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Mi blocco davanti al portone di casa e guardo uscire i due ragazzi da quella che dovrebbe essere casa mia. Che cavolo ci fa lui qui? Non sono nemmeno passate quattro ore dal nostro ultimo incontro che me lo ritrovo davanti casa mia.

"Ciao Melody,già mattiniera?" scherza il suo amico Thomas sorridendomi.

Non appena lui alza lo sguardo su di me, vedo subito il suo volto cambiare, e noto i suoi occhi scrutarmi dalla testa ai piedi.

"Dovevo sbollire i nervi" avanzo verso la porta di casa e sono sicura di avere ancora i suoi occhi puntati addosso. Sembra cupo, arrabbiato, non lo so e non voglio saperlo.

"Abbiamo chiesto a Evelyn di venire a fare colazione con noi, naturalmente sei dei nostri" continua gentile. Thomas sembra diverso dal suo amico. E sempre molto gentile e fino ad ora si è sempre rivolto con il sorriso, al contrario di lui.

"Probabilmente avrà altro da fare" sento la sua voce ferma e decisa, e quando mi rendo conto che quella frase era diretta a me, segno che non vuole avermi tra i piedi, mi volto a guardarlo, e sono sicura di starlo a uccidere con lo sguardo.

"Probabilmente...." dico soltanto lasciandolo nel dubbio, e con un mezzo sorriso acido, apro la porta di casa. "Grazie dell'invito" entro, chiudendo forte la porta.

Non lo sopporto, non lo reggo. Ma chi si crede di essere? E comunque ero già d'accordo con Evelyn che avremmo fatto colazione insieme.

Mi dirigo verso la mia stanza, quando vengo travolta da un'amica euforica e sorridente, e non capisco il perché di questo entusiasmo.

"Melody...sei tornata?" mi abbraccia come se non mi vedesse da tempo e rimango impassibile. E' già stato sufficiente il gesto di qualche ora prima. Non sono brava ad esternare i miei sentimenti, o meglio, mi sono talmente chiusa dentro la mia bolla che non riesco a rapportarmi con le persone come facevo un tempo.

Evelyn è stata una scoperta per me. All'inizio non badavo molto a come sarebbe stata la mia coinquilina o, chi fosse. Per me contava solo raggiungere la California e immergermi nello studio. E tutt'ora la penso in questa maniera. Ma devo comunque ammettere di essere contenta nell'aver trovato una persona come lei. Mi mette di buon'umore, e inoltre stare in sua compagnia mi distrae dai miei pensieri tormentati.

"Liam e Thomas sono appena andati via. Ci hanno chiesto di andare a fare colazione tutti insieme" dal tono della sua voce, deduco ne sia entusiasta.e così dovrò dire addio alla mia colazione in santa pace.

"Si...lo so. Ho avuto il piacere di incontrarli qui fuori" dico acida entrando nella mia camera. Ho bisogno di farmi subito una doccia per togliere la puzza di sudore addosso.

"Non sembri esserne contenta" e so che probabilmente ci sarà rimasta male.

Sospiro e la guardo"scusami Evelyn, solo che non me lo aspettavo" e prendo il mio accappatoio per dirigermi verso il bagno.

"Se vuoi gli dico che non andiamo" dice in fretta, e dietro quella frase ha paura di un mio rifiuto.

"Non vedo perché dovresti."

"Ma...hai fatto la faccia di una che"

"Evelyn...finisco di fare la doccia e andiamo" le schiaccio l'occhio e mi chiudo in bagno. Giurerei di aver sentito un silenzioso urlo di felicità. Sorrido al pensiero della mia amica, ma dentro di me non ho per niente voglia di andare a quella maledetta colazione, che già so mi farà veleno.

Mi spoglio ed entro subito nel box doccia rinfrescandomi e beandomi dei miei profumi. Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulle piastrelle. Non posso continuare a piangermi addosso, ma non posso nemmeno eliminare il dolore che sento. In questo momento non me la sento di ricominciare, di aprirmi di nuovo. E'ancora troppo presto. So che sono passati tre anni da quella maledetta sera, ma so anche che il dolore non ha un tempo. Non c'è nessun telecomando a poterlo controllare...il tempo scorre portandosi un pezzo della nostra vita, un pezzo che non potrà più tornare. Probabilmente sbaglio a chiudermi in questa maniera, ma è l'unica maniera in cui mi sento protetta dai miei pensieri.

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