①② Inverno: senza posa

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Si potevano contare sulle dita di una mano le volte in cui Jungkook si era trovato interdetto nella sua vita fino a quel momento e questa era stata particolarmente destabilizzante. Il castano era sceso di sotto in totale silenzio, senza nemmeno guardarlo in faccia ed era ovviamente tutta colpa sua ché lo aveva spaventato e probabilmente anche ferito. Voleva tremendamente scendere a consolare e tranquillizzare l'altro, ma aveva una certa sorta di timore reverenziale nei suoi confronti e aveva oramai capito che quando scendeva di sotto significava che non voleva essere disturbato.
Gli era molto mancato il giorno precedente, pur non essendo di grande compagnia, quel ragazzo aveva qualcosa che lo spingeva a volerlo avvicinare, magari conoscerlo, in poche parole: lo incuriosiva molto.
Era interessato anche a scoprire cosa tenesse nella stanza al piano inferiore dell'abitazione che lo confortasse a tal punto da rifugiarvisi ogni qualvolta si sentisse minacciato. Perché lo aveva perfettamente notato come cercasse asilo il quel luogo quando la situazione non lo faceva sentire a suo agio, così come aveva fatto caso alla sua generale tendenza ad allontanarsi dai problemi per rifletterci sopra e poi riapparire ad acque oramai calme.
A dispetto delle poche parole che si erano scambiati, il castano aveva avuto lunghe conversazioni con Jungkook attraverso il proprio linguaggio non verbale. Il minore aveva perfettamente capito di riuscire a metterlo in soggezione con la sua sola presenza, tuttavia non ne aveva ancora compreso il motivo.
Si guardò la gamba ormai priva di bende e si sorprese per quanto fosse guarita in fretta, tuttavia non si sentiva per nulla in sé quella mattina: avvertiva come una sorta di dissociazione dalla realtà esterna, la su testa era leggera e stava iniziando a sudare per il caldo.
Avvertiva da qualche giorno la noce del collo dolorante e adesso si rendeva conto di un odore agrodolce nell'aria circostante che non capiva da dove venisse.
Non aveva mai cambiato odore nel corso della sua vita, similmente accadeva al genere degli omega al quale era convinto di appartenere, ma adesso sembrava che il suo corpo avesse deciso senza alcun motivo di produrre una fragranza diversa, più decisa, quasi come quella della madre.
Non capiva che cosa gli stesse succedendo, dato che oramai a quell'età lo sviluppo doveva già essere bello che concluso.
Pensava e fuori iniziavano a scendere grossi fiocchi di neve, trasportati loro malgrado da un vento fortissimo.
Sentì la botola aprirsi e successivamente i passi del suo ospitante, così Jungkook si alzò col busto.
<<Ti ho raccolto da terra mezzo morto,->> Esordì con lo sguardo basso <<eri infreddolito e ferito. Ti ho portato in casa mia e ti ho ospitato e sfamato.->> Continuò <<Tutto di mia spontanea volontà, ma devi capire che la gentilezza ha un limite.->> Gli mostrò il polso fasciato <<Ti chiedo di lasciare questa casa appena sarai guarito e di non tornare mai più.>>
A quel punto alzò la testa e mostrò i suoi occhi gonfi e rossi al minore, facendogli stringere il cuore.
Jungkook provò a giustificarsi: <<Scusa, io non volevo far->>
<<Tu mi fai paura.>> Lo interrompette il maggiore a voce bassissima, di nuovo sul punto di piangere.
Il minore provò ad alzarsi.
<<Fermo!>> Intimò l'altro.
<<Ascoltami solo un momento, per favore. Ti chiedo solo questo.>>
Per un po' regnò solo il silenzio. Il castano rimase immobile, continuando a guardarlo male, così Jungkook si fece coraggio: <<Senti non lo so perché ti faccio paura, ma posso capire che tu sia arrabbiato perché ti ho fatto male.>> Si alzò in piedi <<Credimi quando ti dico che non so come dirti che mi dispiace. Ma veramente non ti avevo riconosciuto e, dal posto in cui vengo, quelli come me devono stare perennemente sull'attenti.>> Iniziò ad avanzare verso l'altro, che stava nel frattempo metabolizzando quelle parole. <<Da quando sono qui però mi sento al sicuro e capisco veramente perché tu abbia scelto questo posto lontano da tutto.>> Si avvicinava sempre di più, mentre Taehyung iniziava a rilasciare la tensione accumulata <<Ti ringrazio di avermi salvato, ti sarò per sempre grato e ti prometto che appena non sentirò più dolore a respirare leverò le tende.>> Taehyung stava iniziando a far entrare aria nei polmoni con difficoltà per via del nodo che gli si stava formando in gola. <<Ti chiedo solo un favore->> Oramai erano a un passo di distanza <<Me le togli queste manette ché non riesco a fare la pipì?>> Ciò detto, prese le mani del più grande e si inginocchiò di fronte a lui.
Il castano spalancò gli occhi, una grande goccia lasciò il suo occhio destro e cadde per terra. Il suo cuore batteva all'impazzata: aveva veramente creduto che quel giorno sarebbe morto.
Il minore, ancora inginocchiato, levò lo sguardo e, vedendolo in quelle condizioni, si alzò e lo abbracciò teneramente.
<<Ti batte fortissimo il cuore.>> Osservò.

Taehyung scoppiò a piangere in quelle braccia che tanto aveva temuto e che ora cercavano in tutti i modi di sorreggerlo. Mentre il piccolo si avvicinava, non aveva provato né paura, né diffidenza: semplicemente si era fidato delle sue parole e aveva smesso di preoccuparsi di come o perché avesse potuto fargli del male.
Adesso su quel petto ampio e caldo cominciava a ricordare cosa significasse un vero contatto umano puro e disinteressato e pianse tutte le lacrime che aveva, aggrappandosi agli avambracci muscolosi del minore, che non lo lasciò per un attimo.
Così abbracciati riuscivano a sentire i loro rispettivi odori, in particolare Jungkook scoprì che la ghiandola del castano emetteva un debole ma buonissimo odore di omega, mentre Taehyung scoprì che la fragranza dell'alpha in fondo non gli dispiaceva poi così tanto.
Rimasero ancora abbracciati dopo che il castano smise di piangere.

<<Me lo dici il tuo nome?>>

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