①① Inverno: mancanze

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Taehyung si risvegliò più intontito e dolorante del solito quella mattina, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco che associò al fatto di aver un po' alzato il gomito la sera prima.
Era ancora sul quel divano con Ten. Durante la notte dovevano essersi mossi parecchio, dato che adesso si trovava a dare le spalle al minore sul lato esterno del morbido sofà. L'altro lo abbracciava da dietro con la faccia affondata nella sua nuca, proprio alla base della ghiandola odorifera.
Fuori la luce era ancora bluastra, ma l'alba stava per arrivare in tutto il suo splendore, mentre all'interno della calda stanza si respiravano fortissimi gli odori di entrambi, mischiati a quello acre del fumo del caminetto oramai spento. Il castano respirò a pieni polmoni la fragranza che ne risultava e, nell'espandere il torace, sentì il braccio nudo dell'altro muoversi leggermente sulla sua pelle fredda.
Si stiracchiò e provò delicatamente a sfilarsi da quell'abbraccio per alzarsi e tentare di sgattaiolare fuori dalla casa, spinto anche dall'impellente bisogno di trovare un bagno o un luogo che potesse essere utilizzato come tale.
Dopo vari tentativi e le dovute pause per prendere tempo, riuscì a rimettersi in piedi senza svegliare il tenero amante, che adesso si era ranicchiato in posizione fetale.
Lo guardò per un minuto buono prima di allontanarsi definitivamente, godendo della vista del suo corpo perfetto e del suo viso angelico sotto la debole luce di un freddo sole che stava per nascere.
Si diede un'occhiata intorno, realizzando che in realtà in quell'abitazione il bagno c'era e ne approfittò.
Sul punto di trasformarsi in lupo per lasciare quel posto, un moto di dispiacere lo attraversò, così tornò indietro e si inginocchiò di fianco al divano. Appoggiò dolcemente la mano destra sui capelli del beta e gli parlò sottovoce: <<Ten sei sveglio?>>
L'altro si accigliò un poco e produsse un mugolio sommesso.
<<Ten sto andando via. Ciao.>> Continuò mentre lo accarezzava.
Stavolta il piccolo sospirò rumorosamente e mosse il braccio libero verso la propria testa. Toccò la mano dell'omega in quella che probabilmente voleva essere una carezza, poi tornò nel mondo dei sogni.

Entro la fine della giornata sarebbe nevicato di nuovo: ne era certo il lupacchiotto bianco mentre odorava attentamente l'aria circostante e osservava il cielo prima di rientrare in casa sua. I vestiti che aveva lasciato fuori casa erano ormai in condizioni talmente pessime da risultare quasi divertenti da guardare: durante la notte la temperatura era scesa così tanto da farli congelare completamente e renderli simili a bomboniere inamidate.
Decise che sarebbe entrato in casa così com'era, tanto probabilmente dentro stavano tutti dormendo come sassi.
Girò la chiave e aprì il portone, trovando tutto così come lo aveva lasciato, compresi i Jungkook e Erika, che sembravano realmente non essersi mossi di un singolo millimetro rispetto allo scorso pomeriggio.
Passò davanti al letto per scendere di sotto e la canina, svegliata dall'entrata del padrone, saltò agilmente giù dal letto per seguirlo ovunque avesse in mente di andare.
Si fermò invece di fronte al caminetto, con l'intenzione di riavviarlo, così da iniziare in modo precoce a riscaldare la casa.
Il moccioso, intrigato da un fattore ben diverso da quello dell'animale, sebbene collegato anch'esso alla presenza del castano, iniziò lentamente a svegliarsi.
Socchiuse le palpebre e la scena che gli si parò di fonte, pur essendo sfocata, rischiò seriamente di farlo strozzare con la sua stessa saliva: il maggiore era acquattato davanti al camino, gli dava le spalle, era completamente nudo ed aveva un odore così buono da farlo quasi star male.
Restò immobile nel letto, non volendo spaventare l'altro e interrompere quella magnifica visione.
La luce calda del fuoco che era stato riacceso gli illuminava la liscia pelle ambrata, i suoi capelli castani erano dolcemente scompigliati, le spalle larghe e la schiena tonica culminavano in una vita stretta, la cui perfezione visiva era superata solo dai suoi glutei sporgenti e sodi.
Totalmente perso, Jungkook non distolse lo sguardo nemmeno quando il maggiore si alzò in piedi per sparire velocemente al piano inferiore.
Chiuse gli occhi intontito. <<Dev'essere stato un sogno.>> Pensò e si riaddormentò notevolmente confuso ed eccitato.

L'odore di Jungkook era divenuto veramente forte quando Taehyung risalì nella stanza in tarda mattinata. Il moccioso dormiva beato a pancia in sù stringendo sul petto il cuscino. Era rosso in volto e sembrava molto accaldato.
Il castano si avvicinò al letto per controllare che non avesse la febbre, ma la sua fronte, imperlata da un sottile velo di sudore, scottava proprio come se fosse stato malato.
<<Marmocchio svegliati.>> Gli disse scuotendolo e ottenendo in risposta un lamentio confuso.
Il più grande allora si sedette sul fondo del letto e gli prese la gamba ferita per controllare a che punto fosse la guarigione e accertarsi che la febbre non fosse dovuta ad un'infezione.
Gli tolse la fasciatura e vide che la ferita era quasi completamente risargita, tanto da rendere praticamente inutile l'uso delle bende.
<<Beati voi giovani alpha.>> Pensò.
Un'apertura così profonda su di lui, già adulto e data la sua natura di omega, ci avrebbe messo minimo una settimana e mezzo per guarire così bene.
Continuava tuttavia a non spiegarsi l'improvvisa febbre.
Gli scoprì il torace per controllare anche le coste e notò che i lividi si erano di molto rimpiccioliti e avevano iniziato a diventare di un colore giallastro.
<<Fra due giorni questo sarà come nuovo.>>
Nel frattempo Jungkook si stava lentamente svegliando e, ancora in dormiveglia, sentendosi con tutta probabilità minacciato, sollevò il busto con un colpo di reni e afferrò improvvisamente il polso dell'omega per torcerlo con forza.
<<Marmocchio!>> Gli urlò l'altro spaventato sia dalla repentinità dell'azione che dalla violenza della presa.
Il minore, scosso da quel biasimo, aprì la mano e gli lasciò il braccio oramai dolorante.
<<S-scusa.>> Biascicò il più piccolo dispiaciuto. <<Il tuo odore era diverso prima, non ti avevo riconosciuto.>> Continuò.
Il castano non capì subito.<<Come?>> Gli chiese, per poi cogliere il riferimento e arrossire silenziosamente.
<<Nulla nulla, mi sono sbagliato.>> E si ributtò a peso morto sul materasso massaggiandosi la fronte. <<Ti ho fatto male?>> Domandò preoccupato per poi guardarlo.
<<N-no.>> Mentì il più grande a testa bassa, massaggiandosi la zona.
Una sensazione di pericolo si impossessò di lui e lo portò a rintanarsi di sotto con Erika per controllare in tranquillità l'entità del trauma subito.
<<Non può continuare a stare qui. Appena ne sarà in grado dovrà per forza andarsene.>> Riconobbe non senza un incomprensibile dispiacere.
Nel frattempo all'esterno si era scatenato un forte vento che veniva ad anticipare la nevicata da lui prospettata nella prima mattinata.
In quel momento tutto gli sembrava buio come quel seminterrato quando, durante le tormente più violente, l'elettricità veniva a mancare in quella casupola solitaria. Ogni prospettiva per il futuro lo angosciava ed entrambe le scelte, quella di far restare il ragazzo o mandarlo via il prima possibile, lo turbavano in egual misura: la propria confusione interiore era l'unica cosa di cui fosse certo e l'ultima che gli fosse necessaria.
Si stese sul divano. Era frustrato, aveva una fame da lupi e la voglia di trasformarsi per scappare ancora nel bosco che lo proteggeva, seppur momentaneamente, da responsabilità e preoccupazioni.

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