④⑥ Estate: Sfiorire

3.1K 229 70
                                    

Tum, tum, tum.
Tum, tum, tum.

Jungkook cominciò ad essere infastidito da un rumore monotono e persistente che gli rimbombava nei timpani.

Tum, tum, tum.
Tum, tum, tum.

Si girò su un fianco nel dormiveglia, sentendo un dolce peso scivolare dal suo petto.

Tum, tum, tum.
Tum, tum, tum.

Aprì gli occhi scuri ancora assonnati e si rese conto che qualcuno bussava pesantemente al portone. Si alzò a sedere sul letto e aspettò un attimo lì in modo da abituarsi alla luce e per mettere in moto il suo cervello, ancora fra le braccia di Morfeo.
Non sapeva l'ora precisa, ma doveva essere presto, dato che la luce entrava ancora fredda dalla finestra.
Taehyung dietro di lui si sistemò in posizione fetale, disturbato più dall'assenza dell'alpha che dai tonfi sordi che qualcuno stava tirando al portone di legno.

Tum, tum, tum.
Tum, tum, tum.

<<Arrivo.>> Urlò esasperato il moro. <<Un attimo.>> Aggiunse con lo stesso tono.
<<Hyung svegliati, stanno bussando.>> Sussurrò al maggiore, che gli rispose con un <<Mhh>> strascicato.
Si alzò in piedi e si diresse verso la porta chiedendosi a chi mai verrebbe in mente di svegliarsi a quell'ora per disturbare la gente che dorme.
Aprì la porta e l'unica cosa che riuscì a fare fu dire un <<Buongiorno>> che gli andò di traverso, appena vide le divise degli agenti che lo aspettavano fuori dalla porta, più un uomo vestito elegante appena dietro di loro.
Erano due, poco più bassi di lui, rasati da poco e profumati di acqua di Colonia.
<<Buongiorno signore. Abita qui il signor Kim Taehyung?>> Domandò quello sulla sinistra con freddezza.
<<S-sì agente, è a letto in questo momento. C'è qualche problema?>> Chiese Jungkook visibilmente molto spaesato.
<<Lei è un suo parente?>> Lo interrogò ancora quell'uomo.
<<Sono il suo compagno veramente. Cosa è successo?>> Domandò di nuovo, sempre più preoccupato.
I due uomini in divisa si voltarono verso il signore distinto dietro di loro, che fece un cenno di assenso e cominciò a leggere da un foglio che teneva in mano, con la sua voce odiosa:
<<Siamo qui per applicare la sentenza del 24 novembre 2014 del Giudice Choi Seunghyun per i reati di omicidio preterintenzionale ai danni di Park Chanyeol, adescamento ed invito al libertinaggio, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, attribuiti al signor Kim Taehyung e per i quali è stato riconosciuto colpevole.>>
Jungkook si sentì mancare l'aria e credette fosse solo un brutto sogno. Chiuse un secondo gli occhi.
Doveva per forza essere un incubo: il suo dolce, dolcissimo omega dai begli occhi nocciola un assassino? Una puttana? Non era assolutamente possibile né lontanamente plausibile nella sua mente innamorata.
<<Signore si sente bene?>>
Quella domanda fu come uno schiaffo dato in piena faccia che lo riportò alla realtà.
Visibilmente scosso riaprì gli occhi.
<<Sì mi scusi: è che mi sono appena svegliato.>> Si giustificò, sull'orlo delle lacrime.
<<Agente ma lei è proprio sicuro?>> Chiese, aggrappandosi all'ultima ancora di speranza che era lo scambio di persona o l'omonimia.
A quel punto il poliziotto tirò fuori da un taschino una foto in bianco e nero e la mostrò all'alpha.
<<È questo qui il Kim Taehyung che abita in questa casa?>> Lo interrogò.
Jungkook mise a fuoco quell'immagine e anche il suo ultimo sottile filo di speranza si sdrucì davanti ai suoi occhi: nell'immagine c'era il suo Taehyung con un cartello in mano con delle cifre scritte sopra. Era ancora più magro di adesso, aveva delle occhiaie profonde e dei lividi sul collo e sul volto.
Si appoggiò al lato della porta, sul punto di sentirsi male e annuì a testa bassa.
<<È lui.>> Confermò con un filo di voce, restituendo la foto all'agente.
<<Bene, allora se ci fa entrare noi dovremmo portarlo via.>> Affermò l'agente di sinistra, più spazientito dell'altro.
<<Sta... sta dormendo, potrei svegliarlo io prima?>> Domandò questa concessione.
<<Certo, ma se non le dispiace noi veniamo dentro con lei.>> Sorrise falsamente il poliziotto, impaziente di chiudere la faccenda.
<<Va bene, capisco. Entrate pure.>> Li invitò.
Lo seguirono fino al letto con le manette già pronte.
Il castano riposava ancora beato nella stessa identica posizione in cui l'alpha lo aveva lasciato pochi minuti prima.
Montò a sedere sul materasso per avvicinarsi con le labbra all'orecchio del compagno.
<<Hyung... Hyung svegliati.>> Gli mormorò, mentre gli accarezzava lentamente il marchio sotto la nuca.
L'altro mugolò qualcosa di incomprensibile e si mosse un poco.
<<Tae c'è qualcuno che è qui per te, dai sveglia.>> Sussurrò ancora, con le lacrime che minacciavano di sgorgare copiose da un momento all'altro.
L'omega si spostò ancora, sempre con gli occhi chiusi, non ancora rientrato nel mondo dei vivi.
<<Mhhh ma che dici Kookie?>> Parlò con la voce impastata dal sonno e si stiracchiò nel letto.
<<Hyung apri gli occhi per favore e guardami.>> Lo prese ai lati della testa e si avvicinò col volto a pochi millimetri dal suo. Lo osservò aprire lentamente le palpebre, mostrando le pietre color nocciola che custodiva al di sotto.
<<Perché piangi Kookie?>> Domandò confuso, aggrottando la fronte.
Il minore non rispose e gli lasciò un solo breve bacio a stampo su quelle labbra meravigliose, per poi scendere dal loro letto e lasciar finalmente lavorare gli agenti.
Alla vista di quegli estranei in divisa il castano sbiancò e il suo sguardo si fece più affilato.
<<Venga di sua spontanea volontà Kim, non mi costringa a scenderla personalmente dal letto.>> Parlò l'agente impaziente, mentre gli mostrava le manette.
Taehyung si sedette sul materasso e poi strisciò col sedere fino al limite del letto, facendo una piccola smorfia di dolore. Si alzò in piedi e, mentre si faceva ammanettare, parlò al compagno che era in un angolino, sconvolto dal dolore e in un mare di lacrime.
<<Kookie ti prego... ti prego, non piangere.>> Sentiva la sua sofferenza arrivargli dritta nello stomaco e salire fino ai suoi occhi che si inumidirono a loro volta. <<Mi ha stuprato per ore Kookie.>> Fu tutto quello che l'omega riuscì a mormorare in quel momento fra le lacrime che cominciavano a bagnare anche le sue guance.
Jungkook alzò la testa e, con lo sguardo ancora incredulo, mimò con le labbra un <<Ti amo>> pieno di tristezza.
<<Ti amo Kookie.>> Fu l'ultima cosa che uscì dalle sue labbra prima di essere portato fuori casa e montato sulla macchina degli agenti, per poi partire.

Jungkook non uscì, non parlò, non si mosse da quel punto. L'unica cosa che fece fu continuare a piangere in silenzio tutta la sua infinita delusione, rammarico, nostalgia, disillusione.
Sentiva un perenne groppo in gola e un peso alla bocca dello stomaco.
Restò fermo.
Imbambolato sulle ultime parole che il compagno gli aveva rivolto, pensando a quanto quella realtà di estrema sofferenza fosse rimasta sotto i suoi occhi durante tutto quel tempo che aveva passato con il suo omega: gli aveva dato dei segnali, molti segnali e lui era riuscito a coglierne meno della metà.
Il senso di colpa per non aver partecipato al suo dolore lo pervase e annebbiò il suo spirito. Si sentiva solo e, nella sua testa, la sua solitudine era causa sua, perché non aveva avuto la prontezza né la curiosità di chiedere o indagare di più sul compagno.

Toc, toc, toc.
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, quando sentì un veloce bussare alla porta. Si sentiva stanco, troppo distrutto per aprire o anche solo farsi vedere in quelle condizioni.
Una voce sottile e trafelata parlò al di là del legno: <<Hyung sei in casa?>> Domandò.
Jungkook l'aveva già sentita e sapeva anche dove e quando.
Si avvicinò al portone e lo aprì.
Ten lo guardò spalancando gli occhi, che cominciavano a ricoprirsi di un velo umido a loro volta, alla vista della disperazione dell'altro.
Jungkook rimase silente per un attimo trovandosi davanti il beta, poi scosse la testa a destra e a sinistra incapace di proferire parola.
Il volto di Ten si tramutò in una maschera di dolore man mano che prendeva consapevolezza che ciò per cui era andato ad avvertire Taehyung si era già realizzato.
Una grande goccia cadde dal suo occhio sinistro, cadendogli sulla maglietta.
Si sporse in avanti e, con un gesto inaspettato, abbracciò disperatamente l'alpha mentre iniziava a singhiozzare.

SceneryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora