Forse era una sua impressione -sicuramente lo era-, però, appena mise piede in ufficio, le sembrò che tutti gli occhi fossero puntati di lei. Camila comunque tirò a dritto, senza distogliere lo sguardo dalla strada davanti a se. Se davvero la stava guardando -o fissando-, beh, almeno sperava che notassero i nuovi orecchini.Normani era appoggiata contro il bancone d'ingresso, stava discutendo con Chelsea sommessamente; evidentemente di qualcosa che non volevano far trapelare. Quando l'amica la vide percorrere il corridoio, interruppe la conversazione per rivolgerle un sorriso ribaldo, annuendo impercettibilmente.
«Chi non muore si rivede.» Commentò soltanto, senza cavillare troppo sull'assenza della cubana.
«Ti sono mancata?» Sorrise maliziosa la cubana.
«Purtroppo... sì.» Normani estese un sorriso raggiante e attirò la cubana in un abbraccio fraterno. «Ma solo perché ci mancava un arbitro a Risiko.» Chiosò la collega, che aveva una certa reputazione da difendere.
«Oh, chiaro.» La secondò Camila, ammiccando.
Anche Chelsea la salutò, chiedendole se le ferie fossero state abbastanza distensive. La cubana improvvisò dicendo che tutti hanno bisogno di staccare la spina ogni tanto. Poi le lasciò a discutere riguardo ciò che avevano sospeso per colpa sua, e si avviò verso la sala riunioni.
Era strano tornare lì, calcare nuovamente quel corridoio. Credeva che non lo avrebbe fatto più, lo credeva davvero, ma ora invece eccola lì, contro tutte le aspettative, a riscattarsi moralmente e professionalmente. Si, era contenta di essere di nuovo in azienda, ma non aveva costruito nessun castello in aria. Meglio restare con i piedi per terra, prendere giorno dopo giorno, senza analizzarsi troppo, senza razionalizzare a lungo. Seguire l'istinto era divenuto il suo mantra. Era l'unica strada che le rimaneva da percorrere.
Svoltato l'angolo, la cubana per poco non cozzò con una figura assai familiare che in tutta fretta si stava dirigendo verso la segreteria.
Giusto per un pelo schivarono lo scontro. Quando Camila alzò la testa, trovò due smeraldi a fissarla un po' irritati per il cozzo sfiorato, ma che appena la riconobbero si mantecarono nelle sue iridi.
«Ciao.» Mormorò Lauren, fra l'incredulo e un sorriso.
«Buongiorno.» Rimase più sul formale Camila, ricordando bene la distinzione "chiesa e stato." Dovevano mantenere una certa rettitudine in azienda.
Lauren si schiarì la voce e si ricompose, stringendo con forza i documenti che impugnava. «Come stai?»
«Raffreddata, ma passerà.» Scrollò le spalla la cubana, abbozzando un sorriso. «E tu?»
«Stanca, ma passerà.» Ribatté Lauren, chiaramente e imprevedibilmente del tutto ignara alle regole d'ufficio che avevano stilato nel tempo.
La cubana abbozzò un sorriso, abbassando lo sguardo. Lauren allora cambiò discorso.
«Stavi andando da qualche parte?» Temporeggiò, riassumendo un'attitudine più morigerata.
«Alla tua riunione, in effetti.» Annuì la cubana, allungando un sorriso che fece guizzare le sopracciglia di Lauren, improvvisamente catapultata alla realtà.
«Giusto. Riunione. A dopo, Camila.» Lauren fece per sorpassarla, ma nel contempo anche la cubana aveva avanzato un passato nella medesima direzione.
Lauren scartò verso destra e Camila la imitò, tentando di aggirare il problema ma creando invece un altro. La cubana alzò lo sguardo sulla corvina. Per qualche secondo rimasero a fissarsi negli occhi, senza fare o dire niente, dopodiché entrambe si concessero un sorriso divertito.
![](https://img.wattpad.com/cover/167494808-288-k641398.jpg)
STAI LEGGENDO
Towers
FanfictionLauren, 25enne pluripremiata, è a capo di una grossa azienda multinazionale che fattura miliardi di soldi annui. È molto quotata online, a tal punto che le sue azioni sono ripartite solo fra pochi fortunati. Camila, 23enne "allo sbando", riceve in...