Le cose non erano andate esattamente come Ania aveva immaginato, in realtà erano iniziate ad andare male nel momento in cui aveva messo piede in quella città e aveva scoperto che Ermal non era andato a prenderla personalmente. Il tipo che aveva mandato al suo posto non le era piaciuto, ma le sue risposte, in qualche modo, le avevano aperto gli occhi.
Ermal non andava a prendere le ragazze, a meno che qualcuna non fosse davvero importante per lui. Così, Ania aveva realizzato di non essere importante tanto quanto lui lo era per lei, ma si era lasciata trasportare dall'attrazione e dal sentimento che aveva iniziato a provare nei suoi confronti, allora era finita tra le sue braccia, talmente serena da addormentarsi perfino in quell'abbraccio.
Ma al suo risveglio, i dubbi erano ancora lì, alimentati dalle informazioni che aveva ricevuto qualche ora prima.
Ania non aveva potuto fare altro che tirarli fuori, ma nel farlo ci aveva messo rabbia e ciò aveva dato vita a un'accesa discussione in cui lui era stato sicuramente molto più abile con le parole. Ma le aveva detto cose importanti, aveva detto che per lui era speciale, le aveva ricordato di non averla mai forzata, di essersi in qualche modo esposto e, a quel punto, Ania si era pentita del tono che aveva usato.
Ermal era stato onesto, non le aveva raccontato nessuna bugia, non le aveva fatto nessuna promessa e ad Ania dispiaceva aver lasciato che la parte aggressiva di lei la dominasse. Nonostante ciò, era ancora convinta di non voler essere solo parte di una collezione e, anche se lui aveva affermato che fosse molto più di quello, voleva delle dimostrazioni.
Il viso di Ania era sotto il getto d'acqua, quasi servisse a lavare via i pensieri che la tormentavano, una volta per tutte. Era quasi scappata da quel letto, necessitava di schiarirsi le idee e di stare per qualche minuto da sola con se stessa a fare ordine sulle cose che si erano detti.
Un rumore la distrasse, Ermal era appena entrato in bagno e la ragazza osservò la sua sagoma avvicinarsi, attraverso il vetro appannato. Ania fece scorrere la porta del box doccia e se lo ritrovò davanti, ma non ebbe il tempo di dire una sola parola perché lui la spinse dolcemente verso la parete, oltrepassando il getto d'acqua e bagnandosi i capelli.
I loro occhi si fissarono intensamente, mentre i corpi bagnati premevano l'uno contro l'altro. Ermal, con espressione seria, le prese le mani, si cinse la vita con le braccia di lei e poi le prese il viso.
- Non sto giocando, Ania. - disse a bassa voce, con le labbra bagnate e qualche gocciolina d'acqua che scorreva sul suo volto. - Credimi quando ti dico che con te è diverso, tu mi trasmetti delle sensazioni che... Cavolo, mi destabilizzano, ma ne ho bisogno! - chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla sua.
- Ho paura di farmi male. - sussurrò lei.
- Lo so... - Ermal riaprì gli occhi. - ...E spero di non fartene, ma non posso promettertelo né pretendere che ti fidi di me. Ti chiedo solo di non vederla come "una cosa" perché ti garantisco che non è così. - spiegò.
Ania lo guardò negli occhi con talmente tanta attenzione che, se lui avesse detto anche una sola bugia, glielo avrebbe letto nello sguardo. Ma lo sguardo di Ermal sembrava sincero, sembrava limpido ed Ania non poté fare altro che rischiare, così gli credette. Se si stava esponendo così tanto, doveva essere davvero importante per lui, magari non era innamorato, però era già qualcosa.
- Ermal, perché io? - mormorò con incertezza, tirando fuori forse il dubbio più grande che aveva.
- Perché tu? - sorrise, quasi intenerito da quella domanda. - Perché mi piaci tu, perché ti sento simile a me e i tuoi occhi, questi occhioni che parlano... - le scostò qualche ciocca di capelli. - Li ho sempre in mente. Sei così bella Ania, le tue labbra, il tuo sguardo, il fatto che tu non te ne renda nemmeno conto...
Le mani di Ania si erano insinuate sotto quella massa di ricci bagnati ed Ermal smise di parlare a causa di quel contatto che lo rilassò istantaneamente. Chiuse gli occhi, si godette le sue carezze e, quando li riaprì, la bocca di Ania raggiunse la sua.
Le loro labbra si scontrarono, le lingue presero ad accarezzarsi con urgenza, mentre il desiderio di lui, di averla ancora una volta, si fece sempre più palese, al punto che Ermal non riuscì più a resistere. Con le mani afferrò saldamente le cosce di Ania e le sollevò, premendo il corpo di lei contro il muro.
I due fecero l'amore in quella posizione, col getto d'acqua ancora attivo e i corpi completamente bagnati. Gli occhi di lui si socchiusero e le sue labbra lasciarono fuoriuscire degli incontrollabili gemiti, mentre affondava le dita nella carne di Ania, tenendola su e stringendola come se non fosse mai abbastanza, come se desiderasse entrare anche sotto la sua pelle, lasciare segni di sé ovunque nel suo corpo.
Ania avrebbe provato a dargli una possibilità, non sapeva bene cosa sarebbe successo, se dopo quella volta lo avrebbe rivisto, ma decise che avrebbe provato a farsi bastare quei giorni con lui, nonostante volesse molto di più. Gli avrebbe dato del tempo, magari le cose sarebbero cambiate, forse lui si sarebbe potuto innamorare, insomma, ognuno ha i propri tempi e Ania era disposta ad attendere, rischiando perfino di illudersi.
Rifletté su questo osservando la propria immagine riflessa nello specchio, mentre con ancora l'accappatoio addosso, si asciugava i capelli. Non poteva negare di sentirsi serena quando era con lui, nonostante i dubbi che continuavano a ronzarle nella mente.
Ania sorrise, ma non riuscì a fare a meno di pensare a quando quel sorriso si sarebbe nuovamente spento, alla realtà che la aspettava a casa, alla paura che Luca potesse farle del male.
Decise di smettere di pensare, spense il phon, si spazzolò i capelli e tornò in camera.
Ermal si era rivestito, aveva indossato il pantalone di una tuta e una maglietta a maniche corte e se ne stava semisdraiato sul letto, col cellulare tra le mani.
- Sembri stanco! - esordì Ania.
Ermal sollevò lo sguardo dal suo telefono, la squadrò dalla testa ai piedi, poi lo posò sul comodino, la raggiunse e le poggiò le mani sui fianchi.
- Stai per caso cercando di provocarmi? - mormorò.
- Ti senti provocato solo perché indosso un accappatoio?
- Vedi, il problema non è l'accappatoio in sé, ma il fatto che sotto tu sia nuda richiama sicuramente la mia attenzione.
- Ho l'impressione che questo accadrebbe anche se indossassi una tunica! - ribatté Ania.
Ermal alzò gli occhi e ci pensò un attimo.
- Sì, se sotto la tunica fossi nuda, è molto probabile! - affermò facendola ridere.
- Beh, se hai finito, adesso mi vesto. - disse Ania scostandosi e voltandosi verso la propria valigia.
- Non farlo. - la attirò nuovamente a sé. - Ordiniamo la cena in camera, ti va? - propose.
- Così potrai avermi a tua disposizione per tutta la sera?
- L'idea è quella! - il ragazzo sorrise.
- Non so se mi va, di sicuro ti approfitterai di me e mi terrai tutto il tempo a letto, sempre che tu ce la faccia, insomma, non hai una certa età?! - lo prese in giro.
- Hey! - esclamò offeso tirandola per il cinturino dell'accappatoio. - Te lo togli o no 'sto coso?!
- Toglilo tu! - lo provocò.
Ermal si mise a ridere.
- Davvero? Non ero io quello che ti tiene sempre a letto?
- Devo ricordarti chi è saltato addosso a chi poco fa in doccia?! - gli fece notare Ania.
- Non serve, mi ricordo bene quello che è successo poco fa ed è stata colpa tua, eri nuda e mi hai provocato! - fece spallucce.
- Beh, la prossima volta farò la doccia vestita! - Ania si mise a ridere.
- Mi sembra una buona idea, non sono mica di legno!
- Sei un debole! - lo accusò ironica.
- Sei tu la mia debolezza. - affermò cogliendola di sorpresa.
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Senza un Graffio e Senza Paure
FanfictionERMAL META FANFICTION ⚠️STORIA IN REVISIONE⚠️ Tengo molto a questa storia perché è la prima in assoluto che ho scritto. Mi rendo conto che alcuni fatti sono talvolta assurdi, ma tramite le mie storie potrete assistere alla piccola crescita di una s...