e decisamente costosa. Ania si guardò intorno per qualche minuto, notò le sue cose sparse un po' ovunque e capì che, quando Ermal occupava una stanza, la occupava decisamente tutta.

- Eccoci! - esclamò lui chiudendo la porta e appoggiando le chiavi su un mobiletto.

- Già! - fu l'unica parola che Ania riuscì a pronunciare.

- Posso offrirti qualcosa da bere?

- Sto bene così, grazie! - disse la ragazza.

L'ambiente era riscaldato, così decise di togliersi il giubbotto e di abbandonarlo su una poltroncina.

- Che silenzio c'è qui. - notò qualche istante dopo.

Ermal non riuscì a trattenere un sorriso.

- Vuoi parlare? - le chiese.

- Non mi hai portata qui per parlare. - replicò lei.

- Non c'è una ragione specifica per cui ti ho portata qui, quindi se ti va possiamo parlare, possiamo fare tutto quello che vuoi, Ania. - fece spallucce e lei gli sorrise, sentendosi improvvisamente a proprio agio.

- E di cosa parleresti? - domandò allora Ania.

- Beh, non so, del tempo! - ironizzò Ermal.

- Allora parliamo del tempo! - propose lei mentre lo osservava togliersi il cappotto.

- Ok, dunque: oggi c'era un po' di vento, io odio il vento.

- Non ci sono più le mezze stagioni! - Ania scosse la testa.

- Ti prego, non i luoghi comuni! - si lamentò lui ridendo e facendo ridere anche lei.

- Mi piace sentirti ridere. - confessò la ragazza d'improvviso.

- Ah sì? - Ermal fece qualche passo in avanti, fino a raggiungerla. - E così Ania, per la prima volta, mi dice qualcosa di carino! - disse lusingato.

- Non ti ci abituare. - rispose imbarazzata.

- Non sia mai. - il ragazzo si avvicinò ancora e appoggiò le mani sui suoi fianchi.

- Non parliamo più? - mormorò allora Ania.

- A che serve parlare? - sussurrò lui con gli occhi fissi sulle sue labbra.

E fu così che, un istante dopo, Ania lo baciò nel silenzio di quella camera che li divideva dal resto del mondo. Portò le mani al suo collo e infilò finalmente le dita tra i suoi ricci, sentendolo sospirare sotto il suo tocco.

Ripresero quasi subito da dove si erano fermati, le mani di Ermal finirono nuovamente sotto la felpa, sulla sua schiena, delicate ma allo stesso tempo invadenti, vogliose di esplorare il corpo della ragazza che, sotto le sue dita, aveva la pelle d'oca.

Non provò a spogliarla, almeno finché non fu lei a farlo per prima e non dovette nemmeno attendere molto prima che si attaccasse ai bottoni della sua camicia e la sbottonasse velocemente. Ma la necessità di Ania di averlo tutto per sé, la mise in agitazione, così si incastrò, un paio di volte, tra un bottone e l'altro, costringendo Ermal a finire di sbottonarsi da solo e in fretta, come se sentisse quella stoffa ardere sul proprio corpo.

La camicia finì sul pavimento accompagnata, un attimo dopo, dalla felpa di Ania. Dopodiché tornarono a baciarsi, i loro corpi si avvicinarono, pelle contro pelle, quasi scottandosi ognuno con la temperatura dell'altro.

Finirono ben presto sul letto, senza niente che li coprisse se non gli indumenti intimi ed Ermal abbandonò le sue labbra per lasciar scivolare la lingua lungo il suo collo, facendola gemere a causa di quelle attenzioni che tanto aveva desiderato.

Risalì sulla sua bocca qualche minuto dopo, le morse il labbro inferiore e lo succhiò tra le proprie labbra, mentre le mani si indirizzavano verso l'aggancio del reggiseno della ragazza che, stranamente, si irrigidì di colpo.

- Tutto ok? - sussurrò Ermal senza nemmeno aprire gli occhi e con un tono di voce condizionato dall'urgenza di andare avanti.

- Sì. - rispose Ania, ma deglutì e a quel punto lui aprì gli occhi. - Ti dispiace se spegniamo la luce? - chiese imbarazzata.

- Assolutamente no. - disse lui intenerito da quella richiesta inaspettata.

Così si allungò fino all'interruttore e il buio calò immediatamente su di loro.

Nella penombra, Ermal tornò sul gancio del reggiseno, da cui la liberò in un attimo sfilandolo dolcemente.

Ania, nel buio, si sentì finalmente a proprio agio, lasciò che lui portasse le labbra sui suoi capezzoli e che li succhiasse lievemente, mentre la sua voglia premeva, prepotente, contro il suo corpo. Il ragazzo scivolò in basso, baciò la pelle del suo addome, del suo ventre e, ogni minuscolo bacio, fece rabbrividire Ania, tanto che Ermal la sentì fremere sotto le sue attenzioni.

Le dita di lui si agganciarono alle mutandine della ragazza che se le sentì lentamente scivolare giù, per poi percepire, inaspettatamente, quelle stesse dita esplorare delicatamente la sua intimità.

Ania inarcò istintivamente la schiena e fu grata che lui in quel momento l'avesse baciata perché questo le evitò di gemere. La sua mano si muoveva lentamente, troppo lentamente, al punto da farla quasi soffrire, così iniziò a contorcersi e a gemere contro le labbra del ragazzo a cui sembrava non dispiacere affatto lo stato di disperata urgenza a cui l'aveva spinta.

- Ermal... - mormorò allora, chiedendogli tacitamente di darle di più.

Ermal allora sospirò, anche lui ormai al limite di sopportazione e si sostituì, un istante dopo, alla propria mano. I loro corpi si unirono, un gemito all'unisono risuonò nella stanza ed Ania lo vide reclinare la testa all'indietro, sollevato da quel profondo contatto tanto desiderato.

Si estraniarono totalmente dalla realtà, i loro corpi iniziarono a muoversi scomposti, con un ritmo che tutto era tranne che lento e tranquillo. La passione scoppiò inesorabilmente tra i due, i cui gemiti iniziarono a confondersi, mentre le mani stringevano energicamente porzioni di pelle senza preoccuparsi di farsi male.

Quella notte, nella camera d'albergo di Ermal, i loro corpi si fusero in uno soltanto, i sudori si mescolarono ed Ania, nonostante i buoni propositi di fare attenzione e di non lasciarsi coinvolgere, si innamorò perdutamente di lui.

Senza un Graffio e Senza PaureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora