Capitolo 34

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Le stelle hanno osservato la mia malinconia ed il mio dolore stanotte, hanno udito i miei pensieri, e come sempre non parleranno, non lo diranno a nessuno; questo è il patto che le stelle hanno con i malinconici.
Sono passate esattamente 3 ore dal l'avvenimento che ha frantumato il mio cuore in mille pezzi. Dopo che Peter ha capito di dovermi lasciare sola, siamo rimasti solo io e Baelfire, ho seppellito da sola il suo corpo vicino al lago, nell'esatto punto in cui il suo corpo è caduto e la sua anima è volata via.
Tra le lacrime del mio viso ho scavato per tanto tempo, fino a sentire i miei muscoli indolenziti.
Mi sono asciugata le lacrime e con delicatezza ho portato il corpo al suo interno e dopo avergli dato un ultimo saluto, l'ho seppellito, ricoprendolo con il terreno e ci ho posato un semplice fiore blu, nonché il suo preferito.
Adesso, sotto ad un cielo stellato, sono seduta vicino alla tomba che ho creato, e da ore fisso vuota il lago a qualche centimetro di distanza da me. E anche se sono passate tre ore, sento di far scorrere il tempo ma senza usarlo veramente, sto guardando la vita andare avanti mentre sono seduta in fondo, come una spettatrice, in un angolo oscuro e non credo di volerne uscire.
Rivolgo un ultimo sguardo nel punto in cui ho seppellito il mio amico e sorrido malinconica sperando che da qualche parte lui mi possa vedere.
«io adesso devo andare, ma non è un addio» sussurro accarezzando il terreno come se fossi più vicina a lui «ci rivedremo presto».
Sicura di me, mi alzo da terra e mi dirigo verso il luogo proibito dell'isola. Ogni passo è pesante per me, come se avessi legato del cemento ai piedi e mi trascino sperando che tutto questo non sia altro che un incubo.
Ed ogni passo che faccio sembra di allontanarmi da Baelfire, di abbandonarlo e sono consapevole di essere un po' melodrammatica in questo momento, ma è così che mi sento.

***

«ehi ragazzina...» sento chiamarmi e mi volto verso la voce «non puoi stare qua»
«sono qui per un affare» esclamo con tono serio e autoritario, mentre con la schiena dritta mi avvicino all'uomo basso con un cappello di lana e baffi bianchi.
«vuoi parlare con il capitano?» domanda corrugando le sopracciglia e annuisco sicura.
Con un sorriso sghembo mi invita a seguirlo, oltrepassiamo un piccolo ponte che ci porta dritto all'interno della nave. Sento subito lo sguardo viscido degli altri pirati su di me, accompagnato da commenti poco carini, ma che fingo di non sentire continuando a seguire l'uomo di fronte a me, che arrivato davanti ad una porta mi fa cenno di entrare.
Senza bussare o altro, sorpasso l'ingresso in modo prepotente, ritrovandomi in un piccolo studio composto per lo più da oro e subito il mio sguardo cade su una poltrona di spalle, che gira mostrandomi il ragazzo che stavo cercando.
«ti sei persa bambolina?» domanda con un sorriso sghembo mentre si alza per avvicinarsi a me fino a lasciare solo qualche millimetro di distanza. Devo alzare lo sguardo per guardarlo meglio negli occhi, a causa dell'altezza e con il suo uncino mi accarezza delicatamente il viso, con il solo scopo di incutermi timore. Ma non mento quando dico che non sento niente più, solo un grande vuoto.
«ho un affare da proporti» dico in tono presuntuoso sollevando un angolo della bocca.
«sono tutt'orecchie» risponde il pirata e osservo attentamente la sua espressione cambiare quando pronuncio ciò.
«ti aiuterò ad uccidere Peter Pan» stringo i denti non facendo trapelare nessuna emozione che non sia sete di vendetta.
Ride alla mia proposta beccandosi un occhiata annoiata da parte mia.
«ci sto provando da secoli e secoli senza mai riuscirci» spiega scuotendo la testa divertito «come potresti riuscirci tu? e perché mai dovrei fidarmi?».
Non mi va di raccontargli la mia storia, della mia ingenuità e dell'amico che ho perso poche ore fa a causa sua.
«sono mesi che mi alleno con lui, conosco ogni sua singola mossa» sussurro tra i denti sostenendo il suo sguardo «e che ti costa fidarti di me? l'hai detto stesso tu...non sei mai riuscito ad ucciderlo».
Osservo attentamente il suo volto, capelli neri come l'oscurità ed occhi marroni contornati da una lieve matita che glieli fa risaltare.
«mi piaci» sussurra soddisfatto scrutandomi con attenzione mentre con la mano sana mi afferra saldamente il fianco per avvicinarmi a lui, fino ad aderire i nostri corpi.
«milady sei a bordo» afferma sorridente per poi presentarsi in modo fin troppo teatrale «lascia che mi presenti» si china leggermente afferrandomi la mano «io sono Capitan Uncino, ma tu puoi chiamarmi Killian Jones»

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora