Capitolo cinquantuno

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Ciao a tutti.

Ragazzi questo sarà più un capitolo "summit" che un capitolo "passaggio" 😂. Nel senso che, avevo bisogno di descrivere un periodo abbastanza lungo, perciò ho concentrato molto, evitando di allungare il brodo. C'è ancora tanto da dire e non vorrei perdermi in chiacchiere, tutto qui.

Spero che vi piaccia!

Buona lettura :)



«Così. Perfetto! Possiamo cambiare la luce, per favore? Un altro più a sinistra il riflettore... Okay! Più spontanea, prova! Sciogliti, Camila, sciogliti.»

Sciogliti tu, cazzo. Sbuffò mentalmente la cubana. Come se fosse facile.

Ancora si chiedeva perché, due settimane prima, quando Lauren le aveva parlato di quell'assurda idea, aveva acconsentito invece che fare la cosa più saggia e comprare perciò un biglietto di sola andata per il Messico.

Lei non sopportava l'attenzione, gli obiettivi e i flash. In una sola mossa si era invischiata in tutti e tre insieme. Bingo.

«Camila, una posa più naturale. Eddai, pensa che ti vedrà mezza città e sorridi.»

Sorriderò solo quando potrò darti un calcio nelle... Respira, Camila. Respira.

La sola idea che il suo viso si sarebbe diffuso ogni due metri su cartelloni pubblicitari, volantini, manifesti, annunci online. Sarebbe stato perfino negli spam!!

«Camila, cerca di...»

«Possiamo fare due minuti di pausa, per favore?» Il tono della cubana si stizzì notevolmente, ma tentò ugualmente di moderarsi.

Il fotografo non ebbe niente in contrario, e ne approfittò anzi per valutare il loro lavoro fin lì su un apposito computer che riceveva in simultanea gli scatti.

Camila si avviò verso il tavolo imbastito con qualche bottiglia di gassose e qualche leccornia. Si versò un bicchiere d'acqua semplice, e lo trangugiò in un solo sorso.

«Qualcuno è nervoso.» Una voce rauca alle sue spalle, carezzevole e familiare, rintoccò nelle sue orecchie prima che la mano scivolasse sulla sua schiena in basso.

Camila inspirò profondamente, mentre rabboccava il bicchiere.

«Io? Sto benissimo.» Mentì, senza penarsi nemmeno di confezionare una menzogna all'altezza.

«Camila..» Si fece più affabile e gentile il suo tono, spostandosi nel campo visivo della cubana, essendosi tenuta finora alle sue spalle.

«Lo so che l'idea di ergerti, in qualsiasi ambito o modi possibile, non ti piace. Ma questa è una grande opportunità, e non conosco nessuno migliore di te.» Il suo sguardo era gaiamente sincero. Non vi era traccia di artificio. Lauren pensava veramente ciò che declamava.

«Lo so, ma...» Si voltò verso di lei, potendo così guardarla dritta negli occhi e non esserne solamente soggetta. «Non so se sono pronta io.»

«Io sono sicura che tu lo sia, ma se così non fosse,» la mano della corvina sgattaiolò su una ciocca della cubana, appuntandola dietro l'orecchio, «faccio smantellare tutto in men che non si dica, compriamo due pizze e andiamo a casa tua a mangiarle. Basta una parola e questo set diventerà solo un lontano ricordo.» Si strinse nelle spalle con aria indifferente, lasciando vasta scelta alla cubana. Non voleva in nessun modo condizionare il suo pensiero.

Camila lanciò uno sguardo verso il set ancora allestito. Il fotografo stava indicando alcuni scatti e scartando gli altri. Non era il suo habitat, decisamente, ma lei non era una che si tirava indietro al minimo svantaggio. Anzi. Gli svantaggi erano ciò che la motivavano a proseguire.

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