③⑤ Primavera: casa

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Appena appoggiarono entrambi i piedi fuori da quel posto miserabile, si sentirono tutti e due come rinvigoriti e tranquillizzati dall'essere riusciti ad uscire indenni.
Jungkook aveva già preso qualche sorso del suo latte e si era sporcato i baffetti come un gattino.
<<Kookie hai sporco qui.>> Gli indicò il castano. Sembrò ancora di più un micetto quando tirò fuori la lingua il più possibile per cercare di pulirsi e allo stesso tempo di non sprecare nemmeno una goccia di quella preziosa bevanda.
Richiuse la confezione e la rimise nel sacchettino assieme alle altre.
<<Grazie Hyung di avermelo comprato.>> Disse.
<<Ma che stai dicendo? Guarda che quei soldi sono anche tuoi.>> Gli sorrise, mentre l'altro lo guardava perplesso.
<<Mi hai aiutato o no ad uccidere quell'animale? Senza di te non ce l'avrei mai fatta Kookie.>> E così dicendo gli scompigliò dolcemente la chioma, mentre un largo sorriso si apriva sul visetto del suo alpha e mostrava i denti da coniglio. Era molto che il giovane non sorrideva così serenamente e a Taehyung si riempì il cuore a vedere quegli occhi tanto amati così pieni di gioia genuina. Gli sorrise anche lui di rimando, mentre si perdeva in quel volto delicato e in quei profondi pozzi neri.

Man mano che si allontanavano dal paese e risalivano sulla strada della collina, il paesaggio, i suoni e gli odori mutavano. L'aria iniziava a risultare più fresca pura e gli aromi più facili da distinguere fra loro. Qui la confusione di colori che si vedeva nell'agglomerato urbano non esisteva e le uniche tonalità che si distinguevano erano quelle infinite del verde dell'erba con i suoi fili ora più brillanti, ora più ingialliti, che, mossi dal vento, restituivano una sfumatura diversa ad ogni raggio di sole che li colpiva. Alcuni puntini bianchi riuniti in mazzetti sbucavano qua e là: le margherite selvatiche, piccole eppure così interessanti da osservare, soprattutto per i petali tutti macchiati da una diversa ombreggiatura di rosa.
<<Hyung perché hai detto che ero il tuo amico?>> Domandò il più piccolo al ragazzo al proprio fianco sulla via del ritorno senza astio né rancore.
Il maggiore lo guardò per accertarsi che non fosse contrariato e poi rispose:<<Sai come è la gente di laggiù.>> Iniziò. <<Non voglio che quel tizio smetta di comprare ciò che gli porto perché è infastidito dalla mia natura e dal mio orientamento sessuale.>> Concluse.
<<Non è giusto.>> Affermò il minore e Taehyung ravvisò più amarezza in quelle parole, di quanta ne fosse mai uscita dalla sua dolce bocca da quando lo conosceva.
<<Non dovremmo tornare ancora per un po'.>> Lo tranquillizzò il compagno, intrecciando le loro dita e lasciando un bacio lento sulla sua mano. <<Mi sono trasferito lassù anche perché ero stanco di fingere di stare bene come tutti.>> Concluse.
<<A casa non ci dobbiamo nascondere.>> Osservò il più piccolo. <<Che tristezza però.>> Aggiunse sconsolato.
<<Sai poi, quell'uomo->> Si lanciò in un altro argomento per non far indugiare troppo la mente del compagno su quei tristi pensieri <<È il padre di un ragazzo che ha fatto il liceo con me.>> Spiegò.
<<Oh ecco perché lo conoscevi.>> Dedusse il più piccolo. <<Ma allora lo sa già che sei un omega: il figlio gliel'avrà detto, no?>> Chiese lecitamente.
Taehyung ridacchiò fra sé e sé, pensando a quando mai quel fricchettone del figlio di Min si fosse accorto di qualcosa che non stesse a meno di 15 centimetri dai suoi occhi. Di solito quel qualcosa era del fumello o, nelle giornate più fortunate, delle cime puzzolenti.
<<Diciamo che il figlio non si è mai applicato molto. Considera che ha un paio di anni più di me e stava nella mia classe.>> Spiegò, pensando che in effetti Yoongi era stato uno dei pochi che aveva preferito ignorarlo come faceva con tutti, piuttosto che bullizzarlo.
<<Comunque è rimasto nella mia sezione solo per i primi due anni, poi è stato di nuovo bocciato.>> Continuò.
<<Chissà se adesso sarà ancora a scuola.>> Rifletté ad alta voce, esteriorizzando ciò che anche Jungkook si stava effettivamente chiedendo.
Ridacchiarono insieme per quella che si era trasformato da un dubbio espresso senza pensare a una piccola cattiveria gratuita.
Taehyung si sentiva un po' in colpa per quelle parole, ma aveva davvero bisogno di scaricare tutta la tensione accumulata con una bella risata catartica.
Si sentivano entrambi i cuori più leggeri e sembrò loro di arrivare a casa in un batter d'occhio, scherzando e ridendo, cercando di non pensare all'ambiente poco ospitale nel quale erano appena stati.

Chiamarono ancora la canina, stavolta più a lungo, perché si stava facendo buio e il padrone voleva assolutamente che rientrasse al calduccio.
Dopo un quarto d'ora buono, finalmente, forse spinta dalla fame o dal freddo, la videro sbucare dai cespugli circostanti l'abitazione. Correva come impazzita, ma nulla la stava inseguendo, forse era solo contenta di rivedere il padrone.
Gli saltò addosso, rischiando di farli cadere il sacchetto, che poi toccò lo stesso la fresca erba, dato che, come un bimbo, si accovacciò su di lei per abbracciarla e coccolarla senza nemmeno aspettare di entrare. Lei gli leccava le mani e il viso e scondinzolava così energicamente che la coda muoveva anche le zampe posteriori e tutto il sedere.
Con il viso infilato nel suo collo, seguitava a chiederle dove fosse stata tutto il giorno con una vocetta che poteva essere quella usata per parlare con un bambino.
Jungkook prese la busta che il compagno aveva appoggiato per terra per non farla inumidire e si godette tutta la scena: sembrava non si vedessero da un anno per come si stavano salutando ed erano così dolci che il minore desiderò avere una macchina fotografica per immortalare quei momenti bellissimi.
<<Potrei essere geloso.>> Disse in modo sarcastico, mentre lasciava una carezza sulla testolina chiara di Erika.
<<La conosco da più tempo.>> Gli rispose l'altro con evidente ironia, mentre la abbracciava ancora e con un occhio ridente guardava il più piccolo dal basso.
Si alzò e si scosse i pantaloni oramai bagnati, per poi avvicinarsi al compagno e lasciargli un delicato bacetto sulle labbra che li fece sorridere entrambi.
Lo sorpassò per andare ad aprire la porta e l'alpha ebbe modo di controllare ancora il suo marchio: la crosta era oramai completamente secca e sarebbe caduta in qualche giorno. Mentre il più grande girava la chiave nella serratura, gli si avvicinò alla nuca e lì appoggiò il naso per poi respirare profondamente il suo odore. Era davvero cambiato: non sapeva con quale criterio, ma riusciva a capire perfettamente che era stato marchiato, come se all'interno della sua fragranza floreale coesistesse anche una lieve nota del suo odore di alpha.
Lo abbracciò da dietro, chiuse gli occhi e gli baciò il morso con dolcezza; mentre l'omega era rimasto fermo col busto, ma con il braccio aveva aperto la porta alla canina affamata.
<<Ti amo Hyung.>> Gli bisbigliò sulla pelle del collo, lasciando un altro bacio in quel punto.
<<Ti amo Kookie.>> Rispose il compagno, accarezzandogli le mani che erano intrecciate all'altezza del suo ombelico.

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