Sangue Marcio

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Tornai tardi e trovai Jim ad aspettarmi sul divano.
"Dove sei stata? Perché sei arrivata così tardi?"
"Hey calmati. Non sei il mio capo, siamo soci. E comunque se ti interessa sono una Sirens ora." Non capisco perché sia così protettivo con me, si sarà forse dimenticato che sono la ragazza del pazzo criminale più pericoloso di Gotham?
"Le hai per caso minacciate? No, perché se è così ti conviene lasciare la città. Barbara non lascia andare giù una minaccia." Disse sorseggiando un po' di birra. Odio quando mi sottovaluta. Di certo non scapperei mai da una come Barbara.
"No, non le ho minacciate."
"Allora se ti hanno presa così facilmente è perché vogliono qualcosa da te." Ok, ora comincio a stufarmi.
"Non credo. Ma più avanti sono sicura che avrò l'intento di uccidere la cagnolina di Barbie. Mi sta parecchio sui coglioni." Dissi strappandogli la latrina di birra dalle mani e bevendone un sorso.
"Beh...se uccidi Thabita sarai in un bel paio di guai. A meno che tu non ti faccia scoprire." È la birra a farlo parlare...credo.
"Wow. Adesso mi dai consigli su come non finire nei guai dopo un omicidio?"
"Lasciamo stare. Vado a letto."
"Perché tu dormi?"
"Come tutti i comuni mortali."
"Beh, non si direbbe."
"Grazie per il complimento. Però ora vado."
"Ok."

La mattina seguente....

Mi alzai abbastanza presto e andai in cucina per cercare qualcosa da mangiare, ma come immaginavo non c'era nulla. Poi mi accorsi di un biglietto lasciato da Jim sul tavolino al centro della stanza.

"Sono dovuto uscire molto presto oggi.
Ci vediamo questa sera. Mi raccomando non fare cavolate.
                                                   Jim."

Vabbè.... non ho parole.
Comunque sia mi vesto, vado a fare colazione e poi raggiungerò Barbara e le Sirens.

Decido di fermarmi in un bar vicino alla mia vecchia scuola.
Dopo aver ordinato un croissant vado a sedermi in un tavolino isolato da tutti gli altri.
Quando tento di uscire dal bar un ragazzo mi afferra per il braccio facendomi voltare verso di lui.
"Sei tu!"
"Ehm..."
"La Regina è tornata!" Grida all'improvviso suscitando l'attenzione di tutti i presenti.
Lo guardo più attentamente, magari lo conoscevo...no impossibile. Poi notai un disegno molto famigliare sulla sua giacca. Era il simbolo della setta.
"Dov'è Jerome? È con voi vero?" Mi chiese guardandomi dritto negli occhi ed io non risposi. Ero ancora abbastanza spiazzata dalle sue parole.
"Siamo pronti per il ritorno di Jerome?!" Chiese urlando a tutti gli altri.
"Si!" Gli risposero un coro alzandosi in piedi tutti eccitati.
"Lui dov'è?" Mi richiese con più enfasi di prima.
"Lui...lui è ad Arkham...."
Il suo sguardo pieno di speranza si spense subito.
"Ma....ma tu sei qui."
"Si...ma.."
"Andiamo!" Disse stringendo il mio braccio più forte.
"Dove?"
Nessuna risposta. Cercai di liberarmi, ma i miei tentativi furono inutili.
"Rispondimi!" Il ragazzo si fermò e mi disse:
"Ti porterò alla base della setta."
"Ok...ma lasciami il braccio!"
"D'accordo, ma tu non scappare."
"Perché dovrei scappare?"
"Non so...beh, basta parlare, muoviamoci!"

Dopo non molto tempo arrivammo in un vecchio magazzino nei pressi di Nerrows.

"Wow....quasi rimpiango il teatrino di Dwight."  Quel posto era davvero terribile.
"Beh...è il meglio che possiamo permetterci noi sangue marcio."
"Sangue marcio?"
"Si, tutti gli emarginati dalla società vengono chiamati così. Soprattutto chi abita a Nerrows."
"Non ne avevo idea...."
"Comunque sia...ora tu sei qui e quando Jerome tornerà ancora potremo finalmente dimostrare a questa dannata città che anche noi contiamo! E gli faremo pentire di averci emarginato!"
"Perché mi hai portato qui?"
"Per farti vedere che non siamo solo pazzi assetati di sangue. Siamo una squadra che lotta con l'ingiustizia per fare giustizia."
E poi aprendo la porta del magazzino mi mostrò molte famiglie che vivevamo in questa sporca struttura perché non avevano altri posti in cui andare. Poi pian piano mi si avvicinò una ragazzina, dimagrita a causa della mancanza di cibo. Annie.
"Hey..." Mi disse timidamente.
"Hey..." Risposi con lo stesso tono.
Poi notai che aveva in dosso una giacca con il simbolo della setta.
"Annie, ma...pensavo che tu..."
"Mi dispiace per quello che ho detto ad Arkham, mi sbagliavo. Quando sono tornata a Gotham non sapevo dove andare e la Setta mi ha accolto subito e mi ha aiutata molto come ha aiutato tutte queste persone. Si, sono un po' pazzi, ma è normale se vivi in queste condizioni e la società non ti considera per niente."
"Ti voglio bene Annie." Non mi veniva niente da dire. Non avevo proprio parole.
"Bentornata mia regina." Disse inchinandosi e con lei tutti gli altri.

<Il Re e la Regina dell'Inferno> (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora