Una gita al cimitero

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Mi sveglio con un raggio di sole negli occhi, ancora intorpidita e troppo stanca per alzarmi mi rigiro nel piumone bianco pronta a riprendere sonno, quando nella mia mente passa il ricordo di Lewis che si addormenta abbracciato a me, allungo la mano al mio fianco non trovandolo mi alzo leggermente sui gomiti e difatti il posto accanto a me è vuoto, mi giro a pancia in su esaminando la stanza e lo trovo accanto alla finestra a fumare
"Buongiorno, ti ho portato la colazione" mi fa un cenno di capo verso il comodino e voltandomi torvo una limonata, un cornetto al cioccolato ed un cappuccino. Sorrido intenerita da questo lato dolce di Lewis mangio e bevo lentamente mentre lo osservo finire la sigaretta.
"Quelle cose ti ammazzeranno" Borbotto e lui alza le spalle indifferente
"Lo farà prima la vita quindi che importanza ha?" Scuoto la testa turbata dalle sue parole come se quel gesto potesse farle uscire dalla mia testa, lo sento ridere ma comunque non rivolgo lo sguardo verso di lui. Apro l'armadio prendendo un paio di jeans ed una maglietta a maniche lunghe bianca e stretta che mi lascia l'ombelico scoperto, giacca in pelle e stivaletti con un po' di tacco, mascara e lucida labbra e sono pronta. Mentre lui si è fatto prestare una maglietta da Cody. Afferro il cellulare ed i soldi prima di seguirlo giù di sotto. Il viaggio in auto dura più di quanto mi aspettassi e sinceramente muoio di freddo.
"Vuoi la mia felpa?" Indica la sua felpa nera ma io Scuoto la testa rannicchiando le gambe al petto. Stringo le labbra per non far tremare i denti ma prima ancora di rendermene conto Lewis mi ha lanciato la sua felpa
"Sei una testarda" borbotta appoggiandosi con il gomito al finestrino e guidando con una sola mano. Guardo la felpa e poi lui nella sua maglietta a mezze maniche, starà morendo di freddo solo per colpa mia, per far stare al caldo me, qui il testardo mi sembra lui. Sbuffo infilando la felpa e sopra la giacca di pelle. Finalmente si parcheggia in un grande spiazzo pieno di auto, purtroppo il paesaggio mi sembra familiare, quando noto un cancello in lontananza un brivido mi percorre la schiena: siamo al cimitero. Scendo dall'auto titubante seguendo Lewis almeno dieci passi indietro, ogni passo più vicino a quel cancello di ferro battuto e un peso in più sulle mie spalle, mi sento pesante e come svuotata da ogni pensiero ed emozione. Lewis si volta a guardarmi agitato, mi guarda di traverso prima di cingermi le spalle con un braccio.
"Lá dietro non ci attende la morte" mi bacia sulla tempia
"Io invece dico di sì" la morte non faceva per me, ne avevo vista tanta e troppa per la mia età. Non sapevo come affrontarla, cosa dire o come mi sarei dovuta comportare, perché mentre nella vita quotidiana puoi ignorare il dolore di fronte alla morte, ad una tomba non puoi più far finta di nulla. Varca il cancello mentre io mi paralizzo sul posto
"Non posso farlo" alzo lo sguardo su di lui sentendo gli occhi bruciare per le lacrime che minacciano di venir fuori. Il suo viso si intenerisce talmente tanto che provo pena per me stessa.
"Kyra Ho bisogno di te ora da solo non ce la faccio..." allunga una mano
"Insieme siamo imbattibili" lo dice con tale intensità e convinzione che riesce a convincermi, io e lui mano nella mano possiamo affrontare tutto. Gli stringo la mano seguendolo verso un strada a me sconosciuta. Nessuno, e dico nessuno, era mai riuscito a farmi entrare in un cimitero, soprattutto non il cimitero di Washington ma realmente la presenza di Lewis sembra infondermi forza e questo mi faceva sentire più vulnerabile che mai. Ci fermiamo davanti ad una tomba bianca, con un mazzo di rose rosse nuovo dentro ad un vaso, la piccola foto ritrae una bellissima donna, dai capelli biondi chiari e gli occhi azzurri, incredibilmente simile a Stefan ma con il sorriso appena accennato ma comunque stupendo di Lewis. Suppongo che quelle rose le abbia portate Stefan. Stringo la mano a Lewis che sembra sia sul punto di cadere a terra, mentre contro le mie aspettative un dolce sorriso gli increspa le labbra.
"Ciao mamma, scusa se non sono venuto prima" si inginocchia davanti alla tomaba ed io faccio lo stesso non sciogliendo per  secondo le mie braccia dal suo bacino.
"Mi sei mancata, anche se credevi che ti odiassi mi sei mancata tanto, più dell'aria" potrei giurare di sentire il suo dolore come mio, forte e imponente, so cosa significa perdere una madre ma lui oltre a questo è rimasto solo al mondo. Una lacrima veloce mi riga il viso e non mi spreco neanche a tentare di asciugarla, non ho bisogno di nascondermi con Lewis.
"Ti ho portato una persona speciale oggi, è grazie a lei se sono qui" mi rivolge un sguardo carico di emozioni, non ne avevo viste mai così tant'è sul suo volto, sembra perso, non riusciva a gestire le sue emozioni e lo capivo perché le emozioni sono un casino tremendo.
"Sono certo che l'avresti adorata. Avvolte è sgarbata e presuntuosa ma la maggior parte delle volte è sempre pronta a sorreggerti quando dovrebbero sorreggere lei, si vergogna di soffrire proprio come te nasconde le sue lacrime. Sa ridere di tutto, è testarda ma questo la porterà a realizzare i suoi sogni. Ah mamma lei come te dipinge benissimo" mio dio, la madre di Lewis dipingeva, era un'artista come me? Sono certa che anche il l'avrei adorata, se ha cresciuto un ragazzo come Lewis per tredici anni, se gli ha insegnato l'educazione e il controllo che dimostra in mia presenza probabilmente era una donna straordinaria.
"Mamma sai ho capito, tu non volevi abbandonarci, nostro padre ti ha portata via da noi ma lo so mamma che non é colpa tua, per questo io ti voglio ancora bene sempre" mi sento scogliere il cuore e stringo con tutta la forza che ho Lewis che nasconde il viso nell'incavallo del mio collo stringendomi a sua volta, lui ha sofferto, era arrivato ad odiare sua madre e nessun bambino dovrebbe arrivare a tento. Era piccolo e fragile quando ha dovuto affrontare il mondo ed ora mi sembra di stringere a me quel bambino dagli occhi spaventati ancora troppo piccolo per trovarsi faccia a faccia con il male. Potrei giurare di sentire le sue le sue lacrime bagnate sul mio collo ma un attimo dopo lui si scansa evitando il mio sguardo mentre si alza. Torna a guardarmi facendo spuntare un meraviglioso sorriso.
"Andiamo io ho detto ciò che dovevo dire e so che mia madre mi ha perdonato lei lo fa sempre" mi guardo intorno cercando di fare mente locale, verso i ricordi lontani di una piccola bambina che si rifiutava di entrare nel cimitero, che urlava e piangeva così forte da far disperare chiunque intorno a lei, ero la disperazione fatta a persona e ricordo poco e niente di quel giorno ma sicuramente mi giungeva nitida la voce di mio zio.
"Kyra superato l'arco delle rose sali le scale delle principesse e nella chiesa dell'angelo lì si nasconde la tua famiglia. Quindi se vuoi restare fuori resta fuori"
Mi guardo intorno alla ricerca di un arco e quando ne trovò uno con rampicanti e rami che lo percorrono interamente lo supero, ritrovandomi su un lungo viale alla fine della quale si trova una scalinata. Sento la presenza di Lewis dietro di me e questo mi rassicura, mi afferra la mano quando io lentamente mi avvicino alla scalinata, con passo titubante ed incerto salgo le scale, poggiandolo quasi con l'intero peso a Lewis. Ogni parte di me grida di fermarsi tutto mi dice che non sono ancora pronta, ma una piccola, piccolissima parte di me continua a sussurrarmi che ora, con Lewis posso farcele e non devo più temere quel mostro che mi ha portato via la mia famiglia. Quando arrivo in cima sono costretta a riprendere il fiato che avevo trattenuto lungo tutta la strada, mi trovo davanti una chiesetta in solite gotico grigia, le vetrate colorate con mosaici meravigliosi, in cima una croce Argento e sulla porta inciso il nome della mia famiglia Williams... prendo un profondo respiro e con gli occhi chiusi spingo il portone che si apre, rivelando due file di panche ed infondo una croce con sotto un tavolo con candele, ampolle e fiori. Incontrollata una lacrima mi riga la guancia
"Non devi farlo se non sei pronta" mi sussurra Lewis, l'unica cosa che riesco a fare è scuotere la testa mentre ricordi che credevo dimenticati tornano violenti

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