«Ti ho preso un flafel.» Dinah porse il sacchetto a Normani, seduta sul sedile posteriore.«Io ho comprato una brioches.» Scambiò cordialmente, mentre la polinesiana si stava già leccando i baffi. Buongustaia di cornetti com'era, avrebbe volentieri fatto il bis.
«E tu, Ally?» Domandò Dinah, notando le mani vuote della bionda.
«Non ho fatto in tempo a fermarmi al bar. Mi farò perdonare una volta arrivate a destinazione.» Promise solennemente sotto l'occhiata circospetta di Dinah che si legò al dito quel giuramento quasi fosse una vitale questione di stato.
«Ma Camila?» Si informò Normani, scrollando lo sguardo verso il sedile di guida dove vi alloggiava Lauren.
«Non risponde.» Sbuffò la corvina, inoltrando per l'ennesima volta la chiamata alla cubana. E per l'ennesima volta, invano.
«Dannazione, ma è mai possibile che sia sempre in ritardo?» Si risentì Normani, consultando l'orologio che confermò la sua conclamata teoria.
Lauren bofonchiò sommessamente, e tentò di rintracciare telefonicamente la cubana, ma proprio quando il suo pollice scivolava sul contatto, la cubana sgusciava all'interno dell'abitacolo.
«Oh, alleluia!» Esultò seccata Normani. Non era tanto il ritardo che la indispettiva, quanto le conseguenze che succedevano quel ritardo, ovvero: non si mangia finché non siamo tutte a bordo.
«Ma dov'eri finita?», «Certo che sei sempre la solita!», «Mai una volta che tu arrivi puntuale.» Fioccarono le proteste.
«Oh, calma, calma.» Mise le mani avanti la cubana, passando in rassegna i volti lividi con espressione quasi stupefatta. «Ho preso il caffè.» Sguainò il condono la cubana, garantendosi la grazia delle astanti.
«E anche due cornetti, due muffin e due ciambelle, una con glassa e l'altra senza.» Sventagliò il massiccio sacchetto davanti agli occhi delle presenti, liquefacendo il livore delle amiche in laguorino.
La cubana consegnò il ricco bottino nelle mani della polinesiana. Mentre le tre si calvano in un dibattito su chi dovesse mangiare il muffin e chi la ciambella, Lauren e Camila si scambiavano uno sguardo complice accompagnato da un sorriso melliflue.
«Stai bene?» Chiese la corvina, scrutandola a lungo negli occhi.
«Solo affamata. E tu?» La rassicurò la cubana, captando il crepitio del sacchetto gastronomico in sottofondo.
«Sto bene.» Annuì Lauren, desiderosa di sporgersi per darle un bacio, ma conscia del compromesso che aveva stipulato con Camila.
La cubana le aveva chiesto tempo prima di ufficializzare il loro rapporto, che ancora doveva comunque essere definito in base ai costumi odierni. Non erano "scopamiche", ma nemmeno fidanzate. Si volevano bene, ma erano innamorate? Bramavano una relazione longeva, ma ne erano capaci? Alla fine erano incertezze che quasi ogni coppia si trova ad affrontare prima o poi, solo che i loro precedenti rendevano più difficile la disanima.
Era lecito quello che Camila le stava chiedendo. Lauren non aveva fretta.L'unica fretta che avvertiva era quella di parlare con Camila.
Voleva dirle la verità. Tutta la verità. Integra è solida come l'aveva sopportata fino ad allora. La sua forza resistente stava vacillando.
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Towers
FanfictionLauren, 25enne pluripremiata, è a capo di una grossa azienda multinazionale che fattura miliardi di soldi annui. È molto quotata online, a tal punto che le sue azioni sono ripartite solo fra pochi fortunati. Camila, 23enne "allo sbando", riceve in...