Scheletri nell'Armadio

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Passai diversi minuti a toccarmi la guancia destra, al tatto era ruvido, bruciava come una fiamma di falò e più passavano i minuti più diventava rossastra. Respiravo con fatica e avevo la vista offuscata. Luke non sembrava così forte ma andava in palestra con regolarità da ormai 3 anni e oltre al calcio praticava pugilato. 

S: V-vieni dentro c-che ti medico

S: S-sei p-proprio stupido Luke!

Il fratello andò in stanza senza dire una parola. 

N: S-sto bene...Feci una smorfia di dolore.

S: N-non mentire, v-vieni

N: Ok...

Scarlett mi portò in bagno per poi passare una garza con anti disinfettante sulla ferita. Il bruciore era paragonabile ad una mano nella sabbia del Sahara. Mise un blocco bende e garze sulla mia guancia. 

S: Fatto

N: Grazie...

L: Perché non rimani da noi per la notte?

N: Non saprei...

S: N-non disturbi...

N: Se dormo con Scarlett va bene...

Luke mi prese per il polso e mi buttò fuori di casa mentre le guance di Scarlett diventavano sempre più rosse. 

N: Vabbè...ci ho provato...Tornai a casa.

Il giorno dopo.

I due fratelli erano andati alla mia porta a suonare il campanello. 

M: Salve

L: C'è Nash?

M: E' uscito diversi minuti fa

L: Capisco, grazie.

I due si incamminarono verso la fermata del bus dubbiosi riguardo a due fossi. 

S: T-tutta colpa t-tua!

L: Che ho fatto adesso?

S: G-gli hai tirato u-un pugno! E c-cacciato di casa!

L: Ti ha fatto soffrire...

S: E-e allora?!

L: Voleva dormire con te...

S: N-non mi s-sarebbe d-dispiaciuto....Disse a bassa voce.

L: Che hai detto?

S: N-NULLA!

Arrivarono alla fermata e mi trovarono a leggere. 1894 era ormai alle ultime pagine. 

L: Hey...

N: Ciao...

L: Tutto ok?

N: Si...

L: Perché sei uscito prima?

N: Mi piace la solitudine...

L: Capisco...

Passai i seguenti giorni decidendo quale club avrebbe fatto per me. Non ne avevo idea, ero davvero confuso. Non sapevo cosa scegliere. Era una scelta tra il club del libro e quello di musica. In questi giorni fui tartassato da Marco, Luke e Scarlett riguardo il club di calcio, rifiutando tutte le volte. Era giovedì, venerdì era l'ultimo giorno disponibile per scegliere il club. Ero sul terrazzo con Scarlett quando arrivarono Marco e Luke. 

N: Che volete?

M: Dovresti saperlo Nash. Disse sorridendo.

N: Se è per il club di calcio, sapete la mia risposta...

L: TSK....

M: Non siamo qui per quello, volevo dirti perché amo il calcio, ti interessa?

N: Non molto...

M: Posso raccontare?

N: Fa come vuoi....

M: Avevo due anni, mio nonno stava guardando una partita del Genoa. Poiché i miei erano spesso a lavoro, mio nonno mi faceva da badante. Guardavamo spesso il Genoa, l'Italia e giocavamo a calcio. Adoravo giocare, ti faceva passare i brutti momenti e ti ridava il sorriso. E ora 15 anni dopo amo il calcio come non mai. 

N: ....

M: Sono sicuro che anche te ami il calcio, ho ragione? 

N: Non più...

M: Che è successo?

N: Che rimanga tra noi...forse così la smetterete di rompermi le palle...promesso?

L: Promesso.

M: Promesso.

S: P-promesso.

N: Mio papà era tutto per me, un genitore, un calciatore da seguire e un eroe. Faceva tutto per me. Rifiutò offerte da top club quali Juventus, Milan, Barcellona e Manchester UTD per rimanere con me e mamma a Brescia. 5 Anni fa...morì. Un incidente stradale. Non riuscivo a sorridere ma giocavo comunque mi faceva dimenticare il dolore. Ma il mio amore per il calcio si trasformò in ossessione, giocavo arrabbiato, violento e da solo. 3 Anni fa, in finale di coppa nazionale U-15 all'età di 13 anni, sul punteggio di 2-2 verso gli ultimi minuti...mandai all'ospedale un avversario. Aveva parlato male di mio papà. Non ci ho visto dalla rabbia. Ho iniziato a picchiarlo: pugni, calci, gomitate e ginocchiate. Gli ruppi naso, fratturai braccia e gli ruppi rotula e tibia. Non potè camminare per quasi un anno. Fui squalificato per due anni.

Calò il silenzio tra i presenti. 

N: Non toccai un pallone in quei 2 anni. La sola vista di uno mi provocava nausea, giramenti di testa, mancanza d'aria e offuscamento. Il vedere una partita di calcio non mi faceva dormire la notte, se dormivo le mie nottate furono infestate di incubi e terrore. Ora che sapete perché non gioco spero non mi chiederete mai più di unirmi al club di calcio...

Camminai verso la porta ma fui fermato da Scarlett. Mi stava tenendo la manica dell'uniforme con la sua mano. Una mano debole, fragile e vulnerabile ma una presa forte, decisa e possente. Guardava in basso con occhi lucidi.


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