Capitolo 17

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«l'allenamento è finito» mi comunica Peter Pan e raccolgo la spada, per poi passargliela, ignorando i dolori che sento ad ogni minimo movimento.
Non faccio più domande riguardanti l'allenamento, sapendo che la risposta sarà sempre la stessa, ovvero: "sei debole e dovrai essere pronta ad una futura battaglia".

«stasera salterà l'allenamento» mi informa con un tono più duro e spento del solito.
Sospiro sollevata e annuisco.
Decido di non fargli domande per paura che si possa arrabbiare.
L'allenamento è stato come sempre, non mancava il suo sorriso sfacciato eppure i suoi modi di fare e le sue parole mi sembravano così spente, tanto da farmi salire un senso di angoscia. Avrei tanto voluto sapere cosa gli passasse per la testa, ma facendo ciò avrei mandato all'aria il piano, di nuovo.
Non è da me ignorare il male di qualcuno, che sia una persona buona o cattiva eppure l'ho fatto, e non so descrivere come mi sento.

«io vado a preparare la colazione» gli comunico con tono calmo mentre mi allontano sempre di più da lui senza aspettare una sua risposta.
Che il piano abbia inizio.

Mi sono allontanata di poco dalla foresta e sto facendo il giro in largo, cercando Wendy o una qualsiasi cosa per scappare da questa isola.
Come da piano, ho un cesto pieno di frutta così nel caso io venga scoperta potrò utilizzare questa come scusa.
Cammino a passo svelto poiché tra un ora se non di meno, dovrà essere pronta la colazione dei bimbi sperduti.
Non so sinceramente così io mi aspetto di trovare e sono alquanto sicura che mi ci vorrà tempo per scappare, ma sono pronta ad affrontare tutto, lo devo per Michael e soprattutto per Baelfire.

«Maddy!» riesco subito a riconoscere la voce di Bae e mi giro verso la sua direzione, notando che sta correndo verso di me.
«non trovo più John!» esclama leggermente nervoso e spalanco gli occhi alla sua affermazione.
«C-cosa?» balbetto guardandolo preoccupata.
«io non lo so! Stavamo camminando insieme e all'improvviso non l'ho più visto» cerca di spiegare ma non riesce a formula una frase completa a causa dell'agitazione.
«okay Bae! Mantieni la calma, sai quanto può essere imprevedibile John, si sarà allontanato di sua spontanea volontà» cerco di farlo ragione e per fortuna noto che ci sto riuscendo.
«adesso separiamoci e continuiamo con il piano, se John non tornerà prima di pranzo, lo andremo a cercare» comunico cercando di mantenere la calma e spero davvero che non gli sia successo nulla.
«okay...Stai attenta Mad, non mi piace ciò che Peter Pan ti sta facendo» afferma leggermente irritato notando i lividi e le ferite sul mio corpo.
Gli sorrido per rassicurarlo e annuisco, per poi fargli un cenno con il capo e allontanarmi da lui.

***

Come già mi aspettavo, stamattina non abbiamo trovato nulla che ci possa aiutare e inoltre John non si è fatto vivo.
Sto iniziando a preoccuparmi e vorrei tanto andare a cercarlo ma Peter Pan mi ha bloccata nell'accampamento per alcuni lavoretti.
È notte e ho appena finito di preparare la cena ai bimbi sperduti, ora, come da routine sto riempiendo i loro piatti per poi passarglieli.
Ho cucinato del pesce, pescato da Felix e altri ragazzi, e della frutta raccolta da me oggi.

«com'è?» domando proprio a Felix notandolo ad assaggiare il pesce.
«mmh» mugola pensieroso «è meno disgustoso del solito» risponde non riuscendo a fare un complimento.
«quindi ti piace?» domando con un sorriso furbo e inarcando un sopracciglio.
«non ho detto questo» ribatte imbronciandosi ma senza smettere di mangiare.
«ma l'hai pensato» rispondo facendogli l'occhiolino e Felix mi guarda trattenendo un sorriso.

«Madelaine» tuona Peter Pan dietro di me e subito mi volto a guardarlo.
Deglutisco nel notare i suoi lineamenti duri e la sua mascella contratta, mentre i suoi occhi sono ancora scuri e vuoti come stamattina.
«i bimbi sperduti vogliono che tu legga una favola per loro» mi informa con il solito tono duro e sospiro nel sentire queste parole, per un momento ho creduto davvero che avesse scoperto qualcosa.
Annuisco e mi avvicino al gruppo di bambini e mi siedo a terra incrociando le gambe, mentre tutti loro si siedono di fronte a me.
Devono essere una decina di bambina, di aspetto vanno dai 4 ai 10 anni, ma chi sa da quanti anni sono imprigionati in questo luogo.

«cosa volete che vi racconti?» domando sfoggiando il sorriso più ampio, ma allo stesso tempo più falso che ho.
«la mia mamma mi raccontava sempre "la bella addormentata nel bosco"» esclama un bambino entusiasta più che mai.
«la mia "Pinocchio"» risponde un altro bambino e mi viene da sorridere nel vedere tanta innocenza.

«vi hanno mai raccontato "la bella e la bestia"?» domando guardandoli uno per uno e tutti loro scuotono la testa.
Sono felice di raccontare proprio questa favola, è una tra le mie preferite.
«c'era una volta, in un luogo molto lontano, un giovane principe, molto egoista, che venne trasformato da una fata, in un orribile bestia...» inizio a raccontare e sorrido nel notare che pian piano si avvicinano incuriositi altri sperduti. Ma colui che attira di più la mia attenzione è Peter Pan, seduto a qualche metro più avanti che mentre suono il suo solito flauto, che non emette un suono, il suo sguardo è puntato su di me e ammetto che ciò mi mette in soggezione.
Punto di nuovo lo sguardo sui bimbi e continuo a raccontare.

«e fu così che il bacio del vero amore trasformò la bestia in un bellissimo principe e  tutti vissero felici e contenti» finisco di raccontare la storia.
«mi piace tanto questa storia, raccontala di nuovo!» esclama un bambino e ci fu subito un susseguirsi di "si, ti prego".
Mi scappa una leggera risata ma vengo presto messa a tacere dall'entrata di Peter Pan.
«è tardi, andate a dormire» risponde al mio posto e posso subito notare il viso triste e amareggiato dei bambini, ma nessuno osa contraddire e si alzano dai rispettivi posti e ognuno va nella sua tenda, sia i bambini che i più grandi.
Io invece devo rimanere per pulire e togliere ciò che loro hanno mangiato.
Continuo a sentire lo sguardo di Peter Pan su di me per tutto il tempo ma non ho il coraggio di dire o fare nulla.
Il suo sguardo mi mette in soggezione, mi risulta complicato ogni minimo è innocuo movimento.

«credi davvero che l'amore possa cambiare qualcuno?» domanda all'improvviso e mi volto verso di lui, sorpresa dalla sua domanda.
«certo, sono convinta che l'amore cambi le persone in meglio» rispondo decisa.
Come riposta, Peter annuisce pensieroso e si sta per voltare di spalle quando, d'un tratto, si gira dalla mia parte.
«tu sei mai stata innamorata?» mi domanda davvero sincero e in questa notte mi sembra più umano del solito, sono rare le volte in cui abbiamo una conversazione normale eppure ogni sua frase mi rimane impressa nel profondo. Ammetto che in quei momenti di umanità penso persino che potrei innamorarmi di lui, ma poi tutto il male che ha fatto mi fa cambiare idea e ripudiarlo per ciò.
«non me ne hai dato occasione» rispondo amareggiata e mi volto continuando a fare ciò che stavo facendo.

Qualche secondo dopo sento il rumore dei suoi passi che mi fanno capire che se ne sta andando e rilascio il fiato che stavo inconsciamente mantenendo, probabilmente per paura che potesse farmi qualcosa.
Rimango sola nell'accampamento a pulire, o almeno così credevo, finché non ho sentito altri rumori, come se fossero dei passi ed il fruscio degli alberi.
Mi guardo intorno leggermente spaventata finché non noto un'ombra accovacciata ai piedi dell'albero, il buio non mi permette di vederla e così cerco di avanzare un po' finché non riconosco il colore scuro dei capelli e la corporatura un po' esile.
«John o mio dio! Sei tu!» ho il batticuore mentre a passo svelto mi avvicino a lui che mugola.
«che ti è successo?» domando raggiungendolo.
«sto bene tranquilla, ma devi seguirmi»
«hai trovato qualcosa?» domando curiosa.
«qualcuno» specifica e sul suo viso si fa spazio un lieve sorriso per poi porgermi la mano che prontamente afferro.

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora