capitolo 26

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Ancora una volta mi ritrovo a vagare sull'isola, non so precisamente cosa stia cercando per scoprire ciò che sia accaduto realmente a Wendy ma sto semplicemente seguendo il mio sesto senso.
E non mi abbatto nemmeno quando mi rendo conto di non sapere nemmeno in che luogo dell'isola mi trovo, non essendoci mai stata.
Mi guardo intorno incantata, è così bello qua...è caratterizzato da alti alberi e pieni di fiori colorati, mi da l'impressione di qualcosa di così puro e semplice da farmi rimanere con il fiato mozzato.
Lentamente faccio un giro su me stessa e sorrido continuando ad osservare il posto finché il mio sguardo non si posa su delle lunghe liane, come se coprissero qualcosa, cautamente mi avvicino e sto per spostarle quando una voce mi fa sobbalzare.

«credo che tu abbia sbagliato accampamento» esclama sfacciato Peter Pan alle mie spalle con il suo solito sorriso arrogante.
Mi viene da sorridere involontariamente nel vederlo ma subito mi ricordo di ciò che stavo per fargli e vengo sommersa da milioni di brividi.
«in realtà credo proprio di essermi persa» ammetto leggermente imbarazzata dondolandomi sui piedi.
Mi sorride divertito e rimaniamo per qualche secondo ad osservarci, nonostante qualche metro di distanza posso benissimo perdermi nei suoi occhi.
Mi è difficile ammetterlo ma questo ragazzo mi spaventa e attrae allo stesso tempo, e spero con tutto il cuore di non innamorarmi perché so che ne rimarrò con il cuore spezzato. E mi chiedo come potrei innamorarmi di un assassino ma allo stesso tempo mi chiedo anche di come potrei ignorare quei momenti "umani" che abbiamo vissuto, e tutto ciò mi spaventa da morire.

«ho notato che ti piace questo posto» dice sicuro di se mentre si avvicina sempre di più e per poi aggiungere «seguimi»
Con le gote leggermente rosse per essermi fatta beccare sul fatto lo seguo silenziosamente.
Con le mani spostiamo le lunghe liane e una volta oltrepassate ci troviamo dinanzi ad una piccola casetta fatta di legno.
«tu abiti qua?» domando sorridendo dolcemente, ma più che una domanda risulta un'affermazione.
«esatto» risponde fiero incrociando le braccia al petto per poi dirigersi al suo interno e invitandomi a fare lo stesso.
Rimango sbalordita da ciò, non pensavo che mi avrebbe mai inviata a casa sua.

Una volta entrata noto una piccola cucina, ovviamente priva di elettricità e contenente un tavolo con le sedie, semplici mensole e piccoli armadietti.
Ma non riesco ad osservare nient'altro che Peter mi afferra la mano e mi porta in camera sua.
Rabbrividisco al suo contatto e come ogni volta ignoro questa sensazione che mi attanaglia quando mi sta vicino.

La sua stanza è come le altre, semplici ma contenenti piccoli particolari che rappresentano Pan. Vi è un letto da una piazza e mezza, delle mensole con sopra alcuni suoi oggetti come il flauto e una collana che indossa di tanto in tanto.
Non mi rendo conto che mi sta ancora tenendo la mano quando delicatamente mi trascina verso il letto e ci sediamo sopra.
Non riesco a reggere il suo sguardo su di me e lotto contro me stessa per farmi forza e parlargli senza imbarazzo, alla fine punto lo sguardo ai miei piedi e mi torturo le mani.

«mi dispiace per stamattina» ammetto dopo qualche secondo di totale silenzio «non so cosa mi sia preso»
«lo so» risponde semplicemente per poi avvicinare la sua mano al mio viso per spostare una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Alzo leggermente l'angolo della bocca, formando un mezzo sorriso per poi voltare lo sguardo su di lui.
Il suo ciuffo castano cade ribellamente quasi a sfiorare i suoi occhi, di un nero così cupo da poterti perdere e non riuscire più a trovare una piccola luce, come un tunnel senza uscita, ma sono anche qui tipi di occhi in cui vedi l'infinito e sai che si nasconde una storia dolorosa dietro.
Il naso leggermente all'insù e le gote ricoperte lievemente da lentiggini, ed infine il mio sguardo cade sulle sue labbra e mi domando se volerne sapere il sapore sia peccato, mi chiedo se sia sbagliato desiderare un suo tocco o anche solo la sua presenza al mio fianco.
Riporto lo sguardo su di lui che mi guarda pensieroso per poi mostrarmi il suo solito sorriso sfacciato e senza proferire parola si stende sul letto, a pancia in su, e mi invita a fare lo stesso. Faccio come dice e sento un po' la tensione crescere in me, dovrei alzarmi e andare via lontano da lui ma non riesco, non voglio.

Stesi sul letto, inclina la testa verso di me e continua a guardarmi mentre delicatamente posa la mano sul mio fianco per poi farmi girare verso di lui ed iniziare ad accarezzarmi la pelle.
Al suo tocco rilasso i muscoli e mi beo di quel momento mentre continuo ad osservare ogni singolo dettaglio del suo viso.

«cosa ti turba?» domanda dopo qualche secondo posando la mano dietro la mia schiena per poi avvicinarmi di più a lui.
Ci penso qualche secondo prima di rispondere, forse per il fatto che non voglio rovinare il momento o semplicemente non saprei da dove iniziare.
«nulla...semplicemente dovrei parlare con Baelfire» rispondo con un tono leggermente stanco e noto che lui sorride nel sentire ciò, riportandomi alla mente che loro due erano molto amici, quasi inseparabili.
«eravate molto uniti immagino» sussurro sperando di non aver detto qualcosa di sbagliato ma per fortuna annuisce sereno.
«e potrete continuare ad esserlo se solo lo vorrai» aggiungo più sicura di me stessa.
«ho teso la mano a persone che appena potevano, hanno cercato di ferirmi» si confida con tono neutro, come se fosse una semplice storiella da raccontare e non lo toccasse minimamente.
«Baelfire è sempre stato sincero nei tuoi confronti, e se una persona ti ha ferito non significa che lo faranno anche gli altri» sbotto leggermente ma senza ottenere nessuna reazione da parte sua.
«La situazione è più complicata di quello che pensi» risponde semplicemente avvicinandosi sempre di più a me finché non aderisco completamente a lui.
«allora spiega» ribatto con il respiro leggermente mozzato a causa della troppa vicinanza.
«non ne ho voglia» sussurra a qualche centimetro da me per poi avvicinarsi fino a poggiare la testa tra l'incavo del mio collo.
Delicatamente strofina il naso lungo il collo per poi posare un casto e piccolo bacio su di esso. Chiudo gli occhi estasiata da ciò e rilascio un piccolo sospiro sperando che non smetta.
Continua con i suoi baci semi umidi e senza pensarci, porto la mia mano verso i suoi capelli per accarezzarli e stringerli delicatamente tra le mie dita. In risposta a ciò sento un sospiro profondo da parte sua e mi stringe ancora di più a se mentre continua a posarmi casti baci per poi salire sempre di più verso il mento fino all'angolo della bocca. Percepisco il tocco mancato sulle mie labbra e mi si stringe leggermente lo stomaco per ciò.
Allontana leggermente la testa a qualche centimetro dalla mia per poi rimanere ad osservarmi.
Sorrido nel notare che a causa mia ha i capelli leggermente spettinati, probabilmente anche io in questo momento non sarò nelle condizioni migliori, e già mi immagino le mie gote leggermente rosse per l'imbarazzo.

«Mad non ti illudere» dice ad un certo punto riportando la mia attenzione su di lui, percepisco il suo tono leggermente stanco e amareggiato nel dire ciò e ammetto che questa sua affermazione, detta all'improvviso mi abbia fatto sentire subito inadeguata e triste, ma infondo so che ha ragione.
«Non credere che, solo perché io mi comporto in questo modo, tu possa impicciarti nei miei affari. Non credere che mi comporterò sempre così» aggiunge con lo stesso tono di prima mentre mi tiene tra le sue braccia.
«lo so» rispondo sorridendo leggermente «e tu non credere che, solo perché tu ti comporti in questo modo, io smetta di impicciarmi nei tuoi affari»
«sono serio Mad, non illuderti che io potrò mai cambiare» sussurra a qualche centimetro dalle mie labbra e annuisco con un mezzo sorriso per tranquillizzarlo.
«lo so Peter, non mi aspetto nulla e non pretendo nemmeno che tu cambi da un giorno all'altro» aggiungo mordendomi l'interno guancia per non dire qualcosa che faccia notare la mia delusione.
«il nero ed il bianco insieme non fanno un bel colore» dice dopo qualche secondo e deglutisco rumorosamente nel sentire ciò, ci penso un po' prima di rispondere e alla fine mi rilassa.
«a me il grigio piace» ammetto scrollando le spalle e ottenendo un sorriso da parte sua.
«a me il bianco» ammette dopo qualche secondo passato ad osservarmi, ho la bocca semiaperta nel sentire ciò e mi mordo il labbro sorridendo «l'importante è che tu sappia che il nero non diventerà mai bianco»
Annuisco alle sue parole, anche se mi provocano un nodo all'altezza dello stomaco. Ma sorrido spensierata nel ricordare le sue ultime parole, a lui piace il bianco.


Spazio autrice

bene gente, spero che io sia stata chiara:
Peter= nero
Mad=bianco
Peter + Mad= grigio
Ammetto che è stato uno dei capitoli che ho amato di più scrivere.
beh non so che altro scrivere, fatemi sapere cosa ne pensate!

P.S. Se state passando un brutto periodo o semplicemente avete bisogno di parlare con qualcuno, prendetemi in considerazione. Qualunque cosa potete contare su di me, e so che è abbastanza complicata come cosa, poiché non mi conoscete, né tantomeno ho mai detto il mio vero nome. Ma vi basta sapere che la vera me è quella che scrive queste storie❤️

•𝑃𝑒𝑡𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑛 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑖𝑙𝑠•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora