Famiglia

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La voce di mio cugino mi martella nella testa
"Possibile che tu sia sempre in ritardo! Ti dò dieci minuti poi ci vai da sola"
"Va a farti fottere" Borbotto nascondendo la testa sotto al cuscino.
"Fa come vuoi" come sempre, penso ma non lo dico sapendo che mi prenderebbe a pizze come minimo. Quando non riesco più a riaddormentarmi mi rotolo giù da letto, la caduta viene attutita dal piumone, il buongiorno si vede al mattino. Di fretta mi infilo i leggings neri con una vecchia felpa di mio cugino grigia che mi arriva a metà coscia, stivaletti neri senza tacco. Lego i capelli rossi in una crocchia disordinata, mascara ed lucida labbra rosa. Afferro al volo la mia borsa nera che metto subito in spalla infilando dentro chiavi di casa portafoglio e tre quaderni con una penna e pennarelli di vari colori. Mentre scendo in garage afferro un toast con il burro ed una bottiglietta di succo d'arancia. Mi lancio in macchina e sfreccio tra le strade per raggiungere il campus. Quando arrivo sono in ritardo di 5 minuti alla mia prima lezione, psicologia di base. Dannazione. Corro fiondandomi ho superato il professore di corsa per il corridoio, quando arrivo non ci sono molti posti liberi così mi posiziono in seconda fila rialzata e apro uno de quaderni. Inizio a prendere appunti sottolineando e scrivendo le cose più importanti con i pennarelli di vari colori. Ho questa fissazione dall'inizio del liceo, i colori mi aiutano a farmi studiare con maggior piacere, un quaderno con colori monotoni non riesco a sopportarlo. Mordo il tappo di un pennarello e perfeziono una parte, mentre il professore parla con un alunno delle classi superiori, prendo la penna dalla mia crocchia di capelli e aggiungo una parte che ho scordato per poi sottolinearlo in azzurro, risistemo la penna tra i capelli mentre continuo a mangiare il pennarello, alzo lo sguardo e gli occhi celesti e limpido del ragazzo erano già puntato su di me, per poco non mi strozzo quando riconosco Lewis che mi guarda indifferente, il suo sguardo così profondo e sbiadito non ti permette di capire a cosa pensa realmente, mi mette i brividi. Sostengo il suo sguardo in quanto ad abbassarlo per primo è lui quando il professore lo congeda.
Esco dall'ultima ora di lezione e tiro un sospiro di sollievo, sto morendo di fame e credo che la mia unica opzione sia la mensa. Mentre attraverso il giardino del campus con Madame Bovary tra le mani qualcuno mi urla bu dalle spalle e per poco non urlo. Mi volto curiosa quando riconosco Caleb mi calmo leggermente.
"Ma che ti passa per la testa?" Gli urlo contro dopo essermi chinata a raccogliere il libro. Lui ride divertito cingendomi le spalle con un braccio
"Non vorrai ridurti alla mensa? Forza andiamo al bar subito fuori il campus" mi lascio trascinare contro voglia ma ho davvero fame e la mensa probabilmente mi avrebbe solo uccisa. Ci sediamo in uno dei tavoli del bar vintage ordino un hamburger ed una birra. Caleb tenta invano di trattenere una risata mentre io lo fulmino.
"Com'è andato questo primo giorno?"
"Di corsa, direi" sorrido mentre mi infilo in bocca un pezzo di hamburger. Iniziamo a parlare di più e del meno, lui ha un anno più di me, ha due sorelle minori e vive qui al campus. Scopro che è gay e che il ragazzo che gli piace secondo lui è assolutamente fuori portata, ma Caleb è davvero un bel ragazzo secondo il mio inutile parare. Mi racconta che psicologia di base diventerà divertente appena conoscerò il professore, lo dice con un tono tanto ironico e divertito da spaventarmi non poco.
"Dimmi che non hai avuto una relazione con il professore" sgrana gli occhi e scoppia a ridere
"Ma certo che no, c'ho pensato però" ammette facendomi strozzare con la birra. Quando esco di lì credo di non aver mai riso tanto. Caleb è un cretino assoluto, non sono riuscita ad avere una conversazione seria.
"Pensavo non avresti fatto in tempo cuginetta" mi volto incrociando il mio sguardo con quello di mio cugino, al suo gruppo si sono aggiunte due ragazze, una dai capelli rosa e lunghi, mastica rumorosamente una gomma mettendo in bella mostra il suo seno prosperoso. L'altra è bionda con un pricing al naso ed esageratamente truccata, le forme meno definite ma magra come uno stecchino e delle gambe da far invidia scoperte sotto i pantaloncini.
"Io ce la faccio sempre" gli faccio l'occhiolino e lui sorride scuotendo la testa.
"Ti presento Samantha" mi indica la bionda
"E Becky" la ragazza dei capelli rosa
"Dove hai fatto una tinta così naturale?" Chiede Becky, io la fulmino con tutto l'odio che ho in corpo, una delle poche cose che ho preso da mia madre, sono certa che se uno sguardo potesse uccidere sarebbe morta.
"Non sono tinta" rispondo acida
"Ci vediamo" aggiungo subito dopo prima di voltarmi e trascinarmi Caleb al seguito.
"Conosci Cody Williams"
"Non so se hai notato ma abbiamo lo stesso cognome"
"E vivete insieme"
"Sorprendente" dico ovvia sbuffano subito dopo e lui borbotta qualcosa che non capisco.
"Ci vediamo domani" gli do un bacio furtivo sulla guancia prima di salire in auto ed andarmene verso casa. Gli amici di mio cugino non mi convinco per niente, inoltre in due anni non li ha presentiti a zio, se Cody non dice qualcosa a zio è Perché quella cosa non dovrebbe farlo. Inoltre hanno un aria così tetra che gli gira intorno da mettermi i brividi ed evidentemente anche al resto del college dato che tutti li guardano come dei scesi in terra. Salgo di corsa in camera mia ed accendo il computer pronta ad andare su Netflix per ore ed ore. Mentre il film procede sotto i miei occhi non riesco a far a meno di pensare alla mia vita, il caos che mi sono lasciata alle spalle. Un esempio lo è che di tutte le persone di cui ero circondata ora non c'è traccia nemmeno di una. Ho sprecato 8 anni della mia vita nel vano tentativo di non provare nulla per niente e per nessuno, probabilmente ci sono riuscita ma i miei cosa penserebbero di questo. Mi stacco con frustrazione gli auricolari dalle orecchie passandomi la mano tra i capelli mossi. Infilo dei pantaloncini della tutta una vecchia maglietta bianca e salgo nella mia sala pittura. La tela bianca è poggiata lì sul cavalletto in legno. Mi siedo sullo sgabello davanti ed osservo il vuoto davanti a me. Da quanto non dipingo? Forse da un anno o qualcosa più. Prendo una matita per bloccare i capelli in una crocchia disordinata. Faccio partire la musica dallo stereo con il volume più alto che può. Mi rigiro con agilità il pennello tra le dita mentre scelgo la tonalità di colori da usare. Prendo un profondo respiro azzerando i pensieri che mi tormentano, i ricordi, le domande e la rabbia. Tutto tace e la mia mano si muova da sola.
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"Kyra" per poco non cado quando la voce di Queen mi sorprende alle spalle. Spegne lo stereo ed io mi volto verso di lui arrabbiata, nessuno mi deve interrompere mentre dipingo
"Che cazzo hai nella testa? Grilli?" Sbraito lanciandogli una pezza sporca che lui evita agilmente. Ride scuotendo la testa aumentando la mia frustrazione
"Fuori di qui, nessuno ti ha dato il permesso di entrare" gli Poggio le mani sul petto spingendolo fuori
"Ehi ho capito, mi hanno solo detto di avvisarti che la cena è pronta"Sbuffo annuendo. Mi chiudo la porta alle spalle senza nemmeno dare un occhiata al mio lavoro appena iniziato. Scendo con accanto Queen che mi guarda con la coda dell'occhio trattendo un sorriso come io mi trattengo dal menarlo. Come ieri gli amici di Cody restano a cena questa volta però ci sono pure le due ragazze. Cody mi guarda e sgrana gli occhi per poi tirare una pacca sulla spalla dell'amico
"Sei vivo dopo aver interrotto il suo flusso creativo, sappi che sei l'unico" mi sporgo con la sedia per specchiarmi noto il pennello tra i  capelli ed alcune macchie di colore sul viso e le mani. Mi sfilo il pennello dai capelli e lo lancio contro Cody che si abbassa evitandolo.
"Regola numero uno nessuno entra nella mia stanza d'arte e tu lo sapevi" gli punto il dito contro
"Non dipingevi da mesi"
"Bene ora o ricominciato" rispondo acida e lui alza gli occhi al cielo senza però insistere, è una battaglia persa contro di me. Mangio in silenzio mentre loro parlano per i fatti propri, una volta che ho finito mi alzo andandomi a sedere sul divano. Accendo la televisione iniziando a giocare a un gioco dove devi uccidere gli zombie assassini in una città distrutta, credo Chicago. Ci sono stata per 3 mesi lì dal mio zio alcol dipendente, single e apparentemente disoccupato, è una bella città, inoltre lui era l'unico patente rimasto della famiglia di mia madre.
"Dietro di te" David mi aiuta sedendosi al mio fianco
"Vuoi unirti?" Propongo senza distogliere lo sguardo dallo schermo, non se lo fa ripetere due volte ed entra nel gioco come mio alleato. Con mia grande sorpresa siamo un ottima squadra, riusciamo sempre a prevedere le mosse gli uni degli altri. Quando vinciamo esulto
"Siiii" salto addosso a David che ride abbracciandomi, gli batto il cinque
"Siamo un ottima squadra" rido quasi urlando sorride sincero
"Hai ragione" parla serio e così a bassa voce che potrei averlo sentito solo io.
"Devo andare piccoletta, ci si vede" mi lascia un bacio sulla guancia prima di alzarsi ed andare a salutare i suoi amici mentre se ne vanno. Il posto di David viene subito occupato da Cody.
"Li hai guardati male tutto il tempo"
"Mi danno una sensazione strana " alzo le spalle indifferente mentre continuo a guardare il soffitto bianco sdraiata sul divano in pelle scura.
"Perché hanno tatuaggi e piercing?"
sbuffo sonoramente, da quando mio cugino crede che io mi faccia pregiudizi di questo genere? Io che l'ultima cosa che guardo è l'apparenza.
"Non lo hai presentati a zio"
"Sai com'è lui" Scuoto la testa alzandomi perché se c'è una cosa che odio è litigare con la mia famiglia e so che questa discussione non finirebbe bene. Quando sto per raggiungere le scale sento la sua risata amara dietro le spalle che mi fa fermare.
"Non ci hai nemmeno provato ad ascoltarli"
"Anche loro non mi guardano nel migliore dei modi"
"Sono fatti così" Certo, loro sono fatti così ma se io non ci paralo diventa un affare di stato, perché nessuno riesce mai a schierarsi dalla mia parte!
"Ed io sono fatta così" Ringhio tra i denti
"Con che diritto lì giudichi poi! Forse non ricordi chi sei stata, chi sei tutt'ora" mi guarda fisso negli oggi furioso, li difende tanto cosa hanno di così speciale per farlo litigare con me.
"Chi sono sentiamo?"
"Ovunque c'è un problema ci sei sempre stata te! Ora sei pure altezzosa e presuntuosa Perché costantemente stronza non bastava" mi urla contro, avvcindosi a me, non mi muovo di un millimetro. Sento lo stomaco contorcersi per i suoi insulti, leggo subito pentimento nel suo sguardo ma questo non basta, lui pensa ciò che ha detto si pente solo di avermi ferito. Be evidentemente mi sbagliavo  se credevo che qualcuno nella mia famiglia ancora mi sopportava. Mi hanno giudicata fin dal primo giorno tutti ma non Cody e zio, loro mi difendevano. Mi hanno giudicata senza mai chiedermi cosa mi ha reso così. Avevo speranza però che almeno  ad una parte ancora importasse la mia esistenza ma mi sbagliavo. Dovevo morire con i miei genitori e  mio fratello doveva vivere, maschio ed educato lui l'avrebbero amato tutti. Ora Cody mi volta le spalle.
Vuole dire qualcosa ma non lo faccio finire.
"Ok" senza aggiungere altro mi volto e me ne vado accompagnata solo da un suo lungo sospiro.

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