Riunione

75 9 14
                                    

L'arbitro aveva appena fischiato tre volte. 1-0 avevamo vinto contro la Giuseppe Sculli grazie al gol di Caleb all'ultimo minuto. Andammo tutti ad abbracciarlo, tranne me. Ero per terra dolorante e mi reggevo a malapena in piedi. Tutta la squadra si complimentava con Caleb, io ero felice per la vittoria ma estremamente deluso per non essere riuscito a capire i movimenti della difesa avversaria. 

N: Non andremo lontano se non miglioro... Dissi stringendo i pugni.

A: Figliolo, non te la prendere, abbiamo vinto. Goditi la vittoria, domani ti dirò dove hai sbagliato.

N: Lei sapeva le tattiche della G. Sculli? 

A: Certo.

N: E perché non ce le ha spiegate?

A: Non sarebbe stato divertente no? Hahahaha

Mentre il mister mi consolava, il resto della squadra abbracciava Caleb.

M: Sei stato fenomenale Caleb!

L: Sapevo che ci avresti salvato oggi.

P: S-sembravi P-paolo Rossi

Cat: Finalmente hai fatto qualcosa di utile.

S: B-bravo.

Caleb non sapeva cosa dire. Era felice, confuso e incredulo. Poi i suoi occhi incontrarono quelli della madre e un carico di rabbia gli pervase il corpo. 

C: Non c'è nulla da festeggiare. Non siamo ancora passati... Andò negli spogliatoi.

Tutta la squadra andò nel pullman tranne Caleb che aspettò con la sua famiglia. 

M: Non vieni con noi Caleb? Disse sorridendo.

C: No...ci vediamo Lunedì.

M: Ok, a dopo. 

Sugli spalti, Leonardo Donatello stava riflettendo sulla partita. 

L: Ardena non ha giocato come sa...ma quel numero 9 polacco.  Caleb Popiol mi sembra...non è male, lo terrò d'occhio. 

Caleb, dopo la vittoria passò il resto della giornata con la sua famiglia. 

D: Fratellone sei stato bravissimo oggi!

C: mm. Disse privo di entusiasmo.

D: Quel gol all'ultimo mi ha fatto venire i brividi lungo la schiena.

C: Ok..

D: Va...va tutto ok fratellone?

C: Sì...

M: Cosa c'é che non va figlio mio?

C: Non mi parlare...

M: Caleb sai che ci tengo a te.

C: Ho detto non mi parlare! E non chiamarmi per nome. Caleb andò via di casa verso il parco dove trovò Nash giocare con sua sorella. Il ragazzo dai capelli ebano perdeva sangue dal naso come gli capitava dopo ogni partita. Al vedere Caleb non disse nulla ma capì, vedendo i suoi occhi privi di vitalità, che qualcosa non andava. Disse alla sorella di giocare e invitò Caleb accanto a lui.

N: Tutto ok?

C: Che ti frega a te!

N: Sei un mio compagno di classe, compagno di squadra e sei mio amico. Mi frega di te Caleb. 

C: Nessuno me lo aveva mai detto prima...

N: hai giocato bene oggi...

C: Tutto merito tuo...senza quel passaggio non avrei segnato 

N: Sarà...Non hai risposto alla mia domanda, tutto ok?

C: S-sì...

N: Sembra che tu abbia visto un fantasma...

Caleb raccontò tutta la vicenda familiare con Nash. 

C: Se lo dici a qualcuno ti uccido!

N: Fuggire dal passato non ti servirà...

C: Non sai cos....

N: NO. Non so cosa hai provato...questo è vero ma soffrire da soli non è la scelta migliore. Hai una famiglia adesso, parlane con loro. 

G: Fratellone mi sono tagliata il dito. Disse la sorellina piangendo.

N: Vieni qui Gaia, fammi vedere. Il ragazzo avvolse con un fazzoletto il piccolo taglio al dito.

N: Non sei più solo, ci siamo noi e guarda li...Nash indicò la famiglia di Caleb prima di andarsene con Gaia.

G: Chi era fratellone?

N: Un mio amico. 

C: M-mamma....m-mi sei mancata! Il ragazzo abbracciò la madre in lacrime. 

C: S-sono stato cattivo con te, scusami.


Amo il CalcioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora