Capitolo 27 (Revisionato✔️)

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Ania si sentì sollevata per aver finalmente raccontato ogni cosa a Ermal, adesso non aveva più nulla da nascondere, lui era a conoscenza dei suoi problemi e, con sua grande sorpresa, disposto ad aiutarla a risolverli.

La ragazza stava raccogliendo un po' di cose da portare con sé per passare la notte fuori casa, mentre Ermal curiosava tra i suoi CD, sorrideva davanti ai titoli che gli erano più familiari e tirava fuori qualche libro dalla piccola libreria.

- Davvero leggi Poe? - le chiese sfogliando Le Avventure di Gordon Pym.

- Non è mica lì per abbellire lo scaffale! - esclamò lei.

- Un po' tetro, non trovi? - commentò Ermal.

- È proprio quello il suo fascino. - spiegò Ania. - Sono pronta! - disse poi prendendo la propria borsa.

Così il ragazzo rimise a posto il libro e camminarono verso la porta d'ingresso, finché Ania si rese conto di non ricordarsi dove aveva messo le chiavi di casa. Allora iniziò a guardarsi intorno, a cercarle in giro per l'appartamento senza risultati, cominciando perfino a innervosirsi, come faceva tutte le volte che non riusciva a trovare qualcosa. Ermal, invece, sembrava divertito a vederla disperata nella sua ricerca e non mosse nemmeno un muscolo per aiutarla.

- Sono queste? - le chiese svariati minuti dopo, facendo girare l'anello centrale del piccolo mazzo di chiavi attorno al suo indice, per poi riafferrarle.

- Dov'erano? - chiese Ania dopo aver sbuffato.

- Le avevo in mano! - fece spallucce. - Sei troppo distratta, Ania, così non va bene! - la prese in giro.

- Ma sei scemo, le ho cercate per mezzora! - lo rimproverò.

- È stata una mezzora molto divertente! - esclamò lui mettendosi a ridere.

- Stupido! - mormorò lei tra sé e sé.

- Che cosa hai detto? - domandò Ermal che, in realtà, aveva sentito benissimo.

- Ho detto che sei stupido! - ripeté Ania dispettosa.

La ragazza cominciò a indietreggiare a causa del suo minaccioso avanzare, fino a toccare il muro dietro di sé e, quando capì di non avere scampo, scattò in direzione della sua camera, ma non fece in tempo a fare un passo che lui la afferrò all'istante e la riappoggiò alla parete.

- Ti stacco le labbra a morsi! - scandì davanti al suo viso, ma non sembrò spaventarla, anzi.

Ermal si avvicinò alla sua bocca, intenzionato a morderle il labbro, ma lei si voltò per evitarlo e allora lui le morse lievemente la mandibola. Ania chiuse gli occhi mentre lui le lasciava una scia di piccoli baci, fino ad arrivare alle labbra che, stavolta, lei gli concesse.

Coi denti, il ragazzo le prese il labbro inferiore e lo tirò lentamente verso sé, stringendo e succhiandolo per poi lasciarlo andare. Rimasero con le bocche vicinissime, la potente attrazione che provavano l'uno nei confronti dell'altra, divenne palpabile ed Ania ebbe una gran voglia di baciarlo, perdere la testa sulle sue labbra e privarlo dei vestiti, lì, in un angolo qualsiasi della casa. Ma quando si avvicinò per farlo, Ermal si scansò.

- No Ania, sono stupido, ricordi? - mormorò col tono di voce che lo tradiva.

In quel preciso istante, Marta fece irruzione in casa, trovandoli avvinghiati in mezzo al breve corridoio. I due cercarono immediatamente di ricomporsi, mentre Marta lo fissava pietrificata.

- Ciao, piacere di conoscerti! - Ermal, con la sua solita sicurezza e gentilezza, allungò la mano e le sorrise, ma Marta sembrò perdere sia l'uso della parola che quello delle mani, almeno per i primi secondi.

Senza un Graffio e Senza PaureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora