Bacio

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"Kyra forza non puoi fermarti" continuo a nuotare nella piscina ma sono stanca, sono ore che nuoto senza mai appoggiarmi, le gambe minacciano di non farcela più ed anche le braccia bruciano dalla fatica. Mio padre continua ad urlare e così io continuo a nuotare.
"Papà basta" tenta di convincerlo mio fratello
"Non capisci lei deve essere forte"
"Come tutti"
"No! Lei deve essere più forte altrimenti la prenderanno e questo non deve succedere"
Mi sveglio di soprassalto scossa da tremori, sono ricoperte di sudore, delle lenzuola non resta che un mucchio aggrovigliato in fondo al letto. Dato che dovrò allenarmi mi infilo la tuta trascindomi di sotto dove all'esterno trovo Lewis a fumare una sigaretta.
"Pensavo che avrei dovuto usare ancora il ghiaccio" borbotta schiacciando la cicca sotto la scarpa. È lui? Sarà lui ad allenarmi? Sento un peso togliersi dal cuore, mi riscuoto notando che lui è già partito. Il nostro solito tragitto, di corsa verso la parte più povera della città passando per le vie più strette ed isolate, che mi terrorizzano dato che è ancora buio, fino ad arrivare ad inoltrarci nella foresta fino al fiume e ritorno. Mi fermo un attimo ad osservare il panorama, siamo in ritardo oggi, perché il sole sta sorgendo tingendo il cielo di tutte le sfumature di rosa. Mi volto ma Lewis sta già ripartendo.
"Ehi fermati e guarda in alto" gli urlo dietro, lui fa come gli dico ed io torno a guardare quel meraviglioso spettacolo, sfumature di viola alleviano la luminosità. L'arancione fa da sfondo a splendidi uccelli neri, la natura si sveglia ora con il sorgere del sole. Chiudi gli occhi lascandomi attraversare dalla dolce brezza invernale, sentendo lentamente il calore dei raggi del sole. È tutto perfetto, la natura è perfetta, un equilibrio di colori e tempo. Io sono uno dei pochi errori su questa terra. Apro di scatto gli occhi per paura di cadere nella mia commiserazione e non sarebbe da me.
"Dobbiamo tornare o faremo tardi a scuola" mi volto a guardarlo leggermente più in là di me, non lo ascolto però sedendomi con la schiena poggiata ad un albero a guardare i colori riflessi nell'acqua cristallina del fiume.
"Osservare ti farebbe bene" sussurro quando si siede accanto a me
"Che significa?"
"Che tu corri, anche nella vita. Fai ciò che ti passa per la testa senza pensare a chi ti circonda. Ti butti, ti fidi solo del tuo istinto e non osservi"
"Osservare cosa?" Mi volto verso di lui che mi sta già guardando, i suoi occhi così limpidi mi inquietano. Se lo discesi sembrerei presuntuosa o manica, così lo osservo e basta esattamente come lui fa con me. Oro contro celeste, i colori del paradiso eppure qualcosa in me dice che insieme sarebbe solo l'inferno.
"Perché sei qui?"
"Sono in punizione"
"Non ti piacciono le regole" dico in tono ironico e lui alza gli occhi al cielo
"Nemmeno a te" fa notare dato che questa è una punizione anche per me
"Non mi piace l'ingiustizia in un mondo ingiusto è diverso" lascio cadere la testa all'indietro osservando i rami degli alberi intrecciarsi sopra di noi.
"Che significa?"
"Che ai giusti hanno tutti qualcosa da chiedere in cambio"
"Ti senti una giusta" sorrido scuotendo la testa. Mia madre lo era, lottava per ciò che era giusto anche se questo andava contro i suoi interessi, il mondo non la meritava, non una donna buona come lei, è giusto che sia tornata in cielo dove sicuramente brilla più che qua.
"No ma mi piacerebbe. Tu invece da che parte stai?"
"Dalla mia" dice ovvio ed io rido tirandogli una spallata, così non vale e lui lo sa, lui mi ritira la spallata ed io lo fulmino. Vuole giocare? Mi alzo in piedi di scatto e lui è già in piedi come me
"È il momento che impari a difenderti davvero. Forza" mi provoca con lo sguardo ed un brivido di adrenalina mi da la carica giusta per iniziare. Ci metto tutta ne stessa, tento invano di colpirlo con pugni, calci i ginocchiate, lui ogni volta riesce a rigirare la situazione e a bloccarmi e la cosa mi innervosisce. Calcio sinistro lo rimanda a terra, pugno destro e lo blocca rigirando il braccio sbilanciandomi in avanti in modo da potermi afferrare e intrappolarmi con la schiena sul suo petto
"Troppo lenta riprova" mi lascia andare. Riprovo il più velocemente possibile, calcio destro, ginocchio destro, pugno sinistro, sto per provare a dargli una gomitata ma lui afferra il gomito tirandomi a se facendo scontrare i nostri bacini, perdo l'equilibrio ma lui mi tiene saldamente. Sento il cuore battere a mille ed il respiro corto, non so se per l'adrenalina e la stanchezza o per il fatto che sono ad un millimetro da Lewis.
"Ti ho presa di nuovo" sussurra quasi sulle mie labbra, le gambe sembrano gelatina in questo momento e la pancia si contorce in modo quasi doloroso. Mi ha presa, alzo lo sguardo su di lui, mi perdo in quella tempesta che nasconde dietro tanta indifferenza. Provo a tirargli una ginocchiata nelle parti intime ma lui mi blocca agilmente la gamba tirandosela poi sul bacino
"Prevedibile" bisbiglia di nuovo, afferra anche l'altra gamba che io allaccio istintivamente al suo bacino, sono costretta a tenermi con le braccia alle sue muscolose spalle. Prevedibile...è un appellativo che non mi piace per niente.
"Prevedibile?" Domando con un sopracciglio alzato
"Sei scontata so già cosa vuoi fare..." probbabilmte si aspetta che con i talloni gli tiri un calcio dietro le gambe facendolo cadere. Non sa che il mio corpo ha smesso di rispondere ai comandi della mente, senza riuscire a controllarlo gli afferro il viso poggiando le mie labbra sulle sue delicatamente. Mi spinge contro un albero baciandomi con ardente passione. Sento un fuoco esplodere in me, come se stessi bruciando ma allo stesso tempo non esista nulla di più piacevole al mondo. La sua bocca sa di tabacco e menta un'abinamento letale, mi sembra che le nostre labbra si completino a vicenda come create per stare insieme. Non so quanto tempo passi, quanti battiti ho perso nel frattempo o quante farfalle sono volate, so che quando ci stacchiamo non ho più fiato ed il cuore minaccia di uscire dal petto. Mi guarda come al suo solito con uno sguardo impenetrabile in cui però leggo un lampo di sorpresa. Mi lascia poggiare i piedi a terra ed io alzo la testa per guardarlo, scegliendo però le mie mani da dietro al suo collo.
"Dobbiamo tornare" parla in tono piatto, senza far trasparire nulla come se non fosse successo niente. Come se non mi avesse appena dato il primo bacio da farfalle nello stomaco. Che diavolo mi succede?

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