Camila non aveva dormito molto bene negli ultimi giorni. Durante le ore di sole restava chiusa in casa a redarre pagine su pagine riguardanti definizioni aziendali che aveva sentito nominare sì e no poco più di una manciata di volte in vita sua. La maggior parte a cena con suo padre, le altre al telegiornale.Dinah migrava dall'appartamento di Ally, a quello di Shawn, a quello di Camila. Senza mai passare dal suo. La cubana la ragguagliava sugli eventi, la teneva aggiornata sull'agenda che si programmava automaticamente. Le era stato detto che Venerdì avrebbe avuto un'altra riunione. Voleva prepararsi adeguatamente per affrontare la seduta comune, non solo per orientarsi nei discorsi sollevati, ma anche per familiarizzare con il gergo e possibilmente intervenire.
Dinah la stava aiutando enormemente. Passava a comprare qualcosa da mangiare, lo riscaldava e si fermava a pranzo con lei. Dopodiché le risentiva tutto quello che aveva imparato durante la notte. Tornava a dormire di rado, molto spesso si infiltrava a casa di Shawn, dove sperava sempre di pizzicare Siope.
Camila era oberata di siti dove spigolava e collezionava parole e significati, ma anche di testi di prova dove aveva tentato di ottemperare le richieste mosse da Lucy nella scorsa edizione.
Era molto nervosa, comunque, soprattutto per Lauren. Sperava di non inciampare in lei, ma adesso le sembrava quasi impossibile. Era sicura che la donna si sarebbe in qualche modo presa la sua rivincita. Non pareva il tipo che chiudeva un occhio o si accontentava di un pareggio.
Era giovedì mattina, la cubana stava beneficiando dell'effetto rinvigorente del caffè quando il suo telefono trillò.
Numero sconosciuto.
Stava per attaccare quando si ricordò che l'ultima volta che aveva declinato un numero sconosciuto, era morto suo padre. Il cuore le saltò in gola. La mano tremava quando spinse il tasto verde.
«Pro-pronto?» Fafugliò, strizzando gli occhi.
«Hola chica!» Una voce pimpante vibrò attraverso la comunicazione.
Camila si tranquillizzò. Il timbro non era sconosciuto, ma non riusciva ad associarlo.
«Te acuerdas de mi?» Domandò dilettantesca la voce.
«Ehm... Sinceramente no, mi spiace. Ha sbagliato numero?» Si grattò la nuca Camila, confusa.
«Mi ritengo offesa.» Sospirò la donna «Sono Normani, ciao, la tua meravigliosa collega. Lo so, lo so, ciao.» Si introdusse modestamente la ragazza.
Camila balzò in piedi, ricomponendosi nervosamente, come se Normani potesse vederla con il pigiama, la coda di cavallo, gli antiscivolo e la faccia struccata.
«Scusami, non avevo collegato.» Si giustificò la cubana.
«Strano. Di solito cadono tutti ai miei piedi dopo il primo "ciao".» Scherzò la donna, disgelando la teleferica.
Camila ridacchiò, ancora un po' agitata.
«Tu non mi hai chiamata, quindi ho preso la situazione in mano!» Esclamò briosamente.
«Oh.. giusto, scusami. Sono stata impegnata con... il lavoro.» Disse una mezza verità la cubana, che ora guardava i fogli spaesata, in preda ad un blackout.
«Capisco. Ci fanno sgobbare, lo so. Ecco perché esisto io!» Si classificò come una pseudo eroina, strappando un'altra risatina alla cubana che ogni tanto mostrava ilarità solo per compiacerla. «Stavo pensando che potremmo fare aperitivo fuori, discutere di qualche pratica lavorativa. Che ne pensi, chica?»
Camila avrebbe voluto soltanto ricusare l'offerta e tornare a ficcare il naso nel malloppo di pagine che la fissavano ammonitrici, ma il sudore le aveva imperlato il collo e le mani erano già madide: paura di risultare scortese.

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Towers
FanfictionLauren, 25enne pluripremiata, è a capo di una grossa azienda multinazionale che fattura miliardi di soldi annui. È molto quotata online, a tal punto che le sue azioni sono ripartite solo fra pochi fortunati. Camila, 23enne "allo sbando", riceve in...