Capitolo 16 (Revisionato✔️)

524 21 0
                                    

Le giornate di Ania cambiarono radicalmente. Non ci fu più spensieratezza, andava in giro guardandosi intorno con la paura che qualcuno la stesse seguendo. Non ci furono nemmeno serate al White o pomeriggi di shopping con Marta, rimase in casa per la maggior parte del tempo, uscendo solo per andare all'università o al supermercato.

Gli amici cercarono di spronarla a riprendere in mano la propria vita e a non avere paura perché ci sarebbero stati loro a proteggerla, ma Ania aveva ancora davanti agli occhi l'immagine troppo vivida di Luca che la strattonava e le serviva un po' più di tempo. Inoltre, dentro di sé, sapeva che quella storia non sarebbe finita e si chiedeva spesso quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

Si sedette su una panchina del cortile della facoltà per rimettere in ordine gli appunti prima di tornare a casa, poi diede un'occhiata al proprio cellulare: erano passati giorni ormai dall'ultima volta che aveva visto Ermal e quest'ultimo non l'aveva chiamata. Ania capì che probabilmente non l'avrebbe mai fatto e andava bene così, visto che aveva già deciso di non vederlo mai più e di dimenticarlo.

Aveva ben altro a cui pensare adesso.

- Ciao! - una voce la fece sussultare, alzò di colpo lo sguardo.

Un ragazzo dagli occhi verdi le stava sorridendo.

- Ci conosciamo? - gli chiese.

- Non credo, me ne sarei ricordato! - rispose il ragazzo. - Sai, questa è la mia panchina! - la indicò.

Ania spostò lo sguardo sulla panchina.

- La tua? - domandò perplessa.

- Sì, è l'unico posto qui in cui riesco a trovare un po' di pace. - spiegò il tipo.

- Beh, puoi sederti se vuoi! - gli fece spazio.

- Quindi non hai intenzione di lasciarmela?

Ania lo guardò per qualche istante, indecisa se mandarlo a quel paese o lasciargli la panchina e ignorarlo per sempre.

- Fammi capire, tu vieni qui, non ti presenti nemmeno e mi chiedi di alzarmi dalla "tua" panchina? Cos'è, un nuovo metodo di approccio? - usò un tono acido.

- Caspita, non è giornata, eh?! - rise divertito, ma Ania non lo trovò divertente. - Sei permalosa, stavo solo scherzando!

- Puoi riprenderti la tua panchina! - la ragazza si alzò e fece per andarsene.

- Aspetta! - disse il tizio avvicinandosi. - Hai ragione, scusa, non me ne frega niente della panchina, volevo solo offrirti un caffè. - ammise.

- Perché? - domandò sollevando un sopracciglio.

- Beh, frequentiamo gli stessi corsi, è da un po' che ti ho notata ma non ho mai avuto l'occasione di presentarmi. - fece spallucce.

Ania distolse lo sguardo stizzita. Ma sembrava sincero ed anche molto carino, forse farsi nuovi amici avrebbe potuto aiutarla a stare meglio.

- Comunque non ti sei presentato. - gli fece notare.

- Mauro! - allungò la mano, sorridente.

La ragazza gliela strinse, ma non disse nulla.

- Allora? Come vuoi che ti chiami? - Mauro cercò il suo sguardo, con un sorriso rassicurante.

- Ania.

- Ania. - ripeté lui. - Che strano nome! - esclamò come facevano tutti.

- E non bevo caffè. - aggiunse la ragazza.

- Ok, niente caffè. - Mauro alzò le mani a mezz'aria. - Posso? - indicò nuovamente la panchina, ricevendo in risposta un'alzata di spalle.

- Cosa ti affligge, mia cara Ania? - le domandò sedendosi e appoggiando un braccio allo schienale.

Senza un Graffio e Senza PaureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora