capitolo 29

4.5K 217 59
                                    

«fa male?» domando tamponando la stoffa sulle ferite per ripulirle dal sangue.
«cosa? essere quasi morto o parlare con te?» risponde Felix con un mezzo sorriso tra lo sfacciato e il dolorante.
«come sei simpatico!» ribatto mostrando un sorriso palesemente finto.
Decido di non pensare più alle sue battutine e continuo a disinfettare le ferite e spalmarci delle erbe curative.
Peter non ha voluto dirmi nient'altro riguardante l'accaduto e non ho insistito per non peggiorare la situazione. È visibilmente turbato e non apre bocca ormai da ore.
Per fortuna le ferite di Felix non sono gravi ma rimarranno delle cicatrici abbastanza visibili, se lo sperduto non ci avesse avvisato in tempo, probabilmente sarebbe morto dissanguato.
Scaccio in fretta questo brutto pensiero dalla mia testa e continuo a medicarlo, nonostante le nostre continue litigate non voglio che gli accada nulla.

Subito dopo aver concluso il mio compito, il mio sguardo cade su Peter, seduto ad un paio di metri di distanza che fissa pensieroso il vuoto. Ha le braccia incrociate tra loro e la fronte corrugata, il suo viso adesso è turbato, e il suo solito sorriso sfacciato adesso è sostituito da una linea dritta.
Mi alzo da vicino a Felix e mi dirigo lentamente vicino al ragazzo che in un modo o nell'altro mi invade sempre la mente.

«hey...» sussurro con voce flebile a Peter, che come se avesse avvertito una scossa si gira dalla mia parte a guardarmi.
Deglutisco imbarazzata e non capisco nemmeno perché mi sia avvicinata e tantomeno quale sia il mio scopo. L'ho semplicemente visto turbato e ho sentito la necessità di stargli vicina.
«hey» risponde con tono calmo mentre mi mostra un mezzo sorriso, che subito contagia anche me.
«andiamo» esclama alzandosi e dirigendosi verso la foresta. Mi ci vuole qualche secondo prima di tornare con i piedi per terra e lo seguo in silenzio.

***

Abbiamo camminato per un quarto d'ora prima di arrivare al suo accampamento e dirigendoci dietro la casetta dove si trova un enorme lago.
Rimango incantata dalla bellezza di questo paesaggio e nonostante non sia la prima volta che vengo al suo accampamento, non sono mai andata dietro la casetta che mi oscurava la vista.
«facciamo un bagno» esclama d'un tratto Peter cogliendomi di sorpresa e prima che io possa dire o fare qualcosa già si sta spogliando fino a rimanere in intimo per poi immergersi nella grande distesa d'acqua.
Ammetto di essere rimasta imbambolata a guardarlo ma senza aspettare ancora, seguo i suoi stessi movimenti, e dopo essermi tolta i vestiti mi immergo nell'acqua, tanto limpida quanto fredda, ma presto il calore viene emanato dalla vicinanza con Peter.
Con un sorriso sfacciato mi afferra la mano e mi tira verso di sé fino a far scontrare i nostri petti, le sue mani subito si posano sui miei fianchi mentre un sorriso spontaneo appare sul mio viso.
Rimaniamo per qualche secondo a guardarci, io con lo sguardo perso nel suo e lui nel mio.

«splendi come il sole e non te ne rendi conto» non c'è malizia nelle sue parole, solo un tono  dolce con quella sua solita punta di sfacciataggine.
«ma a te piace la luna» sussurro con tono malinconico dopo qualche secondo, ma senza staccarmi da lui.
Corruga la fronte non riuscendo inizialmente a capire ma poi il suo sguardo ritorna come prima.
Lui è nato dalle tenebre, la luna è il suo simbolo, perché dovrebbe amare il sole?
«non mettermi mai in una posizione in cui devo farti vedere quanto io possa essere senza cuore» da questa sua risposta ho capito che la mia frase gli abbia dato fastidio, ma comunque non molla la sua presa dai miei fianchi, ma anzi, si avvicina ancora di più finché i nostri petti non aderiscano tra loro.
Le sue mani scendono prepotentemente in basso, fino ad accarezzare il mio fondoschiena per poi afferrare le mie gambe affinché io circondi il suo bacino e così faccio.
«ci metti un secondo per farmi incazzare» la sua voce roca provoca milioni di brividi sul mio corpo e istintivamente stringo le mie gambe attorno al sua bacino, così che le nostre intimità, coperte da un lieve tessuto, si tocchino.
Sento le sue mani accarezzare il mio corpo per poi salire fino a toccare il mio seno, ansimo ad ogni suo tocco e sento il mio respiro farsi sempre più pesante mentre porta la sua mano sul mio viso, spostando poi i capelli dal mio collo. Lentamente avvicina la sua bocca tra l'incavo del mio collo e soffia su un punto prima di posarci un bacio su di esso.
«credo che sia chiaro ciò che mi piace e ciò che voglio» sussurra duro iniziando a baciare lo stesso punto sul collo, per poi iniziare a mordere e succhiare.
Istintivamente porto la mia mano dietro la sua testa e stringo tra le mani i suoi capelli, mentre l'altra mia mano accarezza saldamento la sua spalla passando per il collo fino ad arrivare al suo viso.
Ma come una scossa, allontana il suo viso dal mio collo e spaesato si guarda intorno per poi posare lo sguardo sul mio e guardarmi con una leggera tristezza.

«ho fatto qualcosa di sbagliato?» domando nervosa con ancora il respiro affannato.
«no» risponde ma noto il suo tono incerto e senza pensarci mi mordo il labbro inferiore, il suo sguardo cade sulle mie labbra e solo ora mi rendo conto che nonostante i numerosi baci, lui non mi abbia mai baciato sulla bocca.
Ammetto che ciò mi mette a disagio, subito mille paranoie invadono la mia mente sul perché non l'abbia fatto, ma non posso negare che muoio dalla voglia di assaporarle.
«in realtà si» esclama ad un certo punto interrompendo i miei pensieri.
Abbasso lo sguardo imbarazzata e lentamente sposto le gambe, che prima avevo intrecciato attorno al suo bacino, poggiando i piedi sulla sabbia. Vorrei allontanarmi, nuotare verso la riva e andarmene all'accampamento ma è come se invece dei piedi avessi il cemento e non riesco a muovermi.
«Cazzo Mad! non mi fai nemmeno finire di parlare che ti allontani» sbotta in modo arrogante e noto subito le vene del suo solo ingrossarsi per la rabbia.
«cosa dovrei fare? farmi deridere da te?» domando alternandomi a mia volta e nel mio tono non c'è rabbia, ma semplice tristezza.
«perché dovrei deriderti?» domanda corrugando perplesso le sopracciglia, ma non ottenendo una mia risposta sbuffa stanco e apre bocca.
«tu sai che l'isola è collegata a me, giusto?» domanda e annuisco «non capisco perché non sono riuscito ad avvertire i pirati, quando hanno attaccato Felix» continua e subito capisco dove vuole andare a finire.
«In quel momento ero distratto da te, ma non era mai successo prima e non posso far si che succeda ancora» le sue parole sono come un pugno al petto, cerco di non incrociare il suo sguardo e stringo forte gli occhi cercando di mantenere la calma.
«mi stai dicendo di starti alla larga?» domando con voce tremolante. Quando sono con lui tutte le mie certezze crollano e la mia sensibilità aumenta.
«non lo so» risponde portando due dita sotto il mio mento per sollevarlo affinché i nostri sguardi si incrocino.
«ma so che non mi basta solo la tua presenza per distrarmi» sussurra avvicinandosi sempre di più a me «sei sempre tra i miei pensieri»
Le sue parole mi provocano milioni di brividi e le mie emozioni lottano tra di loro.
Sono consapevole del fatto che da qui a pochi giorni sarei dovuta scappare dall'isola con Baelfire, e che questo è un buon motivo per interrompere tutto ma non voglio, voglio godermi il momento, voglio assaporare questi ultimi momenti con lui.
«io non vado da nessuna parte» nonostante sappia che ciò che ho detto non sia vero, mi è sembrata la cosa più giusta e in realtà è ciò che gli avrei detto se ci fossimo trovati in situazioni diverse, se lui non fosse il re dell'isola ed io una sperduta.

***

Sto tagliando la frutta per la colazione e non riesco a togliermi questo stupido sorriso da ebete sul viso. Ieri dopo il bagno al lago ho passato tutta la notte con Peter, ci siamo allenati per un ora se non di più e ci siamo stesi sul suo letto a raccontare del più e del meno; stamattina, al mio risveglio, lui non c'era, ammetto di esserci rimasta un po' male ma sono anche consapevole del fatto che lui abbia dei lavori da svolgere.
Prendo la frutta dividendola in ogni ciotola per poi distribuirla ai bimbi sperduti. Noto Peter Pan chiacchierare con Felix a qualche metro di distanza e sono tentata dal raggiungerlo ma quando noto Baelfire sedersi accanto a me decido di rimanere ferma dove sono.
«Buongiorno» lo saluto sorridente e cerca di ricambiare con un sorriso ma gli esce una smorfia, e solo adesso noto le occhiaie circondargli gli occhi.
«Bae tutto bene?» domando preoccupata afferrandogli d'istinto la mano ed intrecciandola con la mia.
«dicono che tre sia il numero perfetto» afferma ad un certo punto e corrugo la fronte non riuscendo a capire.
«mi piace il tre» aggiunge qualche secondo dopo «a te?»
Capisco il collegamento che ha fatto, lo capisco dal suo sguardo che ha parlato in codice per non farsi sentire dagli altri, capisco che mancano solo tre giorni alla nostra fuga e dovrei essere felice, ma c'è questo peso costante sul mio petto che non me lo permette. Quindi no, il tre non mi piace, in questo momento lo odio da morire.

«si, mi piace» mento ed il mio sguardo cade su Peter e noto che già mi stava guardando pensieroso.
So che questo peso è causato dal lasciare lui, ma è la cosa giusta da fare. L'isola è pericolosa e noi dobbiamo crescere, ritornare dalla nostra famiglia e avere un lieto fine. Un lieto fine che Peter non sarà mai capace di regalarmi.

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora