Capitolo 19

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Mi sto dirigendo verso l'albero di Trilly. Non sono riuscita a chiudere occhio per tutta la notte, ero così immersa nei miei pensieri, così curiosa di sapere.
Volevo raggiungerla stamattina ma ho cercato di ignorare questa mia sete di curiosità ma non riesco, vorrei parlare con lei prima di iniziare l'allenamento con Peter Pan fra un'ora circa.
«Trilly!» la chiamo cercando di non alzare troppo il tono di voce e busso alla piccola entrata dell'albero.
Mi guardo intorno per controllare se qualcuno mi abbia vista e punto di nuovo lo sguardo sull'albero, dove poco dopo sbuca Trilly.
«Hey che piacere! Vieni accomodati» mi invita ad entrata e senza farmelo ripetere accetto.
«scusami per il disturbo, ma ho così tante domande da farti che non riesco a resistere» affermo leggermente imbarazzata, la curiosità è uno tra i miei più grandi difetti, non riesco a tenermela per me o far finta di nulla.
«tranquilla, chiedimi tutto ciò che vuoi»
Trilly è una ragazza fantastica, trasparente, che ha sofferto molto e sta cercando di riavere la sua libertà e in questo modo anche la sua felicità, noi siamo la sua opportunità e lei è la nostra.
«riguarda Peter Pan» le informo deglutendo al suo nome. È evidente come lui abbia lasciato un segno in Trilly, anche solo sentendo il suo nome si incupisce.
«è sempre stato così?»
«certo che no...lui era una ragazzo splendido, non starò a raccontarti della nascita dell'isola e di tutto ciò, impiegherei troppo tempo. Ma posso assicurarti che in origine Peter Pan era un ragazzo di cui ti potevi fidare ciecamente, tutti gli sperduti lo ammiravano, e sai perché? Perché Peter Pan li aveva salvati da terribili situazioni, c'è chi proveniva da famiglie violente, chi fatti schiavi e chi maltrattati»
Il suo discorso ha abbastanza senso fino ad adesso, Peter Pan potrebbe avere anche poteri magici ma se ogni sperduto si fosse ribellato, lui non avrebbe potuto fare molto.
«con il passare degli anni, il potere gli diede alla testa, iniziò ad avere atteggiamenti più scontrosi e autoritari nei confronti degli altri, cercai di bloccarlo e decise di esiliarmi. Ogni tanto veniva a parlarmi, ma quegli episodi furono sempre più rari con il passare dei secoli.
Un tempo gli sperduti lo seguivano perché era il loro eroe, adesso perché hanno paura di lui, ma non possono dimenticare che lui salvò le loro vite»
Non rimasi tanto sbalordita dalle sue parole, mi aspettavo qualcosa sotto, nessuno può nascere tanto crudele, sono gli episodi della vita che ci trasformano ma volevo sapere qualcosa in più su di lui.
«ultimamente è mai venuto a trovarti?» domando giocherellando con i fili della maglietta.
«poche volte, solo perché ci siamo incrociati fuori dall'albero ma ogni volta che cerco di parlargli si limita a qualche battutina sfacciata e se ne va» spiega e ciò non mi aiuta per niente.
«va bene» sussurro sconfitta più a me stessa che a lei. Mi alzo per andarmene, decidendo di non fare altre domande, forse è meglio che ogni cosa abbia il suo tempo, velocizzare le cose non porta sempre a qualcosa di positivo.
«Madelaine aspetta» mi blocca prima che io possa fare un altro passo.
«stai lontana da lui, è il diavolo» la sua voce trema così come le sue mani. Preferisco non ribattere e annuisco semplicemente.
Ha ragione, è una persona crudele ma credo in lui, so che ha ancora quel briciolo di umanità. Deve solo trovare qualcuno che la tiri fuori.

***

«raccogli la spada» ordina di nuovo Peter Pan. Come ogni volta ci stiamo allenando e non so quante volte mi è caduta l'arma.
Non so perché ma mi sento più debole del solito, non riesco a tenere in mano la spada per più di 5 minuti e di sicuro lui non mi è d'aiuto poiché non mi da tregua.
«ti prego Peter» lo supplico accasciandomi a terra «non ce la faccio»
«alzati e raccogli la spada» esclama duro ignorando ciò che ho detto ma non mi muovo di un millimetro.
Noto presto che si sta per alterare infatti non ci vuole molto prima di urlarmi contro.
«se un giorno ti troveresti a combattere, stanne certa che il nemico non sarà per nulla clemente e non esiterà a colpirti» ammetto che le sue parole mi provocano una strana sensazione al petto, non riesco ad immaginarmi in una battaglia, non fa per me.
«quindi alzati prima che io ti uccida»
«io sono stanca! Stanca di dover affrontare tutto ciò quando basterebbe pochissimo per superarlo, mi basterebbe che tu ci riportassi a casa!» utilizzo un tono di voce più alto del solito mentre lui mi guarda impassibile.
«riporta a casa me e Baelfire, ti prego» ho gli occhi pieni di lacrime mentre lo supplico di lasciarci andare. Nel profondo del cuore so che non lo farà mai eppure c'è un qualcosa nel suo sguardo, una piccola scintilla che mi dice che c'è ancora speranza a cui potermi aggrappare.
«questa è casa vostra, fatevene una ragione»
«non mi sento felice» rispondo e sento alcune lacrime salate scendere lungo la mia guancia. Non sopporto piangere davanti agli altri, non mi piace mostrarmi debole ma non sopporto questa situazione.
È vero, abbiamo Trilly con noi ma chi ci dice che il piano funzionerà? Mi sento così debole da farmi schifo, così lontana dalla mia famiglia e non sono riuscita nemmeno a portare al sicuro Bae. Mi sento così impotente, e odio questo pessimismo che l'isola sta facendo crescere sempre di più dentro di me. Ho sempre cercato di pensare positivo ma adesso è come se avessi un macigno enorme sul petto.
«Dai alzati» questa volta la sua voce è più lieve rispetto a prima, ma non riesco a fermare le lacrime.
«mi dispiace» borbotto asciugandomi le lacrime con il palmo della mano «non sono così, non so cosa mi sia preso»
Non so cosa mi abbia spinto a giustificare le mie lacrime, so solo che ho bisogno di qualcuno che mi faccia sentire protetta e che mi sussurri che tutto questo presto finirà.
Al contrario di ciò che mi aspetto, Peter Pan si si inginocchia davanti a me e mi afferra la mano.
«a volte non ti accorgi nemmeno che qualcosa è cambiato. Credi di essere sempre tu e che la tua vita sia sempre la stessa. Invece un giorno ti svegli, ti guardi intorno e non riconosci niente» non so se a provocarmi i brividi lungo la schiena sono le sue parole o la sua vicinanza.
Riesco a sentire il suo respiro sul collo e non ho il coraggio di alzare lo sguardo su di lui.
«ma io non voglio cambiare» la mia voce è sottile a causa del pianto.
«la vita ti obbligherà a farlo, o riuscirai a spezzare le catene o imparerai ad amarle» esclama e si avvicina ancora di più a me, mi avvolge le spalle con il suo braccio e la mia testa sul suo petto. Alzo lo sguardo su di lui e noto che a dividerci sono solo pochi millimetri.
«tu cosa hai fatto?» domando fissando prima le sue labbra e poi i suoi occhi.
«ho iniziato ad amare le mie catene» credevo che Peter fosse un codardo ma adesso ho capito che è uno tra le persone più coraggiose al mondo, pochi riescono a diventare forti facendo leva sulle proprie difficoltà, vorrei sapere quale sia la sua.
Distolgo lo sguardo dal suo e appoggio di nuovo la mia testa al suo petto, ammirando il paesaggio di fronte a me, mentre la sua mano mi accarezza dolcemente.
Dicono che quando il diavolo ti accarezza, l'anima vuole. Ed io non so cos'accadrà dopo, probabilmente ci urleremo di nuovo contro, ma non ho intenzione di spostarmi da questa posizione. Mi trovo tra le braccia del mio carnefice eppure mi sento così protetta in questo momento.
Non provo stanchezza, ma sento con tutto il mio essere, come se un grosso peso mi stesse cadendo dall'anima.
E con voce flebile sussurra parole che a malapena percepisco ma che mi provocano un vuoto all'altezza dello stomaco.
«sono maledetto, non mi aprire il cuore poiché te lo infetto»




Spazio autrice
Beh che dire di questo capitolo...ancora una volta abbiamo visto una piccola parte umana di Peter Pan, e detto sinceramente amo scrivere scene del genere.
Btw SIAMO ARRIVATI A MILLE LETTURE 💘 davvero non so proprio come ringraziarvi! Sono così feliceeee

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora