45. seconda stella a destra

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«Come ti senti?» chiede Peter.

E sarà per stanchezza o semplice frustrazione, che non riesco a decifrare le emozioni che trapelano dal suo tono di voce.
Sarà dispiaciuto? o semplicemente stanco e affranto?

Mi lascio andare ad una lieve risata amara e rilasso la schiena contro il tronco della quercia.
«Adesso è inutile chiedermi come sto, Peter.» lo ammonisco, riacquisendo finalmente sicurezza. «Me lo avresti dovuto chiedere 1 secolo fa, quando tutto andava bene. So che adesso dovrei avere i sensi di colpa per aver ucciso Killian, era mio amico e non mi aveva fatto nulla, ma proprio non riesco ad essere dispiaciuta!» ma la sicurezza si trasforma subito in tristezza, e sento un enorme magone bloccarsi in mezzo alla gola. «Peter, sono un mostro? Perché non mi dispiace aver ucciso delle persone? Io non ero così.» e non mi rendo nemmeno conto che una lacrima traditrice scivola lungo la mia guancia.

Debole, debole, debole.

«Non sei un mostro, Mad» mi sussurra, sedendosi al mio fianco. «Sei incredibilmente forte.» aggiunge, accarezzandomi la guancia, con le nocche delle dita per asciugarmi la lacrima.

Ribatto. «Uccidere non significa essere forti.»

«No, ma avere sempre la testa alta, nonostante tutto ciò che hai dovuto passare, lo è.»

E le sue parole sembrano sincere, tanto che mi esce spontaneo sorridere. Ma subito dopo, quel sorriso che avevo, svanisce ricordando che è sempre stato Peter la causa e la soluzione dei miei problemi.
In pochi secondi, rivivo tutto quello che abbiamo passato, dalla prima volta che lo vidi sull'isola, a tutte le sue bugie, fino ad adesso.
Io e lui, uno di fronte all'altro.
Il marrone dei miei occhi si scontra violentemente con il suo verde, e mi sembra di star per annegare. Ma nonostante un secolo, i sentimenti non sono cambiati, il suo sguardo mi mette ancora in soggezione, il suo tocco mi manda ancora milioni di brividi e gli affiderei ciecamente la mia vita, nonostante tutte le volte in cui mi ha ferita.
È un amore, malato, sporco e sadico. Ci facciamo del male a vicenda eppure non sappiamo dirci addio. Voglio essere più forte di così, voglio dirgli definitivamente addio e farmi una vita nuova senza di lui. E credevo di esserci riuscita, ma ogni giorno mi affacciavo con la speranza che lui mi rivenisse a prendere, e l'ha fatto. Allora, perché sento questo dolore opprimente al petto?

La risposta la so benissimo.
Perché amarlo fa male. Perché mi fa male sapere che nonostante tutto il suo male, io voglio comunque stare al suo fianco.
Non è un amore sano, ma si sa, non decidiamo noi di chi innamorarci. E non possiamo nemmeno smettere, da un momento all'altro.

«Puoi spiegarmi, il perché non cresco?» domando, cercando di utilizzare un tono piatto. «Prima risolviamo il problema, prima me ne andrò.»

I suoi occhi verdi, si sgranano leggermente, probabilmente non si aspettava che introducessi così presto l'argomento ed in un momento del genere.

Occhi incatenati tra loro.
La fronte di Peter, leggermente, contro la mia.
La sua calda e grande mano, scivola lungo il mio viso, accarezzandomi la guancia, per poi sfiorare, tremante, le mie labbra con le sue lunghe dita. L'altra mano, invece, si va ad intrufolare nei miei capelli, in un incastro perfetto. Sembra tutto perfetto.
Ma in fondo cos'é la perfezione, se non un qualcosa di estremamente imperfetto?

«Potresti restare.» propone, con un lieve sorriso sul viso.

Tum Tum.

È davvero il mio cuore che sta battendo così forte? O si sta solo spezzando?

«Peter.» sussurro il suo nome, come un gesto disperato e supplichevole. Come se da quel mio tono tremante, mi stessi aggrappando a lui e lo stessi pregando di non farmi questo, di non dirmi questo. «Ti prego, non chiedermelo.»

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora