Clara, dolce Clara.

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Tornai a casa mia.
Durante il mio ritorno mi chiesi  parecchie volte, anzi troppe volte le stesse domande:
"Perché? Perché mi aveva liberata?
Perché voleva farmi impazzire?"

Non avendo nessuna risposta decisi di lasciar perdere.

Arrivai a casa.
Nessuno. Non c'era nessuno.
Meglio così, vuol dire che mia nonna non è ancora tornata.
Almeno così non saprà mai di tutta questa storia.

Volevo chiamare Bruce.
Volevo sfogarmi un po', per lasciar perdere tutto e non pensare più a niente, dimenticando ogni cosa.

Stavo per chiamarlo, quando ascoltai per sbaglio un messaggio sulla segreteria.

"Clara, dolce Clara,
sono addolorato per quello che ti sta succedendo.
Non te l'ho ancora detto, ma ho incontrato Clelia un po' di tempo fa.
È diventata veramente una bella ragazza, complimenti!
Spero di poterla rivedere un giorno. D'altronde io l'ho sempre considerata come una nipotina.
So di non poter far nulla contro la tua malattia, ma avrei voluto rimanere a Gotham per starti vicino. E soprattutto per stare vicino a Clelia in questo periodo difficile.
Prega per me cosicché Dio possa perdonare i miei peccati ed io possa raggiungerti in Paradiso quando arriverà la mia ora.
A presto."

Immobile, ero totalmente immobile.
Nessuna parte del mio corpo credeva a quello che avevo appena sentito.
Nessuna cellula del mio corpo sembrava muoversi.
Ma dopo un po' la mia immobilità fu interrotta da una lacrima che percorreva la mia guancia destra.

L'unica cosa che mi veniva da fare era piangere, piangere e piangere.
Anche se non capivo, anche se non sapevo cosa era successo e cosa stava accadendo mi veniva da piangere.

Perché? Perché? PERCHÉ?!?

Nessuna risposta, non aveva senso pormi domande inutili cercando di risolvere tutto. Non potevo.

Così piansi. Perché sembrava l'unica cosa sensata da fare.

Più tardi...
"Tesoro, sono tornata a casa!"
"N..nonna!"dissi andandole in contro mentre mi asciugavo le lacrime.
"Che succede tesoro?" disse preoccupata e sorpresa.
"S..so...so della..della tua malattia..."
"Clelia..."
"Perché non me lo hai voluto dire?"
"Tesoro...non volevo darti questo peso." disse con un fil di voce.
"Avremo potuto trovare una cura! Avremo potuto sistemare tutto!" dissi alzando involontariamente la voce.
"Non voglio una cura, non voglio ritardare l'inevitabile. Sarebbe inutile."
"Ma..."
"Sei tutto per me Clelia. Non voglio che quando io verrò a mancare, tu smetta di vivere la tua vita. Voglio che tu non ci penserai troppo.
Devi continuare il tuo percorso anche se incontrerai vari ostacoli, non devi mai smettere di correre. Promettimelo." disse mentre le scese una lacrima dal viso.
"Te lo p..prometto!" risposi e poi la abbracciai piangendo.
"Un' ultima cosa..."
"Chiedi pure.''
"Ho sentito il messaggio sulla segreteria..."
"Si...''
''Chi è? Come fa a conoscermi?''
"Si chiama Carmine Falcone. Sono sicura che l'hai già sentito nominare.
Vedi, lui sarebbe il tuo padrino..."
"Il mio padrino?"
"Si...ma non pensarci, ora aiutami ad alzarmi così preparo una bella cenetta."
"No...faccio io tranquilla."
"Grazie amore."

<Il Re e la Regina dell'Inferno> (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora