Capitolo trentotto

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«Ha il cambio manuale, non va bene.» Appuntò Lauren, arricciando il naso.

«Adoro il cambio manuale.» Ribatté la cubana.

«Per forza, non ne capisci niente di auto.» Fece notare bonariamente la corvina, facendo scivolare la mano sulla portiera lucente.

«E sono uno dei tuoi maggior investitori, pensa te che fortuna.» Satireggiò la cubana, stampandosi un'espressione eloquentemente beffarda.

Lauren richiuse la portiera del passeggero con un tonfo sordo, mascherando un sorriso dietro la sua maschera insondabile. Camila, che stava ispezionando il lato del guidatore, accompagnò con delicatezza la portiera, seguendo Lauren verso la prossima vettura.

La corvina indossava un pantalone morbido, nero, elegante, leggermente alto sul bacino e per questo metteva in risalto il suo punto vita, fasciato in una camicetta di raso marrone. I tacchi slanciavano la sua figura già di per se imponente e avvenente.

Camila la contemplò ancheggiare lentamente, ventilando tutte le proposte esposte in bella vista. Le mani nelle tasche, le spalle dritte, l'incavatura della schiena, il modo di scandagliare lo spettro delle offerte, virando la chioma da una parte all'altra, attenta, disciplinata.

«Questa, già meglio.» Indicò una vettura schiacciata, abbastanza sportiva, opaca la corvina.

Camila si avvicinò. Aveva un aspetto familiare... Aguzzò lo sguardo e quando mise a fuoco la targhetta affissa sul retro dell'auto, rise «Ma questa è un progetto stilato da te.»

«Il migliore, infatti.» Si pavoneggiò Lauren, osservando fiera la vettura.

La cubana seguì i movimenti delle sua mano, delicati e armoniosi. Sembrava conoscere ogni chiodo dell'auto, aveva seguito fedelmente e appassionatamente ogni processo che progressivamente aveva coronato poi quel momento.

«Andiamo, almeno provala prima di dire no.» La sollecitò la corvina, sollevando le spalle.

Camila alzò gli occhi al cielo, dedicò un sorriso a Lauren che profittò per aprirle la portiera e invitarla con una mano e un sopracciglio arcuato a testare. Camila si lasciò persuadere, accontentando la corvina. Avanzò qualche passo, scagliò un'occhiata maliziosa a Lauren e scivolò nell'abitacolo. La corvina richiuse la portiera mentre Camila stendeva braccia e gambe, familiarizzando con lo spazio e il sedile.
Lauren si affacciò al finestrino, facendo penzolare le braccia all'interno.

«Come vedi hai stereo, comando finestrini, blocco portiere, cambio automatico e tutto a portata di mano.» Illustrò orgogliosamente, fornendo un quadro generale alla cubana delle funzionalità del suo gioiello. «In più è direttamente collegata al 911. Quando subisce un colpo troppo forte, inoltra automaticamente la chiamata e la posizione all'ospedale più vicino. Così starei più tranquilla. In più puoi...»

La cubana, che si stava dilettando a manovrare il volante, virò di scatto lo sguardo verso di lei, arroccata ad un soffio da lei, leggermente più in alto «Staresti più tranquilla?» Mormorò, osservando come la refrattarietà della corvina tornò rapidamente a compattarsi sul suo volto.

«Nel senso che... Non tutte le auto sono così intelligenti.» Si schiarì la voce.

Camila annuì, lasciando perdere. Sapeva che insistere avrebbe spoetizzato il momento, e anche lo stato d'animo della corvina. Le permise di proseguire l'apprendimento sulla tecnologia innovativa installata nell'auto, sorvolando sul resto. Quando Lauren ebbe finito la disquisizione, le aprì nuovamente la portiera. Camila uscì, ma non si allontanò. Afferrò l'estremità della portiera, restando impassibile vicino alla corvina. Molto vicino.

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