Parte senza titolo 30

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"Mel" mi sento chiamare mentre percorro i corridoi della Ucla. Sono appena uscita dall'aula di psicologia, e abbiamo trattato uno dei miei argomenti preferiti: psicologia infantile. Il professor Barley ci ha fatto una vero e proprio monologo su ciò che tratterremo quest'anno. E come se non bastasse dovrò scegliere un argomento a presentarlo il prossimo mese. Inoltre durante l'anno, un gruppo di ragazze verranno scelte come stagiste in un percorso con degli esperti. E non voglio perdere quest'opportunità.

Ma adesso ho dei problemi da risolvere, e la voce di chi mi ha appena chiamata è uno di questi.

"Mel fermati" prende il mio braccio fermandomi di colpo.

Mi volto e lo guardo.

"Ciao Nathan" lo saluto ormai sconfitta sul mio tentativo di evitarlo. Devo ancora riprendermi dalla scorsa sera. Dopo aver parlato con Nathan mi sono sentita destabilizzata, vuota. Troppi ricordi mi erano passati per la testa, e non volevo ricordare...la nostra infanzia, la nostra crescita, il nostro cercarci quando avevamo bisogno, il suo senso di protezione, il mio primo bacio.

"Perché non ti sei fermata quando ti ho chiamata?" chiede con gli occhi tristi.

Cosa pretende adesso? Che tutto ritorni com'era un tempo? Fare finta di niente ed essere di nuovo gli amici che eravamo prima? No, niente può tornare come prima, e niente potrà cambiare. Tre anni prima aveva preso la decisione di andarsene senza dire una parola, senza salutare. Non ha perso solo lui una persona cara.anch'io ho perso la persona più importante della mia vita. Eppure sono rimasta, non sono scappata. Ho cercato di andare avanti, anche se con pochi risultati. Ho cercato di reagire, di dimenticare quella notte. E non posso dire di esserci riuscita, ma forse insieme ce l'avremmo fatta. Condividevamo lo stesso dolore, io per la morte di mio fratello, e lui del suo migliore amico. Non può adesso spuntare all'improvviso e far finta che non sia successo nulla.

"Ho da fare" dico cercando di allontanarmi ma con scarsi risultati, perché prontamente lui tiene stretta la mia mano.

"Perché mi eviti?" chiede quasi con rabbia.

So che alcuni studenti ci stanno guardando, e vorrei gridare loro di farsi gli affari loro, che non c'è nulla da vedere. Ma non voglio crearmi dei problemi, più di quanto già io non stia facendo.

"Non ti evito.ho solo da fare. E poi ho una lezione importante adesso, e non posso fare tardi"

Lascia la mia mano guardandomi speranzoso. I suoi occhi vorrebbero parlarmi, chiarire questi anni di assenza. Ma non sono ancora pronta, non me la sento di fare un tuffo nel passato. Da quando sono arrivata qua, sto provando a respirare di nuovo, e lui non può sconvolgere così la mia vita.

"Mi prometti che parleremo?" ed ecco la domanda che mi aspettavo

Annuisco senza emettere un fiato e mi allontano di fretta.

Mentre percorro a passo svelto i corridoi, senza rendermene conto vado a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.

"Scusa...."

"Mel, dove vai così di fretta?" Thomas è fermo davanti a me con un sorriso invidiabile

"Scusami Thomas.stavo raggiungendo l'aula di filosofia"

"Vuoi che ti accompagno?" mi chiede gentilmente, e accetto volentieri.

Ci incamminiamo verso l'altra parte del campus, e attraversiamo il giardino

"Allora...come ti trovi qui?"

"Bene...mi sto ambientando" Thomas è veramente un bravo ragazzo, anzi devo dire la verità, lo sono tutti.o quasi

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