«Cavolo.» Esclamò in un sussurro attonito Normani, grattandosi il mento.«Già.» Annuirono all'unisono Dinah e Camila, la prima più energicamente dell'altra.
«Quindi sei entrata in azienda grazie all'eredità di tuo padre.» Fece il punto della situazione Normani, sintetizzando due mesi di lavoro, notti insonni, veglie con litri di caffeina e pugni in faccia.
«Eh, più o meno.. si.» Confessò Camila, abbassando lo sguardo sui calzini natalizi con vischio e renne che Dinah le aveva anticipatamente regalato.
Era sempre imbarazzata nell'ammettere che la matrice dei suoi successi era la sventura di suo padre, che altro non aveva fatto che devolverle il suo capitale, arridendola. Sapeva che vegliardi investitori, opportunamente seduti a quel tavolo, potevano contare su anni di esperienza e canonici studi, mentre la cubana non aveva possedeva questa certezza.
«Sinceramente, non pensavo di dare nell'occhio.» Riavvolse il nastro Camila, facendo un passo indietro a quando l'avventura era iniziata.
«Hai investito tre milioni di dollari, e non pensavi di "dare nell'occhio"?» La guardò con espressione scettica ed eloquente Normani, suonando retorica.
«Ma che ne sapevo io!» Sbottò la cubana, rendendosi conto di aver fatto il passo più lungo della gamba.
Prese a camminare per casa, con il fazzoletto a portata di mano, dato che il naso a momenti era ancora un rubinetto aperto. Lucy l'aveva colpita proprio bene, e Camila dentro di se non poteva fare a meno di pensare "Ben ti sta".
Era il giusto pegno per aver decurtato i fondi di suo padre, investendo in un'azienda che inizialmente l'aveva portata sull'orlo del tunnel di burnout, mentre ora minacciava di esasperarla fra intrighi e ricatti. Era la legge del contrappasso. La sua sconsideratezza le aveva fatto rimediare una sequela di ritorsioni che parevano più segni del destino.
«Non capisco, comunque.» Tornò a pensare ad alta voce Normani, che ancora aveva qualche sassolino nella scarpa.
«D'accordo aver scoperchiato il vaso di Pandora, ma non è da Lucy spifferare i segreti altrui. Solitamente li tiene come "assi nella manica", e li usa quando le fa più comodo. Invece no. Stavolta no. È stata solo... vendicativa. Ma di cosa? Le hai fatto qualcosa?» Espresse cristallina Normani, cogliendo Camila in flagrante.
«Io? E che vuoi che le abbia fatto?!» Squittì troppo acutamente per essere credibile.
«Non lo so, era solo un'ipotesi.» Si difese la collega, la quale non mancò di trascrivere la reazione irascibile della cubana nel bloc-notes della sua memoria.
«Vabbè, inutile pensarci ora.» Intervenne Dinah, che per tutto il tempo aveva assistito allo scambio senza intromettersi, dato che di genealogie aziendali non ne sapeva una virgola.
«È meglio se Camila va a dormire, al resto peseremo poi.» Liquidò la conversazione la polinesiana, riservando uno sguardo di sguincio a Normani, come per zittirla.
La cubana diede una buonanotte laconica, prelevò una manciata di cubetti di ghiaccio dal freezer, difettando di piastra eutettica, e arrabattò alla bene e meglio un surrogato.
Quando Dinah e Normani rimasero da sole e la luce nella camera della cubana si spense, la polinesiana si sporse verso l'amica e bisbigliò «Allora, rivelami il tuo piano, Maleficent.»
Normani le dedicò uno di quegli sguardi smielati che solitamente faceva in presenza solo di una donna nuda.
La mattina dopo, carica di caffeina e magnesio, Camila fece colazione sul bovindo di camera sua. Era il suo angolo preferito, dove poteva racchiudere il senso di "casa" in un rettangolo di cuscini squadrati e coperte di pail.
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Towers
FanfictionLauren, 25enne pluripremiata, è a capo di una grossa azienda multinazionale che fattura miliardi di soldi annui. È molto quotata online, a tal punto che le sue azioni sono ripartite solo fra pochi fortunati. Camila, 23enne "allo sbando", riceve in...