Capitolo 3

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«dove mi state portando?» continuo a domandare mentre vengo letteralmente trascinata nella foresta.
I più grandi del gruppo continuano a non rispondermi mentre un bambino di all'incirca 10 anni mi intima preoccupato di fare silenzio.
Faccio come dice poiché non voglio creare altri problemi e come un burattino faccio ciò che vogliono.
Non ho la ben che minima idea di dove mi trovi e cosa più preoccupante non so nemmeno se la mia famiglia stia bene o no.
La loro mancanza si fa sentire sempre di più ma tengo duro e non mi faccio scoraggiare.
Dopo interminabili minuti arriviamo ad un'accampamento, attorno al focolare vi si trovano diverse e grandi tende dove possono abitarvi 2 o 3 persone.

«questa sarà casa tua da oggi in poi» afferma con un sorriso beffardo Felix mentre io, non curante, mi guardo intorno incuriosita.
Non sarà per sempre la mia casa, troverò un modo per andarmene, mi aspetta il mio lieto fine del resto.

Alcuni ragazzi escono dalle loro tende e noto che non c'è nemmeno una femmina e ciò mi inquieta un pò.
Anche adesso sento vari bisbigli di stupore come "oddio è una ragazza!" ma lascio perdere.

Mi allontano sotto il loro sguardo e mi avvicino ad un albero per poi sedermi appoggiandomi ad esso. Guardo tutto ciò intorno a me e penso a come la mia vita sia cambiata rapidamente, meno di 24 h fa mi trovavo a ridere con la mia famiglia e adesso qui, in un posto sperduto nel nulla, nella cosiddetta "isola che non c'è". Non mi lamento, ho deciso io di venire per salvare Will e Baelfire.

Due bambini dai 6 ai 10 anni si avvicinano a me e noto che hanno gli occhi lucidi e le loro labbra tremano leggermente. Si tengono per mano e sono felici che ci sia almeno qualcuno di buon cuore.

«cos'è successo?» domando leggermente allarmata prendendoli per mano e facendoli sedere al mio fianco.

«tu sarai la nostra nuova mamma?» domanda il più piccolo asciugandosi con la piccola manina una lacrima fuggitiva.
Sorrido per rassicurarli e gli aggiusto dietro l'orecchio i capelli ricci che gli coprivano il viso, come ero solita a fare con Will.

«la mamma è una sola» affermo sorridendo ricordando la gentilezza di mia madre e da grande vorrei essere proprio come lei. «ma ci proverò» aggiungo notando i loro visi sconsolati che subito vengono sostituiti da un enorme sorriso e si lanciano su di me per abbracciarmi.
Mi scappa una leggera risata alla loro reazione ma non ci fanno caso.

Dopo qualche secondo si sciolgono e si siedono con le gambe incrociate davanti a me.

«raccontatemi di voi» inizio a parlare curiosa di sapere «quanti anni avete?» domando per primo.

«io 6» esclama il più piccolo per poi indicare il numero con le dita.
Passo poi lo sguardo sul più grande aspettando una risposta.

«io non lo so, mi trovo su quest'isola da secoli ormai» esclama facendomi rabbrividire.
Secoli? Mi viene un tonfo al cuore nel ricollegare il tutto. Quest'isola è fatta interamente di magia, i bambini non crescono e vivranno per sempre nella malinconia e tristezza che questo posto provoca, lontani dalle loro famiglie.

«chi è il capo?» domando alterandomi leggermente. Vorrei conoscere colui che ha strappato questi bambini dalla loro felicità.
I bambini impauriti scuotono la testa e serrano le labbra, capisco che non me lo vogliono dire così di botto mi alzo e mi avvicino a gli altri ragazzi.

«chi è il capo?» ridomando alzando la voce sempre di più. I più piccoli impauriti corrono nelle loro tende mentre i più grandi cacciano una risata beffarda.

«voglio conoscere il capo» esclamo serrando la mascella, non sopporto il fatto che loro si prendano gioco di me in questo modo.
Sono una persona buona e difendo sempre il giusto senza importarmene delle conseguenze.

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora