Ore 6:25. Non riuscì a chiudere occhio. Troppe emozioni ravvicinate per un ragazzo privo di anima. Il trasloco, vedere così tante informazioni su papà e lei. Scarlett. Per 5 anni, le mie giornate erano prive di colori, non riuscivo a sorridere e la depressione mi prese in ostaggio. Non avevo speranza. Per 5 anni vagavo senza meta nella notte, da solo. Non avrei mai potuto immaginare che una candela nella notte mi avrebbe aiutato così tanto. Finalmente avevo ritrovato la speranza.
N: Abita a pochi passi da noi...Disse sorridendo il ragazzo al pensiero della ragazza.
Provai a dimenticarla. Volevo dormire anche solo per 60 minuti. Tutto inutile. La bella ragazza dai capelli dorati correva nella mia mente. I suoi capelli, la sua voce, i suoi occhi, le sue mani. Non riuscivo a smettere di pensare a lei. Ero sdraiato per terra, in camera mia. Le prime luci del giorno illuminavano la città, nessun rumore artificiale mi disturbava. Ero in uno stato di ebrezza incredibile. Per 2/3 minuti mi sentivo in paradiso fino a quando.
M: SVEGLIATI DOBBIAMO RIORDINARE Tuonò mamma.
N: Niente colazione?
M: Mangia mentre riordini
N: Ok...
Ripresi a riordinare gli scatoloni che mi appartenevano. Non ne avevo molti 6/7 contenenti principalmente vestiti e libri. Adoravo leggere, di tutto da gialli a fantasy passando per racconti storici. Era il mio passatempo preferito. Il mio libro preferito era "Il Piccolo Principe" lo leggevo spesso a Gaia prima che andasse a dormire.
Passarono circa 2 ore, erano le 8:35 mi imbattei in un vecchio pallone di cuoio consumato. Per molti da buttare, ma quel pallone era l'unico oggetto che mi legava con papà. Lo tenevo in camera e lo conservavo con cura per i primi anni ma dopo un grave incidente commesso da me contro un avversario, smisi di prendermene cura. Lo abbandonai. Abbandonavo un pallone e abbandonavo il calcio allo stesso tempo.
Mamma mi chiamò per darle una mano.
N: Mamma, senti..mi parleresti di...papà? Domandai timidamente.
M: N-non non è il momento! O-ora lavora.
Mamma era una donna decisa e sicura di se, parlare di papà era il suo tallone d'Achille. Il suo volto diventavo cupo, gli occhi si lucidavano e la sua voce perdeva di vivacità. Purtroppo mamma non mi diceva mai nulla. Voleva dimenticare papà per sempre.
N: Parlami di papà!
M: NO! Tuonò.
N: Perché!? Ho il diritto di sapere di mio padre!
M: Nash non mi chiedere di lui. Per favore. Disse in lacrime.
N: Come vuoi. Vado a fare un giro. Dissi roteando gli occhi.
Aprii la porta di casa per uscire e a mia sorpresa trovai davanti al portone Scarlett.
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Amo il Calcio
General FictionUn ragazzo appassionato di calcio si trasferisce in una nuova città con la sua famiglia. Vorrebbe giocare per la scuola ma a causa di un evento passato, non riesce.