③④ Primavera: fonte del lupo

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A prima vista sembrava un paesino come tanti altri: vi si arrivava attraverso una unica strada, la sola asfaltata, che lo attraversava da cima a fondo e si articolava in tante altre piccole vie lastricate in pietra, strettoie e viucciole in terra battuta. Le case erano quasi tutte sviluppate in altezza e gli appartamenti erano costruiti di solito sopra a negozi o rivendite di generi alimentari. I colori e gli stili erano dei più disparati, in base al gusto del costruttore e all'epoca in cui erano state edificate: si passava dai colori vivaci, come il rosso o l'arancione degli edifici più moderni, a tonalità più tenui, giallino o rosa antico per edifici dallo stile più classico. Le case più vecchie erano quelle dei contadini e degli allevatori di un tempo, che avevano i mattoni in terracotta a vista e il tetto in legno ricoperto da conci di pietra. I colori della primavera iniziavano a vedersi anche lì, con le piante nei vasi sui balconi che si coloravano del rosso e rosa dei gerani, bianco e giallo delle margherite e poi il viola intenso delle viole, il rosso delle rose e il giallo tenue delle tea; mentre il profumo delicato della stagione del risveglio faceva gioire le narici dei due innamorati.
Le persone che passavano per le strade, al contrario, sembravano tutte un po' simili fra loro: indaffarate, cupe e frustrate, eppure sempre pronte a salutarsi con un sorriso falso in volto e un sasso nel petto. Le poche che non erano sepolte in quella melma fatta di autocommiserazione si riconoscevano subito: giravano per quelle vie con gli occhi pieni di speranza, nel tentativo di riconoscersi tra loro, trovarsi e sostenersi a vicenda, o almeno non affogare da sole.
Taehyung e Jungkook si sentirono come in dovere di mimetizzarsi fra quella gente triste, ma la verità era che nessuno li avrebbe comunque notati, perché lì a nessuno importava degli altri, a meno che gli altri non avessero commesso qualche passo falso del quale poter sparlare per ore con l'annoiato vicinato.

L'omega teneva per mano il compagno e lo guidava verso la macelleria dove lavorava il suo conoscente, mentre Jungkook si guardava intorno con aria spaesata.
<<Fa effetto vero?>> Chiese il castano.
<<Sì Hyung, mi sembrano tutti più strani.>> Rispose il minore, avendo capito a cosa si riferisse.
<<Le prime volte che torni è così, poi ti abitui. È solo che vedere le cose da una prospettiva esterna dopo anni che ci stai chiuso dentro è...>> Non trovò il termine che voleva.
<<Destabilizzante.>> Concluse l'altro, intendendo perfettamente ciò che il compagno cercava di dire.
<<Destabilizzante.>> Ripeté l'omega, sentendosi meglio dopo aver completato quella frase sospesa.
Girarono un altro paio di volte a destra e arrivarono di fronte al negozio desiderato.

Ding dong.

Scoprirono che sulla porta c'era il campanello per avvisare il commesso, quando la aprirono.
<<Salve, desidera?>> Una voce profonda li accolse con un certo calore. Proveniva da un ometto dietro il bancone che doveva essere piuttosto basso di statura e di costituzione cicciottella. Aveva i capelli brizzolati e iniziava a perderli all'altezza della stempiatura, gli occhi erano piccoli e scurissimi, parzialmente nascosti da un paio di occhiali a mezzaluna con la montatura argentata e appoggiati su un naso a patatina decisamente piccolo per un uomo.
Un alpha, constatò Jungkook dall'odore, anche se la fragranza più forte lì dentro era quella dolciastra del sangue degli animali, fatti a pezzi ed esposti dietro il vetro illuminato, comodamente accessibili anche al più scarso dei cacciatori.
<<Oh Tae sei tu! Vieni pure.>> Disse, quando si rese conto di conoscere il ragazzo al di là del bancone.
<<Salve signor Min, come va?>> Tentò di scambiare un paio di convenevoli, mentre il negoziante li faceva accomodare nel retrobottega.
<<Come vuoi che vada? Tutto sempre peggio al giorno d'oggi, ma non mi lamento.
Tu piuttosto? Chi è questo ragazzone che hai con te? L'ho già visto per caso?>> Gli sorrise.
<<È Jungkook: il mio... amico.>> Rispose sfuggendo alle possibili questioni controverse. <<È di questo paese anche lui, sarà per questo che non le è nuovo il suo viso.>> Concluse, mentre i due si scambiavano una stretta di mano.
<<Allora cosa hai per me oggi?>> Domandò il macellaio sfregandosi le mani.
Taehyung non parlò: guardò Jungkook, che capì al volo e gli svuotò il sacco davanti, facendogli brillare gli occhi scuri.

<<Hyung sei un genio.>> Continuava a ripetere Jungkook al suo omega per la cifra enorme che era riuscito ad estorcere al macellaio con una contrattazione fino all'ultimo centesimo.
<<Sai che fra la carne, le corna e la pelle lui ci guadagnerà il triplo, vero?>> Rispose il castano.
<<No Hyung non lo so, ma so che tu sei un genio.>> Ribadì l'altro esaltato.
<<La metà di questi servono per pagare la prossima bolletta della luce.>> Lo informò il maggiore, nel tentativo di smorzare il suo entusiasmo che stava iniziando a dare nell'occhio.
<<L'altra metà restano sempre un sacco di soldi e lo Hyung è un genio.>> Continuò Jungkook, contagiando di allegria anche il compagno.
Arrivarono davanti la farmacia e si ricomposero. Come attori provetti entrarono dentro e comprarono tutto il necessario per affrontare il calore in modo sicuro e responsabile. Ammesso che anche un gel per massaggi commestibile e al gusto di frutta rientrasse in quella categoria.
<<Missione compiuta, adesso andiamo a casa ché, se restò qui altri due minuti, mi salta in aria il cervello.>> Affermò Taehyung. <<Non ti serve altro vero Kookie?>> Domandò per sicurezza, ma sperando che la risposta fosse negativa.
L'altro ci pensò su un attimo. <<Hyung posso avere del latte alla fragola? Va bene anche alla banana. Mi manca tanto il latte.>> Mugolò facendo gli occhioni dolci. Al più grande si sciolse il cuore di fronte a tutta quella tenerezza: a volte si scordava persino che si trovava davanti ad un alpha grande e grosso per quanto quegli occhi teneri e sinceri lo facessero commuovere.
<<Andiamo a prendere il latte coniglietto.>> Acconsentì il castano, svoltando a sinistra per dirigersi verso il supermercato.
Passavano le case e a Jungkook venne spontanea una curiosità: <<Hyung tu dove abitavi prima?>> Domandò.
Il castano sorrise.
<<Dietro il ponticello, in fondo al paese.>> Lo informò. <<Tu invece?>> Chiese bonariamente.
<<Io stavo proprio accanto la scuola elementare, nella casa col cancello verde.>> Rispose, stupito per quanto fossero vicini, eppure non si fossero mai visti. <<Però Hyung io mi ero trasferito da poco qua.>> Aggiunse, spiegandosi ad alta voce il motivo per cui non erano mai riusciti ad incontrarsi. <<Un annetto circa, da quando mio padre mi aveva cacciato di casa.>> Concluse.
<<Questo non me l'avevi mai detto.>> Osservò Taehyung.
<<Tu non me l'hai mai chiesto.>> Rispose l'altro, guardandolo non senza un lievissimo biasimo negli occhi. O forse sembrava solo a Taehyung.





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